Il concetto di ecosostenibilità è un concetto senza tempo a cui tutti dobbiamo necessariamente fare attenzione. Proprio in tale prospettiva, ricordiamo una mostra, tenuta qualche anno fa ad Avellino, che si proponeva di guardare in tale direzione.
AXRT Contemporary Gallery inaugurava il 22 settembre del 2018 ad Avellino (via Mancini 19) la mostra ECO – Sostenibilità Visionaria, collettiva degli artisti irpini Davide Brioschi, Emiliano Stella, Gennaro Vallifuoco, Luigi Grassia e Teresa Sarno, in cui si rifletteva sul rapporto arte-uomo-natura, sul senso “ossidato” del presente e quello vivo di un passato primordiale, quasi nel segno di un “paradiso perduto”.
L’arte sostenibile ad Avellino
«L’obiettivo è quello di avvicinare il mondo dell’arte, in tutte le sue espressioni, a quanto può essere inteso “sostenibile”». Con queste parole Stefano Forgione, curatore della mostra, aveva spiegato l’intento dell’operazione, ovvero avvicinare il pubblico alle varie sensibilità artistiche e far sì che ciò possa generare una molteplicità di letture nell’animo di ognuno. Si intendeva quindi suscitare sensazioni intime al fine di sensibilizzare il pubblico verso il tema della sostenibilità, da intendersi nei più disparati aspetti, a partire dai messaggi espressi dai cinque artisti.
Sostenibilità visionaria: le immagini arcaiche della natura
La collettiva ECO – Sostenibilità Visionaria mostrava come siano disparati i modi di attuare un ritorno all’essenzialità sia pittorica sia umana, intercalando pubblico e artisti in una dimensione lontana da quella ormai caotica del quotidiano.
In particolare, Davide Brioschi, portava l’astante a intravedere nei meandri del suo subcosciente quell’antico rapporto che da sempre intercorre tra uomo e natura, e a far emergere quel connubio indissolubile tra individuo e ambiente. Attraverso il contrasto tra artificio e natura, Emiliano Stella realizzava paesaggi sospesi e surreali in cui convivono elementi opposti: nelle sue opere si denotava, infatti, l’accostamento del silenzio e del clangore, rappresentato dalla ruggine muta del metallo delle carcasse prodotte dalla massificazione e dal potere del consumismo; attraverso tale degrado è possibile constatare, nelle sue opere, i segni di un passato antico e di un antico presente. Luigi Grassia, poi, declinava la tematica della sostenibilità in una sorta di senso del “riciclo” in cui gli oggetti trapassati si trasformavano in vie potenziali da percorrere per un inizio ulteriore.
Nelle opere di Gennaro Vallifuoco si poteva poi intravedere un’architettura di stampo teatrale e più precisamente scenografica, che sorreggeva le sue opere, colorate e profumate di fiori; in particolare nella rappresentazione della Mater Matuta e della Mephite, Vallifuoco si richiamava agli archetipi del pensiero collettivo, raffigurando, così, il mito immutabile della maternità, della fertilità e della rinascita: « […] con le mie forme verdeggianti e floreali desidero ripensare il mondo alla luce di antiche forme della “memoria”, del “mito” e del suo valore immutabile, e dell’“ecologia” in continuo mutamento nel tempo della storia».
Teresa Sarno aveva, poi, mostrato la sua arte in fieri, nel momento preciso della sua ispirazione: ella, infatti, proprio durante il vernissage aveva realizzato, secondo le tecniche della street art, linee nere spesse e marcate – segno distintivo delle sue opere –, rievocando forme naturali o floreali.
La mostra ECO – Sostenibilità Visionaria, coi suoi cinque artisti, si faceva portavoce del valore e del rispetto della natura, della “mater” che tutti ha generato, consentendo a chi osservava le opere di fermarsi e riflettere su quello che è stato il senso profondo della natura delle cose.