Vincenzo De Simone e Le anime di Partenope al PAN

Vincenzo De Simone e Le anime di Partenope al PAN

Le anime di Partenope, mostra a cura di Vincenzo De Simone, al PAN dal 26 febbraio al 9 marzo.

In un coro polifonico, ognuno ha il suo idioletto. Nove sono le voci incantatrici della collettiva in esposizione presso il Palazzo delle Arti di Napoli. La mostra Le anime di Partenope è un percorso plurilingue in cui si intonano melodie ogni volta nuove, perché sempre mutevole è lo sguardo sulla città. Rievocare Partenope vuol dire recuperare una dimensione di atavismo mitico che non dimentica di essere stato a lungo un tassello fondamentale della Storia, con misteri e suggestioni di quegli antichi che comunicano costantemente con i moderni.

Il profilo della sirena madre della città è così riprodotto dai tratti innovativi delle grafiche di Riccardo Scognamiglio, il quale nel suo Canto accorato ricorda l’estremo sacrificio per la fondazione di Napoli, tratto fondamentale di questa intramontabile figura di donna. E ancora, Partenope rivive nelle fotografie di Valentina De Felice, nel territorio del parco Nazionale del Vesuvio, devastato dagli incendi del 2017. «L’alchimia della terra ha trasformato il carbone in argento», recita la didascalia del polittico della De Felice, dove figurano in parallelo la terra martoriata dall’azione dell’uomo e il busto di una Partenope che «oggi porta una serpe in petto».

In questa ricostruzione dell’identità della città, si ritorna alla materialità tangibile della pittura con le opere di Giuliana Divino. Partenope è da lei riconosciuta nella sua essenza marina, e trasposta quindi nell’ideale attualizzazione di protettrice dei viaggiatori per mare, coloro che, abbandonati spesso a un destino di morte, vengono da lei traghettati verso luoghi sicuri, perché protetti dall’abbraccio della madre dell’accoglienza. Il curatore della mostra, Vincenzo De Simone, figura tra i nomi degli artisti de Le anime di Partenope, nella sua indagine sul cosiddetto genius loci, «che gli antichi riconobbero come quell’”opposto” con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare».

Per il tramite della fotografia, De Simone indaga i luoghi del quotidiano, sondandone la superficie sensibile, recuperandone lo spiritello. Di luoghi e sovrapposizioni di linguaggi si fa portavoce anche Gioia Sassano, con un gioco di acrilico su riproduzione fotografica. La sua Napoli è quella della metropolitana, degli angoli di strada individuabili nella loro quotidiana ricorsività, nel miracolo del quotidiano.

Ancora un linguaggio nuovo quello adottato da Cristina Sodano, con il suo dipinto su tessuto La Dea della Luna. Una Partenope questa che vive la «capacità di creazione vulcanica» nel suo essere anello di congiunzione tra il mondo terrestre e quello celeste. Maurizio di Nassau è il fotografo premonitore, come dimostra con la sua serie irriverente Vacanze 2021, presentata all’inaugurazione del 26 febbraio con un esperimento di performing art di estrema attualità. Le acque di Partenope vivono la psicosi degli uomini di terra, in una contemporaneità virale, che nell’opera di Nassau gioca con se stessa, recuperando quel sano infantilismo ormai avvelenato da una claustrofobica ossessione.

Francesca Cerfeda trasmette la sua Napoli con il linguaggio della scultura, nell’opera Amplesso, installazione che partecipa dell’innato presentimento mortifero del momento dell’estremo tripudio del corporale. Dell’uomo si possono vedere le ossa, e ancora da lì sprigiona il calore dell’essere stato vivo, grazie a quello stesso amore che lo ha portato alla vita.

La mostra segue al progetto fotografico La gente di Napoli, le cui foto sono state raccolte in un libro presentato al PAN nel maggio 2018 (qui la nostra intervista: https://www.eroicafenice.com/libri/la-gente-di-napoli-di-vincenzo-de-simone-intervista/).

In occasione della mostra Le anime di Partenope, abbiamo intervistato lo psicologo Vincenzo De Simone.

Le anime di Partenope: intervista a Vincenzo De Simone

A cura di Roberta Attanasio

Gentile Vincenzo, come si articola la mostra, quali le riflessioni sottostanti al progetto artistico-sociale?

