Le 9 superstizioni napoletane più famose che devi conoscere

Le 4 superstizioni napoletane più famose

Le 9 superstizioni napoletane più famose

La tradizione napoletana è ricca di riti scaramantici e superstizioni delle quali stare attenti in ogni momento della giornata, poiché esse hanno a che fare con momenti della vita quotidiana e gesti che qualsiasi persona potrebbe compiere normalmente senza pensarci su e soprattutto senza dare all’azione appena compiuta un significato superstizioso. Tra le tante superstizioni della tradizione, ecco le 9 superstizioni napoletane più famose.

1. lI curniciello di via San Gregorio Armeno

Prima tra le 4 superstizioni napoletane è il corno tipico di via San Gregorio Armeno, che porta con sé un significato positivo, ma a patto che sia regalato da qualcuno e non comprato direttamente, altrimenti porta sfortuna. Quando si riceve un curniciello, inoltre, bisogna “attivare” il suo potere da portafortuna e lo si fa venendo punti al centro della mano sinistra con il medesimo curniciello, e viceversa quando lo si regala. 

Questo oggetto portafortuna possiede probabilmente una storia molto più antica degli altri che risale al Neolitico, periodo durante il quale questo oggetto veniva appeso al di fuori delle capanne per attrarre la fertilità e la fortuna. Molti pensano che il corno napoletano abbia la forma di un peperoncino, ma in realtà il curniciello ha una forma fallica, che funziona come segno di buona augurio (e contro il malocchio) per le famiglie, soprattutto per chi vuole avere molti figli, e per la casa. 

2. Non mettere il cappello sul letto e non rivolgere i piedi del letto verso la porta!

Un’altra delle 4 superstizioni napoletane è quella di non dover mai mettere il cappello sul letto perché altrimenti porterebbe sfortuna. Ma perché esiste questa superstizione? Il tutto è legato ai defunti, poiché soprattutto nel secolo scorso era solito per gli uomini poggiare il proprio cappello sul letto del defunto del quale si visitava la casa dopo la sua tragica sventura. A questa superstizione ne è legata un’altra, quella secondo la quale non bisogna mai rivolgere i piedi del letto verso la porta, poiché altrimenti porterebbe sfortuna a chi ci dorme destinandolo a morire prima rispetto agli altri. 

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3. O’ scartellat

Al terzo posto delle 4 superstizioni napoletane è O’ scartellat (numero 57 della smorfia napoletana), dal napoletano, il gobbo, e anche in questo caso si tratta di un segno di buon augurio. Infatti, la tradizione partenopea vuole che l’incontro di un uomo con la gobba sia positivo e per fare avverare le cose buone che auspica bisogna accarezzargliela. Questa credenza proviene dal fatto che in passato, chi era gobbo, solitamente vagava per le strade di Napoli cercando di vendere i curnicielli, e forse proprio a causa del suo aspetto attraeva a sé tanti clienti: allo stesso modo, chi incontra un gobbo attrae a sé tanta fortuna. Il contrario, avviene, se invece si incontra un gobbo di sesso femminile, che porta sfortuna e perciò bisogna allontanarsi da essa il prima possibile per evitare di ricevere sfortuna. 

4. Non far cadere il sale né l’olio

Far cadere il sale è sicuramente considerato una grande sventura da parte dei napoletani, poiché viene visto come un gesto che porta sfortuna, ma è ancora peggio passare il sale ad un’altra persona perché se il sale cadesse sulla tavola la sventura si avventerebbe su tutti coloro che sono seduti a tavola. Il sale ha però anche degli usi positivi. Uno è quello di lanciarne una manciata alle proprie spalle per far sparire la sfortuna, l’altro è quello di buttarlo addosso agli jettatori per annullare le loro maledizioni. 
Allo stesso modo, non bisogna assolutamente far cadere l’olio. Questa superstizione è legata ad una ragione con ben antiche radici. Infatti, in passato l’olio era considerato un bene che solo pochissime persone potevano permettersi a causa del suo costo elevato, perciò versarlo erroneamente sul tavolo veniva visto come un gesto profondamente negativo che portava sfortuna. 

5. Toccare ferro o corni portafortuna

Una delle superstizioni napoletane più diffuse è l’abitudine di toccare ferro, che è un gesto scaramantico per scacciare la sfortuna. Questo ferro è spesso rappresentato da oggetti portafortuna come piccoli corni metallici o chiavi antiche. In molti credono che, oltre a toccare ferro, sia utile portare sempre con sé un corno portafortuna, meglio se ricevuto in regalo, per proteggersi dalle avversità e dagli influssi negativi del malocchio.

