La casa di Wendy di Gabriella Siciliano in mostra al Made in Cloister

La casa di Wendy

Il 13 settembre si è tenuta a Napoli, presso la Fondazione Made in Cloister, la conferenza stampa di presentazione della mostra d’arte “La casa di Wendy” di Gabriella Siciliano.
Gabriella Siciliano è un’artista nata nel 1990: questo fattore è molto influente nella sua opera. Nella conferenza, l’artista ha raccontato cosa significhi essere figlia degli anni Novanta, una generazione di promesse infrante; ha spiegato come l’infanzia vissuta da lei e dai suoi coetanei sia stata dolce e carica di belle speranze e promesse, le quali si sono pesantemente infrante con l’arrivo del nuovo millennio, fatto di incertezze, paure, guerre, crisi ambientali e rivoluzioni. Tutto ciò ha gettato sulla sua generazione un’ombra di malinconia, tristezza e ansia, che ha deciso di rappresentare attraverso “La casa di Wendy”.

Innanzitutto perché La casa di Wendy? A cosa è dovuta la scelta di questo nome?
Gabriella Siciliano ha raccontato di essersi ispirata alle due famose Wendy del cinema: quella di Peter Pan e quella di Shining. Due donne, “madri” anche se diverse, che nel corso delle loro storie si trovano ad affrontare un processo di crescita. Neanche la scelta di “dedicare” la mostra alla figura della donna si rivela casuale: ha infatti spiegato che la donna è forse la figura che ha sofferto di più i cambiamenti del passaggio dai ’90 ai 2000, poiché si è ritrovata investita di colpo da una libertà che mai aveva avuto prima nella storia, la quale si è rivelata difficile da gestire.

La casa di Wendy è stata inaugurata il 14 settembre presso lo spazio LAB.oratorio della Fondazione Made in Cloister. La galleria storica della sede si trasforma, per l’occasione, in uno spazio intimo e domestico. Luce soffusa e ambienti familiari introducono il visitatore all’incontro con la creatura mitologica che temporaneamente abita questo spazio sospeso nel tempo.

La mostra è composta da tre elementi. Sicuramente quello che ruba la scena è la scultura principale: un viscido mostro di colore blu notte, simile a un gigantesco verme sdraiato su di un letto bianco. Questa parte de La casa di Wendy rappresenta il senso di tristezza e di malinconia che avvolge i ragazzi della generazione dei Novanta. Il mostro è ben visibile invece che essere nascosto, malinconico più che aggressivo, spaventato più che spaventoso. L’opera ci ricorda come i veri mostri spesso non siano nascosti “sotto al letto” pronti a spaventarci, ma spesso si trovino nella nostra testa.

La casa di Wendy però non è solo la creatura. Nella stanza possiamo notare un tappeto bianco con su un puzzle incompleto e uno specchio con sopra una fotografia scattata davanti alla Tour Eiffel. La foto ritrae il mostro in un viaggio avvenuto tempo prima, potente metafora di un passato felice e spensierato. Il puzzle è invece una rappresentazione di un futuro che dava promesse di serenità e pace che però non si sono concretizzate, ma sono bensì rimaste aleatorie.

I colori scelti per La casa di Wendy non sono casuali. Nella mostra regna il contrasto tra il blu notte della creatura e il bianco del letto, delle mura, dello specchio e del tappeto: il colore dona allo spettatore la sensazione di trovarsi in uno spazio al di fuori del tempo, un luogo onirico, all’interno del quale si trova invece la creatura, scura e malinconica come la notte.

La casa di Wendy è una porta di accesso nella mente non solo di Gabriella Siciliano, ma in quella di ognuno di noi: uno spazio in cui nostalgia del passato, paura del presente e incertezza del futuro si fondono, esprimendo le paranoie e le ansie di ciascuno. È un modo per metterci di fronte i nostri “mostri”.

La casa di Wendy invita lo spettatore a compiere un viaggio fisico e metafisico per indagare tutte le paure e le angosce che hanno atterrito un’intera generazione, imprigionandone sogni e speranze. Rappresentare il mostro, osservarlo nel suo ambiente familiare e più intimo significa scandagliare tutte le paure di cui è portavoce, familiarizzarle per poterle metabolizzare ed affrontare. La malinconia di Wendy è lo specchio di tutte le nostre vulnerabilità, uno specchio attraverso il quale l’artista spera di poter afferrare una maggiore consapevolezza per raggiungere una migliore convivenza con il presente.

La mostra sarà visitabile fino a fine novembre 2024 presso la Fondazione Made in Cloister: un luogo magico strappato allo scorrere del tempo che con questa mostra si arricchisce di un’esperienza unica e suggestiva.

Fonte immagine: Fondazione Made in Cloister

Autori: Carmine De Rosa, Rossella Siano

A proposito di Rossella Siano

Napoletana di nascita e per vocazione. Appassionata di letteratura e scrittura nonostante la scelta di una professione molto poco poetica. Provo ad aggiungere poesia attraverso la condivisione di pensieri ed emozioni in queste pagine.

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