Napoli non ospita soltanto il Cristo velato, di Giuseppe Sammartino, nella cappella Sansevero, ma anche il Cristo Rivelato di Domenico Sepe nella Cappella Pappacoda. La cappella Pappacoda è una cappella monumentale di Napoli che si erge in largo San Giovanni Maggiore vicino alla basilica di San Giovanni Maggiore e di fronte al palazzo Giusso.
La cappella Pappacoda è l’unica facciata originaria del ‘400, a Napoli, non rimaneggiata, in stile gotico-durazzesco. La cappella venne realizzata da una delle famiglie più importanti di quell’epoca, ossia la famiglia Pappacoda.
La facciata è in tufo giallo con un monumentale campanile sul fianco sinistro. Invece, l’ingresso è decorato da un sontuoso portale ogivale gotico, in marmo bianco e piperno realizzato da Antonio Baboccio da Piperno (lo stesso artista che si occupò anche dei portali del duomo di Napoli).
Il portale è caratterizzato da una moltitudine di decorazioni a motivi floreali, sul vertice superiore più esterno si nota il San Michele Arcangelo con sotto ai piedi il drago sconfitto mentre ai lati sono presenti gli Arcangeli Raffaele e Gabriele. Più in basso, invece, si colloca il Cristo con il libro eterno contenuto all’interno di un cerchio.
Il Cristo Rivelato, la scultura di Domenico Sepe, collocata al centro della cappella e presente dal 24 marzo 2023, spicca e porta luce alla cappella Pappacoda.
Perché si parla di un Cristo Rivelato?
L’artista spiega che questa non è una semplice scultura che raffigura il Redentore, per questo motivo il Cristo viene definito rivelato in quanto egli si rivela all’umanità. Dunque, non si può parlare di uno svelamento perchè il panno non si sposta per ritrovare la luce, in merito a ciò si preferisce pensare ad una rivelazione, la quale riconduce alla risurrezione.
Il significato dell’opera dalle parole dell’artista
Domenico Sepe sostiene di aver voluto rappresentare il primo respiro di Cristo che ritrova la vita, tuttavia, essendo un essere umano, è presente anche la sofferenza di un corpo che si riappropria delle sue funzioni vitali. Inoltre, è una scultura autobiografica perché racconta la resurrezione della vita, quando si rinasce dopo la sofferenza, infatti, l’artista stesso svela di aver vissuto un periodo buio durante la sua adolescenza che è stato superato grazie al ritrovamento della fede in seguito ad un colloquio con un frate.
Un omaggio al Cristo velato di Sammartino
In un’intervista, il maestro Domenico Sepe rivela di aver voluto omaggiare il grande Sammartino al quale si è ispirato nello studio del panneggio per poi giungere ad una soluzione del tutto personale.
L’opera ha richiesto circa tre anni per essere portata a compimento. In seguito, la scultura è stata fusa con la tecnica utilizzata anche dagli antichi greci e che l’artista utilizza ancora per tutte le sue opere: è stata realizzata una forma a tasselli per poi passare alla fusione a cera persa del bronzo.
Dunque, se siete in vacanza a Napoli, la cappella Pappacoda con il suo Cristo Rivelato è sicuramente da aggiungere alla lista delle cose da vedere!
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