L’eroe romantico è quell’uomo che è in perenne fuga dal mondo e con esso è in conflitto; che aspramente si scaglia ed infrange le artefatte convenzioni umane, cioè il “buon costume”; eroe romantico è colui che, insoddisfatto della rarefazione di una realtà dalle quale si sente estraneo ed incompreso, tende a quella tanto vagheggiata quanto irraggiungibile e perciò ancor più bramata fino alla consunzione dell’essere, pienezza della vita umana che in sé cela il Sublime. George Gordon Lord Byron (1788-1824) nella sua breve vita ma intesa fu tutto questo e viene raccontato da Vincenzo Patanè nel libro L’estate di un ghiro. Il mito di Byron attraverso la vita, i viaggi, gli amori, le opere pubblicato per Cicero editore nel 2015.
L’estate di un ghiro, titolo che riprende una ironica frase di un’opera di Byron circa il vitalismo estivo che contraddistingue gli uomini dopo il letargo invernale, presentato il giorno 17 febbraio presso la Società di Storia Patria con sede nel Castel Nuovo di Napoli. Alla quale presentazione sono intervenuti, oltre all’autore, i docenti della Federico II di Napoli Nicola De Blasi, Renata De Lorenzo, Stefano Manferlotti ed Isabella Valente, risulta essere una precisa biografia che spiega le vicende della vita del personaggio storico e umano di Byron non attraverso un approccio cronologico della vita del poeta inglese, bensì attraverso gli eventi che hanno condizionato la sua vita e soprattutto attraverso la sua produzione letteraria, testimonianza ultima che un poeta possa lasciare di sé ai posteri.
La descrizione del profilo umano e letterario del poeta inglese è stata compiuta sulla base di tre diversi approcci, ossia quello storico, quello letterario e quello iconografico. Così facendo sì è andato delineando l’uomo Byron e il poeta, nel contesto storico di un’epoca assai complessa dato dal passaggio dall’ illuministica concezione della vita a quella romantica e dalla trasformazione dei governi e la sua fama e fortuna in ambito iconografico date dai numerosi suoi ritratti e dalle rappresentazioni sia pittoriche che scultoree di scene e personaggi emblematiche delle sue opere.
Infine, come ha precisato Patanè nel suo intervento, “il libro risulta essere il punto di arrivo di uno studioso della poetica byroniana, che ha contribuito a incrementare col suo volume l’esigua bibliografia italiana riguardo Byron e dello studioso il quale ha voluto inoltre rendere un “tributo” a quell’amore che, come traspare dalle sue opere, Lord Byron provò verso l’Italia”.