Vini reliquia: introduzione
Si definiscono vitigni reliquia quelle specie di uve siciliane che a partire dagli anni 70 dello scorso secolo sono state progressivamente messe da parte per dare spazio a una produzione massificata del vino in bottiglia con uve più adattabili a questo ultimo tipo di processo. Si parla, nel caso dei vini reliquia, di speciali uve- archeologiche e autoctone– che l’enologa Clara Vitaggio definisce particolarmente adatte a fronteggiare la stagione del cambiamento climatico in quanto capaci di resistere a condizioni ambientali piuttosto difficili e complesse.
Vini reliquia: tipi e qualità
Abbiamo discusso delle capacità delle viti reliquia con l’enologa siciliana Clara Vitaggio che, nel corso del suo dottorato in enologia presso l’Università degli studi di Palermo, sta maturando conoscenze e studi riguardo a questo complesso ma accattivante campo dell’enologia moderna che accoglie ben quindici varietà di uve tra le quali è stato scoperto che potenzialmente (si ricordi che gli studi sono ancora in atto)dal Vitrarolo è possibile ricavare un vino rosso di grande versatilità, il Lucignola è un futuro vino rosato dalla configurazione spumeggiante e gli altri possiedono intrinseche qualità organolettiche di smisurato valore.
Vini reliquia: benefici della produzione
Introdurre nuovamente queste tipologie di uve nella viticoltura siciliana significa assumere un comportamento responsabile dal punto di vista ecologico e mirato al futuro sostenibile- se per sostenibilità iniziamo a intendere la possibilità di lasciare in eredità le risorse attuali. Coltivare vitigni autoctoni non significa soltanto potenziare le capacità del territorio esaltandole e inneggiandole ma anche sfruttare i bisogni e le esigenze attualmente in corso di una ecologia difficile che mette tutti duramente alla prova. La produzione di vino da vitigni come i reliquia significherebbe d’altro canto riportare in vita la mitologica produzione del vino dichiaratamente siciliano, lontano dai tempi moderni della produzione industrializzata e restituire al consumatore un prodotto felicemente maturato in un ambiente onesto e puro rispetto ai processi di industrializzazione. Non solo dal punto di vista dell’ambiente e dell’ecologia dunque ma anche da quello del gusto, i vitigni archeologici restituirebbero alla Sicilia il suo sangue liquoroso in forma prima di artefici e sarebbe meraviglioso scoprirla intatta, tradizionale e assolta dai ritmi di una società scaduta nei ritmi del consumismo.
Vini reliquia: intervista all’enologa Clara Vitaggio
Clara Vitaggio, classe 1998, attualmente consegue il dottorato in enologia presso l’Università degli studi di Palermo. Da sempre appassionata di vini, approfondisce i suoi interessi di studio presso Asti, le Langhe, la Borgogna e Lisbona fino a tornare nella sua Marsala (TP) per dedicarsi alle varietà autoctone della sua regione avendo lo scopo di riportarle all’antico splendore. E’ attualmente dedicata anche a una propria attività produttiva dopo che, avendo rilevato i poderi di famiglia, si definisce pioniera dell’enologia in famiglia vinificandoli. Clara Vitaggio abbraccia la filosofia garagista del vino che pretende lo sfruttamento e minimo delle risorse chimiche esogene per individuare un prodotto che resti il più puro possibile e che sia il meno contaminato nei processi di trasformazione intima dell’uva in vino attraverso le scienze della biologia, della fisica e della chimica con un sapiente uso delle tecniche e stressando la produzione quanto meno sia dovuto.
Vini reliquia: conclusioni
Sebbene gli studi siano ancora in corso, sono in molti coloro che profetizzano circa le qualità di queste uve e che sperano fortemente in un loro fattivo contributo alla qualità della produzione vitivinicola autoctona. Ogni coltivazione di fatto, secondo la lezione di Vandana Shiva, influenza il territorio circostante e agisce su di lui attraverso meccanismi chimico-fisici e biologici segretissimi: noi sappiamo che le uve reliquia appartengono alla terra di Sicilia e sono figlie dello stesso luogo che Omero descrisse così: isola dove / pasce il gregge del Sol, pasce l’armento.
Foto in evidenza: Clara Vitaggio