Scampìa Felix nasce con la voglia di contrastare un’immagine. Nasce con la necessità di poter consegnare alle generazioni future il sapere, quello di Felice Pignataro che vive ancora lì a Scampia, nei suoi murales, nelle sue idee, nei volti dei suoi amici, nei sorrisi di chi ha imparato a costruire qualcosa perchè qualcuno gliel’ha insegnato.
Il film uscirà ufficialmente il 20 maggio 2017 e sarà proiettato all’Auditorium “Fabrizio De Andrè” di Scampia e sarà disponibile in download on demand dal sito Openddb.it.
Francesco Di Martino capì cosa c’è a Scampia e ha voluto raccontarlo con un documentario.
Nella pagina web dedicata al film c’è scritto che sei un fotografo freelance, non ti senti regista?
«Nasco come fotografo però sono diventato un cineasta, un documentarista – più che regista – con il mio primo documentario. Subito dopo il 2006, seguendo un gruppo di amici per i quali fui il fotografo di scena, scoprii il mondo dell’immagine in movimento, il cinema, e lì, sono rimasto fottuto praticamente!»
Come mai hai lasciato così tanto spazio alle immagini, ai suoni, anzichè alle parole, per lanciare la campagna di crowdfunding di Scampìa Felix aperta fino al 19 maggio?
«Penso semplicemente che le immagini a volte siano molto più potenti delle parole, quindi la mia scelta di montare il trailer solo con la musica degli ‘o Rom, che tra l’altro è il gruppo napoletano che ha composto il brano “Scampìa Felix”, è stata dettata proprio da questo. Ho avuto voglia di far incuriosire la gente che purtroppo ha sempre la stessa idea di Scampia. Non riesco a dimenticare tutte le volte che qualcuno sapeva che andavo a Scampia, al mio ritorno mi chiedeva se era andato tutto bene, se avessi trovato qualche problema, se era vero quello che si dice. Far vedere queste immagini di una Scampia colorata e in festa è stata una delle cose principali su cui ho voluto puntare anche nel trailer, qualcosa che nessuno si aspetta perchè tutti conoscono l’immagine di una Scampia già raccontata».
Come sei arrivato a Scampia?
«Come sono arrivato a Scampia? Nel 2009 fui invitato al cineforum del Gridas per presentare il mio primo documentario che era da poco uscito. Bisogna ricordare che era il periodo in cui si parlava tanto di Gomorra, il libro di Saviano. Avevo un’idea ben precisa di Scampia: un quartiere difficile, poco sicuro, ovvero ciò che si sapeva. Martina Pignataro e Mirella La Magna, accogliendomi, mi fecero conoscere Scampia, facendomi entrare in contatto con tutte le realtà associative che lavorano lì. Entrai subito in contatto con la figura di Felice Pignataro, il padre di Martina, attraverso le tracce che lasciò e le persone che con lui hanno lavorato a Scampia. Quando rientrai in Sicilia capii che se non fossi mai andato, avrei per sempre avuto un’immagine di Scampia, quella che sempre ci hanno raccontato».
Scampìa Felix non è solo un documentario sul carnevale del Gridas, è soprattutto l’immagine della voglia di far conoscere i colori di Scampia
Pur non facendo parte della comunità locale di Scampia, come ti sei approcciato a quei luoghi e come hai decodificato ciò che ti circondava durante le riprese?
«Ogni volta che ho messo piede a Scampia mi sono sentito sempre a casa, soprattutto grazie all’accoglienza delle persone che ho avuto la fortuna di conoscere e che mi hanno dato la possibilità di approfondire le loro storie. Ormai sono parecchi anni che vado a trovare gli amici del Gridas, con i quali collaboro particolarmente. Con le altre realtà si stanno creando nuove sinergie e collaborazioni. Mi preme dire che se potessi mi trasferirei anche domani, perchè è un luogo incredibile e ricco di idee, di persone con grandi idee, nonostante Scampia fuori dalla Campania venga ancora etichettata come un posto invivibile, come un luogo di morte».
Quanto è durata la realizzazione del lungometraggio e chi ha lavorato con te per realizzarlo?
«Le riprese sono cominciate nel febbraio del 2015 e sono terminate nel dicembre dello stesso anno, ovviamente buona parte delle riprese le ho fatte durante il carnevale e la sua preparazione.
In loco mi hanno aiutato tantissime persone, il Gridas chiaramente in primis, ma anche tante altre associazioni si sono messe a disposizione.
Non posso non citare tutte le persone che direttamente mi hanno aiutato nella realizzazione di Scampìa Felix: Claudia Brignone e Rosario D’Angelo, due cineasti napoletani che mi hanno aiutato nelle riprese, assieme a Silvia Bellotti, una cineasta romana. Per la logistica devo ringraziare il Centro Hurtado, Antonio Caferra per la necessità in loco delle attrezzature, ma anche per gli spostamenti in auto. Chi Rom… e chi no, Circolo La Gru, il Centro Territoriale Mammut Napoli, l’Officina delle culture “Gelsomina Verde”, la Banda Baleno.
Il contributo è stato dato da tantissime persone, che ringrazio anche per la loro pazienza nella quotidianità, necessaria per realizzare le riprese di Scampìa Felix.
Non posso non ringraziare inoltre per la post-produzione e la color correction Corrado Iuvara, un filmeditor siciliano che vive a Bologna.
I miei compagni di “viaggio” sono stati la SMK Videofactory e Distribuzioni Dal Basso. Particolarmente ringrazio Claudio Cadei per la postproduzione audio e Andrea Paco Mariani per la parte organizzativa e quella relativa alla distribuzione. Grazie all’impegno degli ‘o Rom che hanno composto un pezzo ad hoc, con cui abbiamo anche dato il titolo al documentario. In Scampìa Felix ci sono poi le musiche del compositore Sebastiano Bell’arte, del musicista Corrado Confalonieri con la sua fisarmonica e Cornelia Muller, con un contributo audio per il film. Ringrazio inoltre Melissa Gramaglia per averci concesso le musiche dallo spettacolo teatro danza “Argilla Muta”».
Scampìa Felix è un documentario per poter far scoprire un mondo diverso da quello che troppo spesso viene fatto passare come unica verità.