Venerdì, 27 settembre 2019, la galleria per le arti contemporanee Intragallery, ha inaugurato la stagione espositiva 2019/2020 con la mostra personale La stanza del tempo dell’artista canadese Fiona Annis. La mostra, visitabile fino al 6 novembre, è accompagnata da un testo critico di Alessandra Troncone.
Fiona Annis, nel suo precedente soggiorno a Napoli, ha lavorato alla collezione del MuSA – Museo degli Strumenti Astronomici di Capodimonte, raccolta di strumenti che documentano la ricerca astronomica svolta presso l’Osservatorio di Napoli. Una raccolta di oggetti, stampe e disegni che accompagnano il visitatore alla scoperta delle più straordinarie intuizioni e invenzioni, mosse dal desiderio di abbracciare l’universo con lo sguardo e di trovare, proprio lì dove lo sguardo si perde, le risposte a ciò che accade nel nostro piccolo quotidiano. Fiona Annis si è avvicinata a questi preziosi dispositivi interrogandosi sul contesto mussale, quale luogo di preservazione della storia materiale, e sulla relazione tra il sapere e l’infinito, due concetti in apparente tensione laddove “conoscere” vuol appunto dire, definire, circoscrivere, incasellare e misurare, dotandosi dei giusti strumenti. Un’ambizione profondamente umana che si traduce in parametri di convenzione, a partire dalla scansione del tempo.
Ed è proprio La stanza del tempo il titolo della mostra di Annis ospitata da Intragallery, in riferimento a quella stanza speciale presente in passato in molti osservatori astronomici, dove gli orologi sono accuratamente calibrati per mantenere il tempo e conservare uno standard condivisibile.
“Ricorrendo a un uno inaspettato – e per certi versi improprio- della fotografia, Fiona Annis ha sottoposto gli oggetti della collezione mussale, quali telescopi celestiali, cannocchiali, globi, specchi, pendoli, a un rovesciamento di prospettiva, trasformandoli da strumenti di ricerca in oggetti di studio. Lo ha fatto puntando l’obiettivo su di loro, per ottenerne un’immagine. Ma ha importato la messa a fuoco scegliendo l’opzione “infinito”, con il risultato di perdere completamente i contorni dell’immagine, cercando il fuoco lontano, ben al di là degli oggetti stessi, e quindi in un luogo non visibile. Proiettando idealmente quegli stessi oggetti nelle galassie di cui dovrebbero restituirci la visione“. Fonte fotografia: https://www.rivistasegno.eu/events/fiona-annis-la-stanza-del-tempo/