Mircea Cărtărescu, il poeta e scrittore romeno, dialoga con il pubblico in occasione della prima “sera d’autore” del FLIP
Mircea Cărtărescu, uno dei rappresentanti della poesia e della prosa della letteratura romena degli ultimi anni, è stato ospite della “sera d’autore” del FLIP- Festival della Letteratura indipendente di Pomigliano d’Arco, dove ha incontrato il pubblico presso lo Slargo Marco Pannella venerdì 1 settembre alle 21:00.
Oltre allo scrittore hanno partecipato all’evento anche il professore e traduttore Bruno Mazzoni e il moderatore Giorgio Vasta. I libri affrontati durante il dibattito sono la Trilogia di Abbacinante (Orbitor, 1996-2007) e Solenoide (2015), editi (rispettivamente) nel Belpaese dalle case editrici Voland e Il saggiatore.
Mircea Cărtărescu è il primo ospite delle “Sere d’autore” del FLIP di Pomigliano d’Arco
In primis, viene letto un passo dalla trilogia dello scrittore balcanico. In queste righe si parla delle abitazioni e di «come le case, in cui abbiamo abitato nella nostra infanzia, ritornano continuamente nella nostra memoria trasfigurate»:
[..] e non solo nel cervello ma anche nelle articolazioni, l’attenzione di certi fasci di muscoli in talune posture delle dita, nei movimenti lenti delle viscere , era dissolta una goccia di Floriańska. Dì là, nella casa dell’infanzia, nella strada con un nome di musicista, il gatto giallo che era spuntato da sotto la tinozza [..] . La macchia di vernice purpurea diffusa sulla porta, le pareti tinteggiate con il rullo, quell’orribile color [..]. Il tutto era sparso sull’intero corpo di Mircea, il quale ricordava con le vertebre e con gli intestini. Sognava con le scapole e con i nervi ottici, e piangeva con flutti fluorescenti di serotonina, in ciascuna di quelle case-trappola era racchiuso per sempre un bimbo che aveva i suoi occhi.
Cosa significa guardare nelle opere di Mircea Cărtărescu? Il significato del titolo della Trilogia di Abbacinante
Dopo la lettura di queste pagine, Vasta descrive la prosa dell’autore dell’Europa orientale parlandoci di una «galassia per descrivere lo sciame di corpuscoli in un continuo susseguirsi di bagliori che sono le sue frasi e le immagini che propone». Propone di paragonare la scrittura di Mircea Cărtărescu a quella dell’argentino Julio Cortázar. I due, pur provenendo da luoghi remoti tra loro, ritengono che occuparsi di letteratura significhi affrontare dei rischi tra la dimensione reale e quella letteraria.
Parlando del titolo della trilogia il moderatore spiega che l’abbacinamento è una forma di tortura usata in passato, consisteva nell’accecamento tramite una lama rovente. Questa tortura fa riaffiorare, dalla memoria degli amanti dei libri, un episodio del romanzo Michele Strogoff di Jules Verne (Vasta non ha avuto il tempo di leggere il romanzo, ma, da bambino, ha visto lo sceneggiato televisivo ispirato alla celebre opera narrativa). La prima domanda riguarda la questione dello sguardo e cosa succede nel momento della lettura.
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Lo scrittore risponde alla domanda di Vasta (mediante la traduzione Mazzoni) affermando che Abbacinante è un libro datato, nato dopo la pubblicazione di otto volume di poesie. Ma, nonostante ciò, la sua esperienza poetica l’ha influenzato durante la stesura della vicenda:
[..] anche adesso mi considero un poeta; ma (in realtà), da allora, ho modificato due sistemi di comportamento mentale. [..] a quell’epoca, mi sono reso conto di quanto sono diverse tra loro la poesia e la prosa. [..], in realtà, sono debitore alla poesia per tutta la mia prosa. Non sarei diventato un prosatore se non avessi scritto tanta poesia prima. [..] mi ha insegnato una cosa importante: per cominciare a scrivere non c’è bisogno di alcuna parte preliminare, non c’è altro modo per definire questa attività, non c’è bisogno di un piano programmatico, non c’è bisogno di documentazione e non c’è bisogno di alcuna riflessione o rielaborazione su ciò che vuoi scrivere. L’unica cosa importante è cominciare a scrivere, come in poesia. Tutti i miei libri, anche quelli in prosa, li ho scritti come se scrivessi delle poesie. In pratica, senza sapere cosa avevo in mente di scrivere, senza [..] avere l’idea di scrivere qualche cosa [..] . Questo è ciò che ho appreso dalla poesia. Orbitor\Abbacinante [..] non è il mio primo libro di prosa, ma è una sorta di parentesi che ha costituito la mia componente di scrittore. Quando ho cominciato a scrivere Orbitor\Abbacinante, avevo in mente due concetti. Innanzitutto, volevo scrivere un’opera che avesse più di mille pagine. [..] la seconda cosa, volevo che questo lavoro [..] avesse come titolo Abbacinante. Ne allora, e nemmeno adesso, so il perché questo libro avrebbe avuto come titolo Orbitor\Abbacinante. Forse mi era piaciuta molto la parola. Questa parola in romeno ha une dimensione mistica. Ad esempio può definire accecante o abbagliante la luce che ha fulminato San Paolo sulla via di Damasco, e allo stesso modo la luce sul monte Tabor [..].