6. La scopa che “spazza via” gli ospiti

Un’altra superstizione napoletana riguarda l’uso della scopa: è severamente vietato passare una scopa sui piedi di una persona! Si crede, infatti, che questo gesto porti via la fortuna e “spazzi via” le possibilità che la persona si sposi. Questo antico timore è legato al rispetto della casa e dei suoi abitanti, e anche oggi molti evitano accuratamente di compiere questo gesto, ritenuto presagio di solitudine e sfortuna.

7. Non aprire un ombrello in casa

Tra le credenze popolari, un classico è quello di non aprire mai un ombrello in casa. Questo gesto è considerato portatore di sfortuna, poiché si dice che richiami tempeste e disgrazie. La superstizione ha radici lontane e potrebbe essere legata al simbolismo dell’ombrello come protezione all’aperto, che in casa perde la sua funzione, attirando negatività. Anche se in molti lo considerano solo un gesto poco pratico, in Campania è ancora visto come un autentico segno di malaugurio.

8. L’orologio regalato e la sua maledizione

Secondo una diffusa superstizione napoletana, regalare un orologio a qualcuno porta sfortuna, poiché simbolicamente segnerebbe il tempo che rimane nella relazione tra le due persone, che potrebbe quindi finire presto. Per annullare questa credenza, chi riceve l’orologio deve “pagare” chi lo dona, anche con una moneta simbolica, trasformando così il regalo in un acquisto e neutralizzando la cattiva sorte.

9. Non rompere lo specchio

Rompere uno specchio è considerato un gesto che porta ben sette anni di sfortuna. Questa credenza deriva dall’antica convinzione che lo specchio non rifletta solo l’immagine fisica, ma anche l’anima di una persona: infrangerlo sarebbe come spezzare l’equilibrio interiore o rompere un legame con il destino. Per scongiurare la malasorte, si dice che bisogni raccogliere subito i pezzi e gettarli in acqua corrente, che “lava via” la sfortuna.

Riti e gesti scaramantici napoletani

Le superstizioni napoletane, radicate profondamente nella cultura partenopea, sono spesso accompagnate da riti scaramantici intuibili quanto complessi, che servono a “compensare” o neutralizzare le influenze negative percepite da questi antichi credi. Questi riti non sono solo un retaggio del passato, ma continuano a permeare la vita di tutti i giorni, conferendo una dimensione magica e rituale ai gesti quotidiani. Ad esempio, se un malaugurato evento superstizioso dovesse occorrere, come la caduta del sale, spesso si ricorre immediatamente a gesti ritenuti potenti contro la sfortuna, quali il lancio di una manciata di sale alle proprie spalle. Un altro classico esempio è il tocco del ferro, un gesto scaramantico che coinvolge oggetti come corni portafortuna o chiavi antiche, che simbolizzano protezione contro il malocchio. Anche il curniciello, emblema di buon auspicio, richiede di essere “attivato” mediante un piccolo rituale che implica il contatto fisico, sottolineando l’importanza del gesto nella tradizione napoletana.

I riti coinvolgono non solo oggetti ma anche comportamenti da adottare in situazioni specifiche: nel caso di un ombrello aperto in casa, è possibile neutralizzare la negatività con azioni successive che ristabiliscono l’ordine e la pace domestica. Il valore del contatto personale è visibile anche nell’approccio scaramantico al gobbo, numero 57 delle smorfia napoletana, il cui tocco è ritenuto propiziatorio. L’aspetto simbolico e rituale di questi riti evidenzia una profonda connessione con il passato, dove ogni piccolo gesto aveva il potere di influenzare il destino e la fortuna personale.

In aggiunta ai riti già menzionati, un altro gesto scaramantico assai diffuso a Napoli è quello di fare le corna con la mano, un simbolo antico usato per allontanare gli influssi malefici e il malocchio. Questo gesto viene utilizzato spesso in contesti sociali quando si vuole scongiurare un possibile *evento sfortunato*. Inoltre, è pratica comune indossare abiti di colore rosso durante le festività di fine anno, una tradizione che simboleggia prosperità e protezione contro le energie negative per l’anno a venire. Anche il gettare oggetti vecchi o rotti dalla finestra a Capodanno è un rito scaramantico che simboleggia l’eliminazione delle negatività e dei problemi passati, per fare spazio a nuove opportunità e fortuna nel futuro.

Queste pratiche, piuttosto che essere relegate al solo ambito superstizioso, rappresentano un legame vibrante con la storia, l’identità e la cultura popolare di Napoli, dimostrando quanto queste credenze siano una parte integrante del tessuto sociale e della tradizione locale. Essi riflettono, dunque, una resilienza culturale che continua a vivere e adattarsi, controbilanciando le superstizioni con rituali che danno conforto e speranza agli abitanti della città.

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di Lucrezia Stefania Scoppetta

Ciao! Sono Lucrezia, ho 21 anni. Frequento l’università “L’Orientale” di Napoli, dove studio lingua e letteratura inglese, giapponese, e portoghese.

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