La presa di Cristo di Caravaggio è in mostra al Palazzo Ricca di Napoli

La presa di Cristo

La presa di Cristo di Caravaggio è in mostra al Palazzo Ricca a via dei Tribunali, dando vita al “Segmento Caravaggio” nel capoluogo campano

La presa di Cristo è un quadro realizzato da Michelangelo Merisi detto Caravaggio  nel 1602, durante il suo soggiorno partenopeo, ed è attualmente esposto presso il Palazzo Ricca a via dei Tribunali (nel cuore del centro storico di Napoli), dopo essere stato  al Palazzo Chigi di Ariccia e prima di giungere nei Musei Vaticani. Il soggetto dell’opera d’arte è il famoso episodio evangelico del “bacio di Giuda”: l’apostolo traditore bacia Gesù sulla guancia affinché dei soldati riconoscano il “presunto messia”, mentre Giovanni cerca di fuggire e la sua bocca si contorce emettendo un grido d’aiuto.

La presa di Cristo era parte della proprietà della famiglia Mattei, per poi passare nel patrimonio di una facoltosa famiglia del Regno di Napoli, la famiglia Ruffo. Soltanto nel 2003, il Ministero della cultura decise di acquistare il dipinto caravaggesco e di affidarlo alla restauratrice Carla Mariani.

Il dipinto La presa di Cristo arriva al Palazzo Ricca a Napoli. Secondo il parere di don Gianni Citro abbiamo la nascita di un “Segmento Caravaggio” nei poli culturali del centro storico partenopeo

Il Presidente della Fondazione Banco di Napoli Orazio Abbamonte e il Presidente del polo archivistico Il CartaStorie Marcello D’Aponte hanno preso parte alla conferenza stampa di venerdì 1° marzo assieme a Francesco Petrucci e don Gianni Citro. Dopo la presentazione di Abbamonte, il quale si è occupato del legame tra l’artista lombardo e la città campana,  don Gianni Citro ha preso la parola e ha illustrato gli sforzi tra le associazioni per l’esposizione del dipinto:

«[…] io sono innanzitutto un sacerdote e parroco di uno splendido paese che si chiama Marina di Camerota, […], e a Marina di Camerona siede la fondazione Meeting del Mare C.R.E.A.- Cultura, religioni e arte, e vi dico, […], che l’emozione è altissima […]. Mai avrei immaginato di essere artefice di un evento di così grande prestigio. Questo è stato possibile grazie ad un fattore della vita umana che si chiama amicizia, che si chiama affetto, che si chiama stima e mi tiene legato ad una persona che considero il mio padrino di battesimo per la passione dell’arte, che è Mario Bigetti […].»

L’uomo di Chiesa ha ringraziato i suoi amici e colleghi della Fondazione Banco di Napoli, soprattutto per aver accolto la sua idea di voler esporre l’opera La presa di Cristo in un luogo che non svolga la funzione di museo o di pinacoteca.

« […], io ho immaginato che questo evento si stesse calando in un perimetro di città che ho chiamato da subito “Segmento Caravaggio”, perché eravamo a due passi (duecento metri) dal Pio Monte della Misericordia, dove, appena Caravaggio arriva a Napoli, esprime quello che è (secondo me) il massimo manifesto dell’età barocca e un monumento del barocco napoletano […].  E arriviamo all’evento di oggi, che, secondo me, è un evento di importanza fondamentale nella storia e nella vita di questa città, che ha conosciuto Caravaggio in un momento molto turbolento e tormentato della sua esistenza, perché, arrivato da Roma, Caravaggio a Napoli trova un terreno molto fertile e una grande accoglienza e ha l’opportunità di esprimere, forse, il meglio della sua produzione pittorica a livello di potenza emotiva. […] Caravaggio a Napoli esercita una seduzione incredibilmente decisive, perché nasce una schiera di pittori e di grandi maestri che si ispireranno al suo soggiorno napoletano, perché appassionata dal genio del Merisi».

La presa di Cristo
Presentazione stampa presso Palazzo Ricca (Foto di Salvatore Iaconis per Eroica Fenice)

La storia del quadro di Caravaggio: dalla famiglia Mattei a quella Ruffo per poi divenire proprietà del Ministero della cultura

In seguito, l’altro ospite (Petrucci) è intervenuto durante la conferenza stampa. Dopo aver descritto le tappe del quadro caravaggesco (Ariccia e prossimamente a Roma), il successo di visite nella città della provincia di Roma e l’interesse critico, costui ha preferito illustrare la storia della tela del pittore barocco:

«Quando Mario Bigetti la ritrovò più di vent’anni fa, pochi specialisti avevano avuto modo di visionare il dipinto nella sua bottega […], mentre, dopo il restauro (che è stato condotto […] da Carla Mariani), è stato possibile […] presentarlo al pubblico [..]. Il dipinto proviene dalla collezione Mattei, come […] dimostra il catalogo pubblicato in quell’occasione, e Caravaggio fu pagato per una presa di Cristo con la sua cornica dipinta, […]. Un elemento molto importante, in quanto tutte le opere romane di Caravaggio hanno questo tipo di cornice “lombarda” e viene proprio dalle manifatture e dai cantieri lombardi, molto simile ai decori delle armature e delle gemme e […] Caravaggio la porta a Roma, un elemento identitario molto forte […] . Il marchese Asdrubale Mattei, che lo eredita dopo la morte del fratello nel 1624, fa fare una serie di dipinti […] che avevano tutti la stessa dimensione e tutti la stessa cornice, i prototipi di una seri a tema cristologico che si trovava a Palazzo Mattei. La versione di Dublino, che è reputata dalla critica come un’originaria del Caravaggio, vi avviso che è una seconda versione commissionata per migliorare alcuni aspetti iconografici perché Caravaggio è un pittore concettuale. La sua ispirazione non è finalizzata a descrivere una sacra rappresentazione, ma a estrarre da quell’episodio, che in questo caso (La presa di Cristo) è il momento iniziale dall’intera “Passione di Cristo”, ma, come vedrete, prefigura già la morte […] e la risurrezione, perché già ci sono tutti i contenuti della passione […]. Ecco, Caravaggio estrapola i contenuti spirituali dall’episodio, non è interessato alla descrizione puntuale dell’ambientazione, come invece molti altri pittori, a partire da Giotto, hanno fatto nel descrivere questa scena. Poi ci sono altri dipinti, le indagini diagnostiche che, in questo caso, confermano una serie di cambiamenti radicali, che sono assenti nella versione di Dublino, la quale è più piccola e tagliata ai lati […]. Tutte le altre sono copie e la migliore [..]  è quella di Odessa, che (praticamente) a mio avviso […] è quella che lo stesso Asdrubale Mattei nel 1627 pagò ad un tale Giovanni D’Antiglio. Infatti, la versione di Odessa è un po’ una sintesi tra queste due opere: quella in mostra e la replica che si trova a Dublino».

La presa di Cristo sarà esposta al Palazzo Ricca di Napoli fino a domenica 16 giugno. 

Fonte immagine di copertina: Foto di Salvatore Iaconis per Eroica Fenice

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024 e iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 25 gennaio 2021. Sono cresciuto con i programmi educativi di Piero e Alberto Angela, i quali mi hanno trasmesso l'amore per il sapere, e tra le mie passioni ci sono la letteratura, la storia, il cinema, la filosofia e il teatro assieme alle altre espressioni artistiche.

Vedi tutti gli articoli di Salvatore Iaconis

Commenta