Andrés Montero, lo scrittore cileno tra gli ospiti internazionali del FLiP 2024

Andrés Montero

Andrés Montero, lo scrittore e studioso cileno ha presentato il suo romanzo al pubblico del FLiP di Pomigliano d’Arco

Lo scrittore cileno Andrés Montero è stato uno degli ospiti internazionali dell’edizione del 2024 del FLiP– Festival della Letteratura indipendente di Pomigliano d’Arco (in provincia di Napoli), il quale si è svolto da giovedì 29 agosto a domenica 1 settembre nel Parco Pubblico Giovanni Paolo II a via Gandhi. 

Montero ha preso parte alla kermesse letteraria presentando il suo libro L’anno in cui abbiamo parlato con il mare il giorno sabato 30 agosto alle 18:30 con Antonio Esposito, uno degli editori di Giulio Perrone Editore, e la traduttrice e responsabile dell’ufficio stampa della Wojtek Alessia Cuofano. In origine era stata organizzata una co-presentazione assieme all’uruguaiano Felipe Polleri (autore del recente romanzo Grande studio su Baudelaire), il quale si è assentato in quanto ricoverato all’ospedale di Nola.

Presentazione del romanzo L’anno che parlammo con il mare di Andrés Montero

Dopo una lettura di una pagina di Grande studio su Baudelaire eseguita da Claudia Putzu (autrice di articoli per LatinoamericaPop) per omaggiare Polleri, la presentazione del romanzo ha avuto inizio.

In primis, Antonio Esposito ha presentato al pubblico l’identità dello scrittore e studioso sudamericano e ha affermato di volersi concentrare anche su altre opere oltre a L’anno che parlammo con il mare. Così egli ha citato Tony Nessuno, un romanzo che narra di un gruppo di artisti circensi che intrattengono il pubblico semplicemente proponendo uno spettacolo includente la lettura di alcune fiabe del Le miille e una notte

«Le mille e una notte […] è una di quelle opere in cui le storie […] hanno la funzione di salvare la vita. Nei suoi romanzi e nelle opere che Andrés in questi anni sta facendo e nel lavoro di ricerca di recupero dei racconti e delle tradizioni orali, questo elemento che c’è di salvezza nelle storie e nei racconti è un elemento forte.  […]  L’anno in cui parlammo con il mare è la storia del ricongiungimento di due fratelli: Julián […] e Jerónimo. I due fratelli non si vedevano da anni; ma, nel momento in cui si rincontrano, innescano una serie di meccanismi sull’isola che costringono l’intera popolazione a riraccontare le vicende familiari di questi due fratelli e recuperare la storia dell’intera isola e la memoria popolare che si riunisce tutta in un momento, nel momento in cui si raccontano la storia».

L’importanza dell’atto di raccontare secondo il parere del romanziere ispano-americano

In seguito, grazie alla traduzione di Alessia Cuofano, il pubblico presente nel parco pubblico di Pomigliano d’Arco ha avuto la possibilità di scoprire lo stretto rapporto fra i simboli e la vicenda all’interno del romanzo di Andrés Montero: 

«[…] la prima cosa che ho da dire sul racconto ha a che vedere con un fatto personale […]; perché, quando mio padre tornava dal lavoro, entrava nella camera dove dormivo con mio fratello, spegneva tutte le luci e ci raccontava delle storie.  […]  il racconto è diventato per me uno spazio sicuro. Adesso, quando scrivo, mi chiedo se lo scrivere per me è tornare a quello spazio sicuro della camera in cui mi trovavo con mio fratello e mio padre mi raccontava delle storie. Alla fine, potrei dire che il racconto è quello che ci differenzia dagli animali e quello che ci rende umani. Nel momento in cui abbiamo creato il primo racconto siamo diventati veramente umani, […], non solo il racconto in sé ma la pratica stessa di raccontare ci unisce, ed è per questo che (per me) è estremamente importante il mio lavoro non soltanto di scrittore quando scrivo racconti, ma anche quando cerco in giro per elaborarli e conoscerli. Credo che quello che differenzia il racconto contemporaneo dal racconto popolare, tradizionale e orale sia dove è il simbolo: il significato del racconto contemporaneo si trova nella pagina stessa del racconto contemporaneo, nascosto nella pagina stessa ([…] è un po’ quello che diceva Hemingway quando parlava dell’iceberg); al contrario, nel racconto orale-tradizionale e popolare la narrazione è completa, non c’è nulla da trovare e poi è il simbolo che nasconde il significato vero della storia, ed è per questo che i simboli che sono presenti nei miei racconti e nelle mie storie sono quelli che veicolano il significato di ciò che voglio dire».