La mostra focalizza l’attenzione sulla rappresentazione e reinterpretazione dei mille volti di Partenope grazie alla fotografia, l’illustrazione, la pittura e la scultura. Attraverso le opere esposte rielaboreremo quel legame ancestrale che da secoli lega la nostra terra alle diverse sfaccettature della mitica Partenope. L’obiettivo è quello di analizzare il mito e la figura femminile nel mito, soffermandosi soprattutto sui protagonisti della Partenope odierna.

La mostra Le anime di Partenope sembra reggersi sull’altro lato di quel filo d’indagine psicosociale già esplorato con La gente di Napoli; quanto vicini sono i due capi (le due mostre) di questo sottile e robusto filo?

Narrare Napoli per immagini, voci e canti è sempre impresa difficile. È fondamentale porre quindi attenzione alla storia, sconosciuta da tantissimi partenopei, e alla relazione tra esperienze e conoscenze che la città ridefinisce giorno per giorno. La mostra Le anime di Partenope è strettamente legata e influenzata dal progetto de La gente di Napoli.

Cito dal comunicato rilasciato dal Comune di Napoli: «Quella napoletana è una realtà resa unica nelle sue luci, nei suoi colori, nel suo golfo trapunto di stelle, nel suo canto, nel suo cuore colmo d’amore. Napoli si identifica in Partenope e Partenope in Napoli. Le anime di Partenope, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, è una pluralità di visioni artistiche che mettono in luce il confronto tra le differenti anime del territorio consentendo una maggiore consapevolezza identitaria della città e dei suoi profili multiculturali e multietnici»; la mostra, quindi, pone al centro dell’osservazione l’occhio – e lo spessore socio-psicologico in toto – dell’uomo-artista-cittadino: vuoi dirci di più intorno alle intenzioni sottese al progetto? Ci spieghi, in dettaglio, l’assunto?

Volevo fin da subito coinvolgere i partenopei verso i valori artistico-culturali della nostra città reinterpretandone gli aspetti più significativi e legando un passato sospeso tra mito e leggenda a un presente di rinascita e all’aspettativa di un futuro da modellare quotidianamente. Molte opere aiuteranno sicuramente a riflettere su alcuni temi importanti che ci riguardano in questo caotico periodo storico, non solo napoletano. Sarà fondamentale cogliere le reazioni e i sentimenti di ogni visitatore.

Ricordando le due mostre – La gente di Napoli e Le anime di Partenope – pensiamo spontaneamente a ulteriori sviluppi, a possibili futuri progetti intorno ai binomi uomo-città, psicologia-sociologia, visione di sé-visione dell’altro; stai già lavorando a qualcosa in questo senso? Se sì, ti va di “regalare” anticipazioni ai lettori di Eroica Fenice?

Per il futuro ho ancora tanto da voler creare, analizzare e studiare. Coniugare la mia professione e la mia passione è sempre stimolante, l’ambizione di rappresentare Partenope attraverso i suoi abitanti e le sue tradizioni tra visioni oniriche, canti, suoni, passioni e amore è sempre una sfida.

Esattamente un anno fa mentre idealizzavo il concept de Le anime di Partenope ho lavorato con due professionisti, Maurizio Iengo e Luciano Ruocco, per dare vita ad una nuova rappresentazione visiva de La gente di Napoli. Questo spin-off è stato sicuramente uno di quelli più difficili da realizzare e anche se non è stato ancora lanciato ufficialmente ci ha già regalato tantissime soddisfazioni.

Tanti celebri esponenti del panorama napoletano hanno creduto in questo progetto che sarà sicuramente costruttivo per tutti, speriamo possa dare una rispolverata alla vecchia storia degli stereotipi napoletani. Una piccola anteprima sarà disponibile a tutti i visitatori che verranno a trovarci al PAN nelle prossime settimane!

Ringraziando Vincenzo De Simone, ricordiamo che la mostra sarà visitabile al PAN dal 26 febbraio al 9 marzo.

Immagine: https://www.facebook.com/lagentedinapoli/photos/gm.654130385414656/1530122300485020/?type=3&theater

A proposito di Carolina Borrelli

Carolina Borrelli (1996) è iscritta al corso di dottorato in Filologia romanza presso l'Università di Siena. Il suo motto, «Χαλεπὰ τὰ καλά» (le cose belle sono difficili), la incoraggia ogni giorno a dare il meglio di sé, per quanto sappia di essere solo all’inizio di una grande avventura.

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