L’interesse per le città in rovina, un tema presente nel romanzo Solenoide
Successivamente il tema si sposta sulla questione del significato delle città nelle opere letterali. Durante l’incontro l’autore romeno ha ribadito che le pareti porpora e il giardino erboso dello Slargo Pannella gli ricordano il vecchio giardino di Bucarest, dove si recava per vedere con i genitori (in un cinema all’aperto improvvisato) i pochi film disponibili e sottotitolati. Un casermone popolare era lo sfondo di questo giardino, dove (una volta calato il buio) iniziavano le proiezioni. Vasta sottolinea come le città sono presenti nelle opere di molti autori di diverse nazionalità. Franz Kafka ha spesso parlato di Praga nei suoi racconti surreali, grotteschi e fantastici, James Joyce ha descritto minuziosamente Dublino nelle sue opere Gente di Dublino e L’Ulisse o Thomas Bergman si “accanisce su se stesso” attraverso la sponda di Salisburgo.
Mircea Cărtărescu risponde alla domanda sulla rappresentazione di Bucarest (o del suo fantasma) nelle sue opere. Afferma che le città degli scrittori non sono centri urbani su una carta geografica, spesso si tratta di invenzioni o sogni, come il caso di Italo Calvino nel romanzo Le città invisibili o Fëdor Dostoevskij nel racconto Le notti bianche. In realtà, il caso di Bucarest nelle sue opere è diverso a causa della storia della capitale romena:
È vero che Bucarest è una città costruita su una maquette, è stata costruita tutta in una volta ed è stata già costruita come città già in rovina. In qualche modo, la modalità in cui viene costruita Bucarest è il contrario di come è stata costruita Brasilia. La città di Brasilia [..] è stata costruita dagli architetti partendo da zero ed è stato costruita con acciaio e vetro come una città ultramoderna. Ad un certo punto i costruttori si sono resi conto che nessuno sarebbe andato a vivere in una città costruita in quel modo. Perché una città del genere non ha nulla di umano. Gli uomini gradiscono [..] le rovine. Vogliono vivere all’interno di rovine, perché [..] sono autentiche metafore della condizione umana. In realtà, tutti questi edifici costruiti con acciaio e cristallo, questi grattacieli che rendono tutte le città uguali e (dal mio punto di vista) non sono vivibili. Io voglio vedere l’intonaco che crolla, voglio vedere gli alberelli che crescono sui tetti delle case, [..], mi piace vedere pareti che sono per metà crollate, così mi sia concesso di vedere all’interno delle case. Così sono le città che io amo e che io sogno. Una volta ero a Bruxelles [..] e mi era stato chiesto come ti immagineresti il paradiso e mi era venuta in mente una sola immagine: un enorme pianeta ricoperto di città tutte in rovina. Io sono come un bimbo che ha la possibilità di andare a scovare gli spazi all’interno di queste città in rovina. Posso entrare in ciascuna di queste case e trovare le sorprese più varie [..]. Mi sono reso conto che così voglio vivere la mia vita, andando a esplorare città e case in rovina. [..] così è, in particolare, Bucarest all’interno di Solenoide, in questo caso la città è costruita sotto la mia volta cranica [..].
Fonte immagine di copertina: Salvatore Iaconis per Eroica Fenice