Il murales più grande al mondo ad opera di Alessandro Ciambrone, architetto e artista, sorgerà sulla facciata della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere. L’artista con questa opera di 4 mila metri quadri a tema “libertà” si è candidato ai Guinness e la presentazione si è tenuta il 21 febbraio presso il Maschio Angioino. Nella loggia di Castel Nuovo sono intervenuti i seguenti ospiti: Donatella Rotundo (Direttrice casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere, Armida Filippelli (Assessora alla formazione professionale Regione Campania), Annamaria Colao (UNESCO Chairholder, Educazione alla salute ed allo sviluppo sostenibile, Università di Napoli Federico II), Samuele Ciambriello (Garante dei detenuti Regione Campania).
Il murales di Ciambrone, il più grande al mondo a Santa Maria Capua Vetere rappresenterà i siti del Patrimonio Mondiale UNESCO
Alessandro Ciambrone con il suo murale ha cercato di mettere in luce il contrasto alla violenza, i diritti umani, la pace e la valorizzazione del patrimonio culturale. I lavori inizieranno a marzo e concluderanno a maggio 2025, per scalzare l’attuale detentore del record Jorge López de Guerenu che ha dipinto a Bilbao un’area di 3,595 metri quadri nell’ottobre 2008. Durante la conferenza Ciambrone ha messo in luce come l’arte e la bellezza possano curare l’animo e le ferite non solo dei detenuti ma di ogni essere umano. L’arte può far sognare e nessuno può togliere questo diritto ad alcun essere umano.
Santa Maria Capua Vetere da luogo di torture a speranza
Quando sono arrivata a Santa Maria Capua Vetere, il carcere era associato alle torture e il mio primo obiettivo è stato trasformare questo istituto in un luogo meraviglioso ma soprattutto garante della dignità dei detenuti. Queste sono le parole di Donatella Rotundo che hanno aperto un dibattito su quanto gli agenti penitenziari non dovrebbero custodire per redimere ma assicurare e mantenere viva la speranza. Per alimentare la speranza nei detenuti, Donatella Rotundo oltre al murales di Ciambrone è riuscita anche ad ottenere l’autorizzazione per la costruzione di un ristorante gestito dai detenuti e aperto al pubblico, la progettazione verrà realizzata da un team di studenti universitari che vincerà il bando aperto ai dipartimenti di architettura e ingegneria delle università italiane. Dunque si tratta di un percorso non solo artistico ma anche culturale e sociale perchè il turista potrà vedere il murales più grande al mondo ma allo stesso tempo entrare e mangiare dove lavoreranno i detenuti formati dalla Regione Campania.
La formazione deve essere trasformazione
Dovevamo cambiare una narrazione che non rappresentava la città di Cicerone. Con queste parole l’Assessora sottolinea quanto con il coraggio di chi crede nelle cose e di chi ha competenza è possibile dire basta. Il cambiamento può avvenire anche con l’aiuto dell’arte che può essere terapia e può far riportare a una visione di carcere come rieducazione. Così Armida Filippeli introduce il suo motto kantiano: la formazione deve avere il compito di trasformare l’individuo. La trasformazione avviene non soltanto attraverso lavori socialmente utili ma anche attraverso il teatro, la cultura e l’arte che ha una funzione catartica, quasi trasformativa. Si tratta di una bellezza che conforta e riesce a far sperare in un domani diverso.
L’arte arriva dove le parole non sono abbastanza
Secondo Annamaria Colao il linguaggio dell’arte non è solo libertà ma è anche cura. Ecco perchè Alessandro Ciambrone organizzerà un laboratorio permanente per i malati che sono all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere. La malattia attraverso l’arte riuscirà a dare sfogo con la bellezza. L’arte di Alessandro Ciambrone è arrivata persino nelle scuole, come spiega Annamaria Colao. In particolare tre murales di 1.000 mq per gli 800 anni dell’Università di Napoli “Federico II”.
Fonte dell’immagine in evidenza: ufficio stampa