Andrés Montero
Fonte foto: Salvatore Iaconis

Un romanzo debitore alla raccolta fiabesca Le mille e una notte e al pensiero critico di Italo Calvino e Walter Benjamin

L’anno in cui abbiamo parlato con il mare è un romanzo narratologico, un’opera letteraria che affronta il tema del raccontare una vicenda, ma anche un’opera debitrice del pensiero di Italo Calvino (il quale incontra Jerónimo all’interno del romanzo) e Walter Benjamin.

Il critico letterario tedesco riteneva che esistessero due tipi di narratori: i contadini, i quali continuavano a tramandare le storie della propria terra natia, ed i marinai, i quali preferivano raccontare storie provenienti da paesi stranieri. Secondo il parere del moderatore ciò si ripresenta in questo romanzo: Julián è il contadino mentre Jerónimo è il marinaio; eppure, i due non sanno che la storia letteraria sarebbe fatta sia di racconti di contadini che quelli di marinai. Il romanziere e studioso Andrés Montero ha offerto al pubblico il suo punto di vista in merito al problema postogli dal moderatore:

«Una delle domande che molto spesso ci si fa come scrittore è chiedersi se bisogna raccontare la propria terra, la propria famiglia e le proprie storie, oppure andare a cercare queste storie all’esterno e poi portarle al proprio popolo. Quindi, è stata anche una domanda che mi sono fatto io, tutto quel ragionare sull’idea del fuori e del dentro e di come questi due spazi si articolano ha fatto nascere i due personaggi protagonisti di questa storia […]. Julián è quello che tra i due resta e parla delle storie del proprio popolo, Jerónimo è quello che se ne va e [..] dopo torna e racconta tutte le storie che ha scoperto nei suoi viaggi in terre diverse».

Infine, il cileno Andrés Montero ha descritto lo stretto rapporto fra narrare una storia e vivere, uno dei tópoi più antichi delle letteratura che risalirebbe alle fiabe della raccolta araba Le mille e una notte:

«Credo che uno dei problemi della nostra società sia l’incapacità di incontrarci, di trovare dei punti di incontro. È per questo che sono così importanti dei momenti come quello che stiamo avendo qui, come quello del festival, questo è il caso di un festival di letteratura ma potrebbe essere un altro tipo di incontro […] perché l’incontrarsi è ciò che ha sempre fatto l’umano, perché nell’incontrarsi c’era anche a protezione dello stare insieme e dell’avere una società. Credo che il racconto sia […] totalmente sovrapponibile al concetto del fuoco e del falò, e le due cose si contrappongono perché costituiscono uno spazio di incontro necessario; però, perché esista una comunità, deve esserci anche un narratore. Una cosa molto peculiare mi è successo con questo libro, che in italiano è stato tradotto con La morte goccia a goccia. […] dopo averlo pubblicato, una persona è venuta da me e aveva letto un pezzo di questo libro ad un funerale […], perché non aveva più le parole e le aveva trovate in questo libro; quindi, quando mi è successo questa cosa, mi sono reso conto che la ragion per cui scriviamo è questa [….], che una comunità ha sempre bisogno di una narratore che racconti quella comunità. In questo senso anche il libro che presentiamo […] fa questo, perché […]  la comunità trova le parole ma le trova attraverso i due narratori […]. Infatti, questi due fratelli (nonostante non stessero in buoni rapporti), nel momento in cui si ritrovano lì, costituiscono un punto importante della comunità in quanto narratori. Non sto parlando solo della comunità dell’isola un po’ sconosciuta di questo libro ma di tutte le comunità di tutto il mondo».

Fonte immagine di copertina e foto dell’articolo: Salvatore Iaconis 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

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