Domenica il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha ospitato il teatro disegnato di Gek Tessaro, che ha raccontato in modo molto originale la storia del più temerario dei folli, “Il cuore di Chisciotte”.
La cifra di questo artista è quella di unire diverse arti e portarle “ad altezza di bambino” per spalancare un mondo immaginifico fatto di sogni, valori e buoni sentimenti, tenendo sempre attento lo sguardo verso i più adulti, che pure possono assistere a questi spettacoli per tornare un po’ piccini e per alleggerire lo spirito.
“Il cuore di Chisciotte” di Gek Tessaro: un tenero uccellino che vuole solo spiccare il volo
Lo spettacolo racconta la storia di Chisciotte come una favola: un uomo che ha letto e ha riletto tanti libri fino ad averli tutti nella testa, mescolati, confusi, che gridano al coraggio, alla libertà, all’avventura, all’amore, alla difesa del mondo dai cattivi! Così un giorno Don Chisciotte della Mancia, vestito di ferro per proteggersi il cuore, cavalca per il mondo e nel suo lungo viaggio trova il senso della propria esistenza, vive tutti quei nobili sentimenti di cui aveva solo letto e porta strenuamente, anche a dispetto della logica, avanti la sua lotta contro il mondo.
Il racconto è fatto di parole, colori, animazioni e musica in una dimensione lirica in cui il piccolo spettatore viene proiettato. I sentimenti di Don Chisciotte e il procedere della storia si trasformano nella musica che scandisce i ritmi dei disegni, la musica si trasforma nelle parole di Tessaro che racconta la favola in rima, la favola si trasforma in immagini che l’artista realizza dal vivo e che vengono proiettate su un grande schermo illuminato nella stanza buia.
Mentre il buio avvolge la sala e Gek volge le spalle alla platea, i disegni vengono realizzati con diverse tecniche per dar vita alle scene poetiche e bizzarre: acrilico, collage, acquarello, inchiostri e sabbia. Al ritmo delle note compaiono i segni, i suoni gravi corrispondono a pennellate più dense, gli acuti ai graffi, finché il brano finisce e il buio inghiottisce tutto, si eleva solo la voce narrante in attesa del disegno successivo e del procedere della storia.
Talvolta la scena viene animata anche da ombre di sagome, personaggi cesellati nel metello o nel cartoncino, che prendono vita sullo sfondo disegnato. Come il momento dell’apparizione di Don Chisciotte che cavalca buffamente al tramonto seguito dalle esclamazioni di meraviglia dei bimbi in sala. Ma il teatro disegnato si fa apprezzare anche dai più adulti, adottando un linguaggio profondo e offrendo spunti di riflessioni. Così il folle eroe si spoglia delle costruzioni letterarie e mostra il suo cuore: un uccellino in gabbia desideroso di spiccare il volo, di seguire i propri sogni e di gettarsi nel mondo per vivere la vita anziché leggere millanta storie di cavalieri vigliaccamente seduto e sordo al mondo. Nel nero della stanza viene proiettato un intenso cielo blu e un ramoscello in fiore su cui le linee gialle del pennello tracciano e colorano la sagome di un uccellino, mentre nell’impeto della decisione coraggiosa, il nero cancella tutto, lasciando solo la figura di un uccello in volo verso il proprio destino.
Lo spettacolo di Gek Tessaro racconta, canta e disegna una favola, entra nel mondo dei bimbi e lo arricchisce di innocenza, poesia, arte e nobili valori. “Il cuore di Chisciotte” per quasi un’ora e mezza ha creato intorno agli spettatori una bolla di purezza e fantasia, ha alleggerito il cuore e rinforzato l’animo dalle brutture del mondo.