Giovedì 2 marzo si è tenuta negli spazi de l’ A’MBASCIATA, sita all’interno del famosissimo Palazzo Venezia del centro storico di Napoli, una stand up non-comedy.
Si tratta di un format che riprende quello originario della stand up ma con l’intenzione di mettere al centro non la comicità – con cui comunque possono essere trattati certi temi – ma il comune sentire di una generazione che ha bisogno di dare voce alle grandi questioni del nostro tempo.
Il tema della serata stand up è stato la cultura e gli interventi – totalmente liberi – hanno toccato argomenti che vanno dalla filosofia al precariato, dalle attività svolte sul territorio a quelle non svolte, ci sono stati studenti che hanno avuto la possibilità di raccontare le loro ambizioni e le loro paure, si è parlato di risultati e di proposte, altri invece hanno provato a trasmettere il senso di frustrazione del vivere in un contesto i cui ritmi spesso sono dettati da schemi oltre i quali è difficile affermarsi, sentimento inevitabile se si vuole andare avanti secondo la propria evoluzione personale e il miglioramento di ciò che si ha intorno.
Davide D’Errico, tra gli organizzatori della stand up, ci racconta qualcosa in più dell’iniziativa che ha visto nella serata di giovedì una grande partecipazione e l’entusiasmo sufficiente a ripetersi.
Davide, da chi e come nasce l’idea di una stand up non-comedy?
Dalla voglia di avere una voce di 30 ragazzi, giovani donne e uomini, impegnati nella missione impossibile di realizzarsi a Napoli senza scappare lontano dai loro sogni. Napoli è tra le città più giovani d’Europa, ma perde 80.000 ragazzi ogni anno. Perlopiù giovani laureati, in cerca di un lavoro dignitoso. Noi vogliamo interrompere questa emorragia e tornare al centro della città. Vogliamo svegliare Napoli e far incontrare le energie migliori.
Come si svolge nel concreto la serata di stand up?
Ci vediamo ogni volta in un luogo diverso e accendiamo un microfono. Tutti possono parlare alla stand up, e sono liberi di condividere una proposta, una critica o semplicemente di presentare i loro progetti, ma solo per 5 minuti. Poi il microfono passa ad un altro. È una specie di aperitivo-agorà, dove facciamo rete, amicizia e discussione pubblica. Poi tutto finisce tra musica live e un drink.
Il risultato è stato abbastanza coerente con le aspettative?
Il risultato è che sta nascendo, anche fuori da Napoli, la voglia di riunirsi e riprendersi spazi di partecipazione. Nessuno ci concederà nulla, ce li dobbiamo prendere noi. La nostra è una vocazione politica, perché non vogliamo vedere morire la nostra terra e non vogliamo scappare via, mentre si desertifica. Un paese che perde i suoi giovani, i suoi talenti e la sua creatività sta morendo. Noi vogliamo essere un elettro-shock.
A chi è aperta la stand up e che tipologia di partecipazione c’è stata fino ad ora?
A tutti. La stand up è gratuita e senza limiti di età. Finora abbiamo coinvolto circa 500 persone, girando in tutta la Regione Campania, principalmente giovani.
Quanti incontri di stand up ci sono stati? È prevista l’organizzazione di altri appuntamenti?
Siamo al quinto appuntamento di stand up. Stiamo lavorando già al sesto. Ma il nostro sogno è che ne nascano, anche spontaneamente, tanti altri, perché il nostro territorio e anche le nostre Istituzioni hanno bisogno della vivacità, delle idee e forse anche un po’ della sana rabbia, che rappresenta la mia generazione.
La tipologia di evento è partita proprio dalla voglia di mettere i giovani all’interno del dibattito politico, ma il naturale corso delle cose lo ha trasformato in un’occasione di scambio tra diverse visioni del mondo, assistendo in qualche modo una contaminazione tra generazioni, culture e anche status sociali che – se ben gestita – può rappresentare un’interessante occasione di fermento e di innalzamento delle coscienze.