Tomaso Binga. Euforia, la monografia, a cura di Eva Fabbris, Lilou Vidal e Stefania Zuliani, presentata al Museo Madre di Napoli.
Sabato, 12 ottobre, in occasione della 20esima Giornata del Contemporaneo, organizzata da AMACI, il museo Madre ha presentato in anteprima, alla presenza dell’artista, il progetto editoriale Tomaso Binga. Euforia, vincitore della dodicesima edizione di Italian Council, sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Pubblicata da Lenz e realizzata con il sostegno dell’Associazione Amici del Madre, la monografia precede la mostra retrospettiva, già programmata dal museo per il 2025, dedicata all’artista salernitana Bianca Pucciarelli Menna, classe 1931, in arte Tomaso Binga, esponente di spicco della poesia sonoro-performativa in Italia ed insignita quest’anno del prestigioso Premio Internazionale di Letteratura Bernard Heidsieck-Centre Pompidou.
La presentazione del volume Tomaso Binga. Euforia
«La forza di Bianca non è solo la forza delle idee, ma soprattutto la forza del linguaggio. Tutte le idee di Bianca passano attraverso il linguaggio […] un linguaggio ironico, critico, violento a volte, ma sempre con il garbo che la contraddistingue» afferma la Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee Angela Tecce introducendo la presentazione, moderata da Anna Cuomo e alla quale sono intervenute la Direttrice del museo Madre Eva Fabbris, ideatrice del progetto, Lilou Vidal, Curatrice ed Editor e Stefania Zuliani, Storica e critica d’arte UNISA.
Euforia: perché questo titolo
«Bianca è sempre stata affascinata dalle vocali – spiega Fabbris – e in Euforia trovate tutte le cinque vocali; inoltre, è la parola che più contraddistingue il suo approccio alla poesia visiva, alla poesia sonora […] ma anche il suo approccio al femminismo».
Tomaso Binga. Euforia: la struttura del catalogo
Il volume, scritto in italiano e in inglese, ripercorre i passaggi chiave della storia artistica di Tomaso Binga ed è diviso in tre sezioni. La prima sezione include una conversazione tra l’artista e Luca Lo Pinto e diversi saggi tra cui quello di Stefania Zuliani sul Lavatoio Contumaciale, il Centro Culturale fondato a Roma nel 1974 da Binga insieme al marito, il critico d’arte Filippo Menna e ai soci fondatori.
«Il Lavatoio Contumaciale […] uno spazio d’incontro e di sperimentazione, di ricerca, di ricerca dell’altro […] dove la partecipazione è sempre richiesta […] che ha visto esordienti , nomi fondamentali della letteratura, del teatro, della fotografia, difficile fare l’elenco delle figure che hanno abitato quel luogo […] uno spazio che ha accolto una serie di progetti in collaborazione non solo con artisti, ma aperto a tutte le persone determinate a cambiare il mondo», commenta Zuliani nel corso del suo intervento.
La seconda sezione, suddivisa in sei categorie, raccoglie i contributi di diversi curatori, saggisti e critici d’arte (Mark Bembekoff, Barbara Casavecchia, Martina Cavalli, Chiara Costa, Anna Cuomo, Valérie Da Costa, Allison Grimaldi Donahue, Daria Khan, Émilie Notéris, Raffaella Perna, Antonello Tolve e Andrea Viliani) con lo scopo di approfondire in ordine cronologico le opere e le maggiori aree di interesse della pratica artistica di Binga. Infine la terza e ultima parte è dedicata alle poesie visive di Binga, ciascuna con traduzione in lingua inglese, tra cui le poesie sonore E io non te la do (1976) e Sogn’ogn’or (1999) che l’artista ha recitato nel corso della presentazione chiedendo la partecipazione del pubblico.
Tomaso Binga. Euforia: un omaggio a una grande artista campana, pioniera del femminismo artistico italiano
«Il lavoro di Binga sfida le convenzioni sociali e culturali, esplorando temi legati al genere e alla critica del linguaggio […] Esempi emblematici del suo contributo sono gli alfabeti in cui il corpo dell’artista assume le forme delle lettere, una sintesi tra linguaggio verbale e visivo» si legge nell’introduzione istituzionale di Angela Tecce all’interno del volume.
«Vi ringrazio per tutti questi elogi per come mi avete rappresentato, ma credo che abbiate esagerato. Io ho avuto, fin da quando avevo dieci anni, la necessità di far ridere la gente, inventavo dei giochi per far ridere, forse volevo fare la comica?», commenta umilmente l’artista che, prima di congedarsi, recita come un mantra il finale della poesia Io sono una carta (1976):
iO sOnO unA cArtA
iO sOnO un cArtOne
un cArtOncino
unA cArtUccia
e vA……spArAtAAAAA !!
BUUUM !!
Fonte immagini: In evidenza (madrenapoli.it; Tomaso Binga per la 20esima Giornata del Contemporaneo, Donna in gabbia, 1975/2024); altre foto (archivio personale)