Spaccio Culturale, una associazione fuori dal comune
«Siamo diventati spacciatori perché ciò che propagandiamo sembra illegale: Giustizia Sociale e Solidarietà.»
Fondata nel 2001, Spaccio Culturale è una associazione che opera a difesa della giustizia e delle minoranze, promuovendo interessanti attività sul territorio campano.
Di queste e di tanto altro abbiamo parlato con Salvatore Papa, responsabile dei progetti di questa splendida realtà.
Quando e come nasce Spaccio Culturale?
Spaccio Culturale nasce nel 2001 con l’obiettivo di difendere i diritti umani e combattere ogni forma di discriminazione. Fin dalle origini, promuoviamo il multiculturalismo attraverso azioni concrete, come l’organizzazione di doposcuola, corsi di italiano per adulti stranieri e servizi di segretariato sociale. Ci dedichiamo attivamente a progetti di educazione non formale, utilizzando approcci innovativi per stimolare la consapevolezza e la partecipazione attiva. Manteniamo saldo il nostro impegno per la diversità culturale e l’inclusione sociale, convinti che attraverso azioni concrete possiamo contribuire a costruire un mondo più equo e più giusto.
Quali sono i progetti a cui attualmente state lavorando?
Siamo coinvolti in diversi progetti che riflettono l’impegno per la diversità culturale, l’inclusione sociale e la promozione dei diritti umani. Con il sostegno del Comune di Succivo e dell’8xmille Valdese portiamo avanti le nostre attività nella Casa delle arti di Succivo, dove ha sede un centro educativo e uno sportello di segretariato sociale. Nelle scuole della provincia di Caserta, stiamo attuando progetti che utilizzano il cinema come strumento educativo. Attraverso la conduzione di laboratori e la produzione di cortometraggi, miriamo a dotare gli studenti delle competenze necessarie per sviluppare una lettura critica del mondo contemporaneo, considerando la loro costante esposizione a stimoli audiovisivi. Inoltre, nel Casale di Teverolaccio di Succivo forniamo consulenza a piccoli gruppi di cittadini e associazioni sulla creazione di nuovi ETS e sulle attività di progettazione sociale. Siamo impegnati in progetti di promozione delle STEM, soprattutto nell’ottica di contrastare il gender gap in queste discipline. Infine, stiamo contribuendo a costruire la bicipolitana Atellana attraverso il progetto Atella in bici, sostenuto da Fondazione con il Sud.
Spaccio Culturale: Quale sarà il vostro ruolo in Place, (progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile)?
Concentreremo i nostri sforzi verso la costruzione e il potenziamento delle reti territoriali, con l’obiettivo di rafforzare la comunità educante. Ci proponiamo di coinvolgere cittadini ed enti locali in un percorso che li trasformi in protagonisti attivi del cambiamento. Sperimenteremo la pratica delle assemblee dei cittadini estratti a sorte, una metodologia già implementata con successo in diversi paesi europei per coinvolgere attivamente la comunità nelle decisioni di rilievo. Inoltre, cercheremo di formare giovani attivisti mediante la coprogettazione di campagne di sensibilizzazione, concentrando gli sforzi sull’utilizzo di tattiche e strumenti di attivismo digitale. Punteremo a fornire una panoramica delle principali azioni che possono essere intraprese per far sentire la propria voce e chiedere un cambiamento alle istituzioni. Parallelamente, gestiremo un’attività di web radio e podcast, organizzando incontri mensili con i ragazzi per diffondere le attività e le buone pratiche adottate dalla comunità educante.
Quanto è importante, secondo lei, fare rete nel terzo settore?
La creazione di reti nel terzo settore è fondamentale e assume un ruolo cruciale nell’ottica di affrontare le sfide sociali e promuovere il cambiamento. Questa sinergia favorisce la creazione di soluzioni più efficaci, la condivisione delle migliori pratiche e l’amplificazione delle voci per promuovere cause importanti. Tuttavia, va sottolineato che questo percorso può presentare sfide e ostacoli. Spesso, emergono conflitti, divergenze e altre difficoltà che possono complicare la collaborazione. Nonostante ciò, fare “rete” resta l’unica strada per costruire un fronte unificato contro le sfide sociali complesse. Non solo c’è bisogno di sviluppare soluzioni più efficaci, ma anche di costruire un terreno comune dove le organizzazioni possono affrontare congiuntamente le difficoltà.
Fonte immagine per l’intervista a Spaccio culturale: Logo ufficiale