Carmen Mola, il collettivo di scrittori e sceneggiatori, è stato ospite del Festival del Giallo di Napoli grazie all’Istituto Cervantes
Carmen Mola è il nome di un collettivo di scrittori e sceneggiatori spagnoli, autori della Tetralogia dell’investigatrice Elena Blanco (La novia gitana, La red púrpura, La nena e Las madres pubblicati tra il 2018 e il 2022) e del romanzo La Bestia (2021), costituito da Jorge Díaz Cortés, Agustín Martínez e Antonio Santos Mercero. Díaz e Mercero sono stati gli ospiti, invitati dall’Istituto Cervantes di Napoli, al Festival del Giallo in Villa Floridiana nella prima serata di venerdì 24 maggio.
La direttrice dell’Istituto Cervantes presenta il collettivo di scrittori iberici
In primis, la direttrice dell’Istituto Cervantes di Napoli Ana Navarro Ortega ha presentato il collettivo Carmen Mola al pubblico sottolineando di essere grata per la partecipazione al Festival del Giallo 2024 e di essere orgogliosa della sua missione di diffondere la cultura ispanica nel capoluogo campano, pur avendo uno staff molto esiguo.
Dopo l’introduzione del moderatore, che ha definito il gruppo di Carmen Mola «una versione spagnola della scrittrice napoletana Elena Ferrante», ovvero l’autrice dei romanzi best-seller L’amica geniale e La vita bugiarda degli adulti, Díaz ha illustrato cosa li abbia spinti a rivelare le proprie identità dopo la vittoria del Premio Planeta per il romanzo La Bestia, il tutto grazie alla mediazione linguistica fornita dalla traduttrice Flavia Bellonese:
«In realtà non è stata una decisione quella di rivelare la nostra identità. Quello che era partito come un gioco ci ha portato ad essere partecipi, attraverso il nostro pseudonimo, al Premio Planeta. Sapevamo chiaramente che se avessimo vinto questo premio dovevamo (in qualche modo) ritirarlo e così è stato. È come quando lanci una bottiglia in mare e vediamo poi se arriva a destinazione, […] abbiamo svelato la nostra identità perché abbiamo vinto questo premio e (in particolare) abbiamo rivelato uno dei segreti più custoditi della letteratura spagnola di quel tempo […]».
Carmen Mola è una “specie di gioco“, un divertissement che ha permesso ai tre autori di serie televisive di riscuotere un notevole successo in madrepatria:
«[…] poi siamo arrivati al Premio Planeta, […]. […] quando siamo arrivati a questo evento avevamo già scritto tre romanzi che erano stati tradotti in diverse lingue, siamo arrivati lì con uno pseudonimo. Non so se conoscete bene come funzioni il Premio Planeta in Spagna: è una rappresentazione importante che si svolge ogni anno il 15 ottobre, dove partecipano tantissime persone e si viene premiati dinanzi al re […]. Quando la giuria ha decretato il vincitore, ha aperto la busta in cui c’era scritto che aveva vinto Sergio Lopez (un nostro pseudonimo) e poi un’ulteriore busta in cui c’era il nostro nome e […] ha rivelato che Carmen Mola eravamo noi tre […]».
Le origini dello pseudonimo Carmen Mola spiegate da Mercero
Nella seconda parte dell’incontro i due autori iberici rivelano le origini della scelta di questo nome di penna per firmare le proprie opere letterarie:
«[…] la decisione è avvenuta in tre minuti, dinanzi ad una birra. Abbiamo cercato uno pseudonimo; perché, chiaramente, tre nomi per un unico libro dissuadeva il lettore. All’inizio abbiamo pensato ad un nome più anglosassone, come Archibald Pierce per esempio. Poi abbiamo iniziato con un nome spagnolo sia per uomini che per donne: «Álvaro?» «No!», «Herman?» «No!», «Natália?» «No!», «Lola?» «No!». Ad un certo punto, qualcuno ha detto «Carmen?» «Mola!». “Mola” in spagnolo significa “Mi piace”. Carmen Mola mi piace! […]. Mi sarebbe è piaciuto dare spiegazioni un po’ più complesse, per esempio, che fosse un omaggio alla mia trisavola o alla mia bisnonna».
Coma lavora il collettivo di scrittori e cosa lo accomuna al lavoro degli sceneggiatori televisivi?
Successivamente, Díaz e Mercero hanno svelato come si lavora per la stesura di un romanzo di Carmen Mola:
«In realtà, siamo tre amici che (effettivamente), oltre ad essere scrittori, si occupano di sceneggiature per la tv. Ci siamo incontrati durante una serie tv, che adesso si può vedere su Netflix, che si chiama La caza-Monteperdido. Dunque, a differenza dello scrittore che scrive da solo, gli sceneggiatori si riuniscono in gruppo; quindi, ci siamo riuniti e parlavamo se sia possibile applicare la stessa metodologia per le sceneggiature anche per il romanzo. All’inizio dicevamo «Si!», «No!», «Forse?» […] La settimana dopo, uno di noi ha detto «Perché allora ci siamo incontrati? Allora perché non proviamo a scrivere attraverso questa idea questo romanzo?». È da lì è nato La sposa gitana. Adesso abbiamo sette romanzi e quello che era (in realtà) una sorta di gioco, […], ci ha portato a scrivere tutti questi romanzi. All’inizio pensavamo che, dopo sei romanzi, qualcuno si sarebbe arrabbiato, avrebbe detto «No basta, me ne vado!». In realtà non è stato così. Quello che doveva essere un incontro occasione è diventato un grande successo che ci ha obbligato a scrivere. […] stiamo scrivendo il quinto romanzo della serie di Elena Blanco, che si chiama Il clan e verrà pubblicato in autunno (a settembre), abbiamo già consegnato tutto alla casa editrice e stiamo facendo le ultime correzioni; perciò, ognuno di noi sta scrivendo singolarmente il proprio romanzo perché non vogliamo abbandonare il nostro percorso».
La scelta di continuare a scrivere in autonomia, pur avendo conosciuto un notevole successo usando come “nome di penna” Carmen Mola, è figlia del desiderio di voler restare umili e di conoscere anche la natura del fallimento in ambito delle vendite editoriali.
Fonte immagine in evidenza e immagini articolo: Fotografia di Salvatore Iaconis