Sara Penelope Robin al CiAV | Intervista

Sara Penelope

Sara Penelope Robin, attrice, tik toker e content creator partenopea, molto seguita sui social, è tra i protagonisti della prima edizione del CiAV – Cinema ad Alta Voce Fest, che si terrà a Napoli.

Sara Penelope Robin al CiAV: festival dal 10 al 14 marzo 2025

Prima di proporre l’intervista esclusiva a Sara Penelope Robin, presentiamo brevemente il festival.

Il Cinema ad Alta Voce Fest, alla sua prima edizione, nasce con l’obiettivo di abbattere le barriere e rendere il cinema accessibile anche alle persone con disabilità visive. Un progetto inclusivo, quindi, che si fonda sull’empatia e sulla sperimentazione, trasformando l’esperienza visiva in un’esperienza multisensoriale, per garantire una fruizione artistica completa e indifferenziata. Il festival, infatti, si rivolge a un pubblico eterogeneo: non vedenti, ipovedenti e vedenti.

Il CiAV offre un programma articolato che comprende laboratori, mostre, incontri con esperti e personalità di spicco del mondo dell’arte (tra cui Gnut, Adriano Pantaleo, Peppe Barra). Un’attenzione particolare è riservata al coinvolgimento attivo delle scuole e degli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, offrendo loro preziose opportunità formative. Le attività si svolgeranno in gran parte presso il Cinema Modernissimo. Le opere cinematografiche saranno fruibili grazie a strumenti quali audiodescrizione, sottotitolazione e narrazione audio, stimolando così un’interazione tra spettatori vedenti e non vedenti.

Nell’ambito del CiAV, il 10 marzo, all’interno della sezione dedicata agli audiolibri, Sara Penelope Robin interpreterà Arancia Meccanica di Anthony Burgess. A seguire, le sue risposte alle nostre domande sulla sua professione e sulla sua partecipazione al festival:

Quanto è importante oggi, per gli artisti, l’immagine sui social?  Che pensi a riguardo?

Oggi l’immagine, la forma più generalmente, è tutto. Diamo più spazio al contenitore e paradossalmente lo associamo al contenuto, quando nella realtà dei fatti siamo tutti seduti in poltrona con questi specchi neri puntati sul volto, che si illuminano, ci fanno passare davanti agli occhi colori, luci, input che entrano direttamente nel nostro cervello e ci dicono come dobbiamo vivere, cosa dobbiamo indossare, pensare, guardare, che musica ascoltare. Dunque si, per gli artisti sembra importante, il mio parere è che non lo è. Per altro, faccio una distinzione netta tra intrattenimento e arte. Ci sono artisti che hanno cavalcato i secoli e sono stati profeti disprezzati in patria. È la storia di sempre. Oggi, in particolare, viviamo tempi in cui ogni contenitore è sempre più vuoto e tutto si basa su numeri e tendenze.

In che misura il territorio d’origine può influenzare la propria carriera?

L’ambiente che ci circonda, dal paese in cui nasciamo alla casa in cui abitiamo, tutta l’urbanistica, le case, gli alberi, le tradizioni, le sfumature del linguaggio, influenzano il percorso di ognuno di noi.
Io sono nata in un territorio particolare, a Caivano, adesso inaspettatamente sotto l’occhio dei riflettori. Da piccola mi dicevo che da lì non sarebbe partito nessun treno che mi avrebbe portata dove volevo, invece a quanto pare la vita ci mette sempre di fronte a percorsi inaspettati. Certo, Billie Eilish a Los Angeles ha più possibilità di studiare musica e frequentare l’ambiente adatto alla sua espressione, ma in Italia, si sa, siamo sempre stati tendenzialmente neorealisti, nasciamo dal nulla. La povertà, il fatto di aver iniziato dal basso, è spesso usata anche come strategia pubblicitaria.

Qual è il principale messaggio che vuoi trasmettere tramite i tuoi video?

Vorrei raccontare a tutti l’esperienza di Apocalisse che vivo e sento, cioè il mio rapporto con questi tempi alienanti e alieni all’umanità. Credo sia il tema centrale del mio messaggio, insieme all’invito a richiamare le proprie anime, la propria psiche, la propria parte femminile. Noi stessi siamo contenitori e il contenuto è sempre più vuoto, favoriamo tutto ciò che è mentale e materiale a discapito della creatività, impulso vitale per l’uomo, cioè lo stimolo al rinnovamento, al miglioramento, alla resistenza, all’evoluzione.

In che modo il CiAV mira a una maggiore accessibilità e inclusione?

Osservando le attività proposte e anche quella a cui io parteciperò, con la lettura di Arancia Meccanica, per me è molto interessante che questo festival sia dedicato in realtà a tutti, portando però per una volta i vedenti nella realtà dei non vedenti e degli ipovedenti. Credo che la vera inclusione sia questa: la scoperta, l’accettazione e l’integrazione della diversità.

Ritieni che questa accessibilità possa espandersi anche per altri campi audiovisivi?

Oggi gli strumenti digitali e la IA ci offrono un panorama davvero gigantesco da questo punto di vista. La speranza è che ogni medium venga usato con la spinta di un messaggio a favore dell’evoluzione umana e dell‘integrazione di ogni particolarità e sfumatura.

Fonte immagine di copertina: Profili Instagram ciav_cinemaadaltavoce e lucianafilmfestival

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