Serata di musica tradizionale napoletana e balli folkloristici il 27 agosto sotto le stelle, nel cortile del Maschio Angioino di Napoli, con lo spettacolo musicale “Piedigrottissima”, per la terza edizione del Festival del Sud, Orgoglio Meridionale, organizzata dal Centro Teatro Studi, con l’organizzazione e la regia del noto cabarettista, cantante e uomo di spettacolo Ciro Giorgio, già direttore artistico di altre manifestazioni di successo tenute in altri siti storici di Napoli.
Una serata, questa, volta a riportare in auge e far rivivere le suggestioni e l’atmosfera senza tempo del Festival di Napoli, che fece grande la musica tradizionale napoletana in Italia e nel mondo, con una delle tipologie più note nella tradizione del folklore partenopeo, la Piedigrotta. A raccontarci le origini di questo spettacolo è il maestro Claudio Esposito, che dirige l’orchestra dei Professionisti (Claudio Esposito, Gianni Sepe, Mario Todaro, Enzo Desiato e Luciano Esposito).
«Oggi, se si pensa alla Piedigrotta, si pensa alla festa di balli e canti tradizionali che tutti conosciamo, quella che fu, in passato, festa nazionale del Regno delle Due Sicilie. Ma la Piedigrotta ha in realtà origini molto più antiche, che si fanno risalire al mondo greco, che ha dato origine alla città di Napoli, e al culto di Dionisio.» In onore della divinità, il cui corrispettivo romano è Bacco, erano infatti indette in autunno delle celebrazioni volte a festeggiare la vendemmia, e la tarantella, inventata più tardi e riproposta non soltanto nella tipologia di spettacolo che oggi chiamiamo Piedigrotta, ma in ogni altra manifestazione del folklore partenopeo, ricorda e ripete i passi di danza di queste celebrazioni.
Piedigrottissima di Ciro Giorgio riporta in città la magia del Festival di Napoli
Simbolo della canzone partenopea nella seconda metà del Novecento, il Festival di Napoli nasce nel ’52 e s’interrompe nel 2004: è la conclusione dell’epoca d’oro della musica tradizionale napoletana, quella apprezzata e conosciuta in tutto il mondo, quella eterna, che racconta il nostro popolo oggi come ieri.
È a questa tradizione che si rifà il grande spettacolo di musica e danze folkloristiche portato in scena da Ciro Giorgio, che vanta la presenza di numerosi artisti che hanno partecipato allo stesso Festival di Napoli, alternando brani commuoventi e toccanti, magistralmente interpretati, a ballate leggere, melodiose ed ironiche, in uno spettacolo volto a rappresentare le due facce della dolce-amara Napoli ed ad esprimere le mille sfumature della napoletanità.
Ad introdurre il pubblico nell’atmosfera della serata, con balli e canti tradizionali, è Carmen Percontra e il gruppo dei Ritmi del Sud, ma ad aprire la serata canora è la cantante Giusy Ciano, con un grande ritorno, lontana dalla scena per alcuni anni che con la forza espressiva e presenza scenica che la contraddistingue, propone pezzi di Libero Bovio e Salvatore Di Giacomo; seguita da Angelo dei Visconti, noto cantante di successo degli anni ’60, che col suo entusiasmo trascina il pubblico a cantare e ballare sulle note di Napule ca se ne va. La toccante esibizione della giovanissima Giusy Tuccillo nel grande classico Indifferentemente, Antonio Di Castaldo, spesso presente nelle manifestazioni canore napoletane, la giovane Teresa Moccia che diverte il pubblico con la sua interpretazione di Lilì Kangy, l’attore Gigi Attrice, Antonio De Lisi, interprete di macchiette napoletane e canzoni di giacca che questa sera ha coinvolto e divertito il pubblico con le sue tammurriate.
Ad esibirsi è anche l’organizzatore Ciro Giorgio che, con le sue indubbie doti di cabarettista, intrattiene il pubblico con O’ cafè, di Modugno e Pazzaglia, canzone emblema dell’attitudine, tutta napoletana, a godere dei piccoli piaceri della vita, come pure la conduttrice della serata, accanto a Ralph Stringile, Carmen Marselli, interprete di brani classici napoletani e siciliani, la cantante Laura Grey, più volte presente al Festival di Napoli, e Antonio Bonomo, cantante ed attore tra i protagonisti del film Ammore e malavita con la regia dei Manetti Bros, che ha regalato al pubblico momenti di pura poesia con testi di Sergio Bruni e Raffaele Viviani.
Uno spettacolo che, tra il riso ed il pianto, racconta Napoli e la napoletanità e, attraverso il fascino eterno della musica tradizionale partenopea, ad anni dalla fine del Festival di Napoli ha il dono di riportare il pubblico ad atmosfere mai davvero dimenticate e perdute.