C’è poesia e magia quando nel bel mezzo del colore e del folklore di un vicoletto della Pignasecca ti imbatti in uno spazio luminoso, dove il candore delle pareti dà risalto alle opere di artisti emergenti provenienti da tutta il mondo. È come se un pezzo di Napoli, quello più nascosto e vicino al cuore, si aprisse al mondo intero riaffermando con forza di farne intensamente e completamente parte. Questo posto è la Shazar Gallery, un gioiello di arte perfettamente incastonato tra i colori e i rumori di via Pasquale Scura che Giovedì 30 settembre ha inaugurato Class(h), la prima personale italiana dell’artista spagnolo Andrés Pachon.
Class(h) rappresenta, come ci spiega lo stesso artista, il secondo atto di un percorso sperimentale dedicato all’esplorazione dei meccanismi di funzionamento e rappresentazione dell’Intelligenza Artificiale. Quello che Andrés Pachon propone con Class(h) è un viaggio immaginifico dentro la scatola nera delle macchine utilizzate per il riconoscimento e la classificazione di immagini conservate nell’Archivio della Biblioteca Pubblica di New York, un percorso che mira a guardare il mondo attraverso gli occhi di una macchina nel tentativo di comprendere intimamente i processi che li guidano.
Class(h) è un vero e proprio percorso di conoscenza ed esplorazione in cui l’attenzione non è focalizzata semplicemente sull’input e output dei processi digitali bensì sui processi stessi, sulle relazioni che la macchina genera tra immagini e categorie e sui segni di cui essa si serve per riconoscere e classificare le immagini. Ma mentre nel primo atto (Máquina Abstracta, 2020) l’attenzione è concentrata proprio sui segni e i frammenti di immagine che la macchina utilizza per creare associazioni e identificare l’appartenenza a specifiche categorie, in Class(h) il focus si muove ancora più a fondo ad esplorare le modalità di “interiorizzazione” e comprensione delle immagini che sono proprie della macchina. Il passaggio avviene attraverso la collezione di frammenti generati dalla macchina sulla base dei segni che essa ha “imparato” a riconoscere all’interno di ciascuna categoria.
Frammenti botanici, etnografici e meccanici si ripetono in collage di immagini generate dalla macchina come prodotto del processo di riconoscimento e classificazione che essa ha compiuto partendo da immagini di archivio. Il risultato è un transfert che partendo dalle immagini generate dalla macchina ci spinge ad una sorta di identificazione intellettuale ed emozionale con l’intelligenza artificiale, restituendoci la sensazione di poterne comprendere i meccanismi logici più profondi come se tutto accadesse nella nostra testa e attraverso i nostri occhi.
Class(h) sarà in esposizione negli spazi della Shazar Gallery fino al 30 Novembre 2021 per regalare a tutti un momento di riflessione e immaginazione. In un luogo dove è di casa una concezione di arte che si apre al mondo esterno accogliendone tutte le forme di espressione, Class(h) rappresenta un’occasione di ispirazione e riflessione verso uno dei luoghi più oscuri ed enigmatici, quella scatola nera che custodisce processi logici ancora incompresi ma oggetto di grande interesse e curiosità.
Immagine: Shazar Gallery