Luciano Canfora racconta Aristofane al MANN

Luciano Canfora racconta Aristofane al MANN

Dopo lo splendido concerto di Roberto Vecchioni, continua la otto giorni di arte, cultura e spettacolo del FestivalMANN – Muse al Museo con una imperdibile lectio.

Luciano Canfora, filologo, storico e saggista italiano, ha tenuto giovedì 22 marzo una lectio al MANN  dal titolo “Tucidide e Aristofane: dal 411 al 404 la metamorfosi del comico – e del suo rapporto con il politico” in occasione, della rassegna Fuoriclassico2. La contemporaneità ambigua dell’antico.

Un argomento mai cosi attuale quello che Canfora nella sala del Toro Farnese ha analizzato a partire dalla struttura politica ateniese, in cui la figura del commediante aveva un ruolo preminente rispetto a quello del politico. Si era più partecipi e presenti al teatro, ad assistere a tutte le forme di rappresentazione teatrali, in particolare a quelle della tragedia, rispetto a tutte le forme di manifestazione della vita politica.

Al MANN la lezione di Luciano Canfora

I Demo (ossia coloro che partecipavano alla vita politica) erano per di più bersaglio della commedia, come della satira di  Aristofane, commediografo greco massimo rappresentante della commedia attica “antica”, nella quale un ruolo fondamentale era svolto dalla denuncia. Ciò dimostra come la missione educatrice del teatro avesse un’importanza fondamentale.

Questa sua missione è ancora più chiara ed evidente quando Aristofane redige e mette in scena la tragedia Lisista, grazie alla quale dà un segnale di rifiuto del modello democratico ateniese a cui, suo malgrado, era era collegato;

La scelta di dare il ruolo di protagonista ad una donna, un’eroina positiva, in netto contrasto con l’idea della donna al tempo, era un chiaro segnale di disaccordo con la scelta del regime di ergersi su basi ristrette, lasciando fuori persone che facevano parte della polis come le donne o gli stranieri.

Una lezione, quella del filologo Luciano Canfora, che ha lasciato molti spunti di riflessione, soprattutto sulla democrazia e sulla necessità di capire cosa abbiamo ricevuto in eredità dal passato e cosa siamo noi pronti a dare per le generazioni future. “Gli antichi ci parlano mentre viviamo, non occorre uno sforzo per sapere cosa ci dicono”.

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