La Solfatara di Pozzuoli è un antico cratere vulcanico, situato a circa tre chilometri dal centro di Pozzuoli, in Campania. Fa parte dei Campi Flegrei, un’area vulcanica caratterizzata da un’intensa attività. Pur essendo un vulcano quiescente (cioè in stato di riposo), la Solfatara presenta ancora fenomeni di vulcanismo secondario, come fumarole, mofete e vulcanetti di fango, che la rendono un luogo unico e affascinante, meta di turisti, studiosi e appassionati di geologia.
Cos’è la Solfatara di Pozzuoli? Un cratere vulcanico nei Campi Flegrei
La formazione della Solfatara e il vulcanismo secondario
La Solfatara si è formata circa 4000 anni fa, ed è uno dei circa quaranta vulcani che compongono i Campi Flegrei.
Pur non eruttando lava da secoli, la Solfatara è considerata un vulcano attivo, in quanto presenta fenomeni di vulcanismo secondario, che testimoniano la presenza di magma a poca profondità. Questi fenomeni, che persistono da circa due millenni, mantengono costante la pressione dei gas sotterranei.
Fumarole, mofete e vulcanetti di fango: le manifestazioni della Solfatara
Le principali manifestazioni del vulcanismo secondario della Solfatara sono:
- Fumarole: emissioni di vapore acqueo e gas (tra cui anidride carbonica, idrogeno solforato e composti dello zolfo) ad alta temperatura (fino a 160°C). La fumarola principale è la Bocca Grande, i cui vapori tossici si depositano sulle rocce circostanti, conferendo loro una caratteristica colorazione giallo-rossastra.
- Mofete: esalazioni di anidride carbonica a temperatura ambiente.
- Solfatare: emissioni calde di composti gassosi dello zolfo.
- Vulcanetti di fango: piccole eruzioni di argilla, trasportata in superficie da emissioni di gas.
La storia della Solfatara: da dimora di Vulcano a meta turistica
La Solfatara nell’antichità: tra mito e attività mineraria
La Solfatara era conosciuta fin dall’antichità. Plinio il Vecchio la chiamava *Colles* o *Fontes Leucogei* (“Colli” o “Fonti Biancastre”), per via delle terre bianche dovute all’azione dei vapori sulle rocce.
Strabone, invece, la considerava la dimora del dio Vulcano e l’ingresso per gli Inferi.
In età imperiale, la Solfatara era sfruttata per l’estrazione di minerali, come l’allume (usato come mordente per i tessuti) e il bianchetto (usato come stucco).
Le terme della Solfatara: un’antica tradizione di benessere
Nel Medioevo, l’attività estrattiva raggiunse il suo apice, con l’estrazione di zolfo, allume e altri minerali.
Nell’Ottocento, la Solfatara divenne un rinomato stabilimento termale, grazie alle proprietà terapeutiche dei suoi fanghi, delle sue acque e dei suoi vapori. Si riteneva, ad esempio, che l’acqua termominerale fosse efficace per la cura della sterilità femminile, come testimoniato da alcune miniature del *Codice Angelico*.
Le acque e i fanghi della Solfatara erano utilizzati per curare diverse patologie, tra cui problemi respiratori, malattie della pelle, dolori articolari e persino la scabbia.
Erano presenti anche due grotte naturali, chiamate “Stufe”, una detta “del Purgatorio” e l’altra “dell’Inferno” a causa della differenza di temperatura, sfruttate per le inalazioni di vapori sulfurei.
Il declino delle terme e l’ascesa del turismo
L’attività termale ed estrattiva della Solfatara declinò gradualmente nel corso del XX secolo, fino a cessare definitivamente negli anni ’50.
Il bradisismo della Solfatara: un fenomeno sotto costante monitoraggio
La Solfatara è interessata dal fenomeno del bradisismo, un lento movimento del suolo, sia in senso verticale (sollevamento o abbassamento) che orizzontale, dovuto a variazioni di pressione e temperatura nel sottosuolo.
Il bradisismo della Solfatara è monitorato costantemente da una rete di strumenti, che fanno del vulcano un laboratorio naturale per lo studio dei fenomeni geologici.
Nel corso dei secoli, il bradisismo ha avuto un andamento prevalentemente discendente, ma in alcune occasioni (1198, 1538, 1970) si è verificato un sollevamento del suolo, causando disagi alla popolazione.
Visitare la Solfatara: un’oasi naturalistica e un set cinematografico
La Solfatara come tappa del Grand Tour
Agli inizi del Novecento, la Solfatara divenne una meta turistica, e in particolare era una delle tappe obbligate del “Grand Tour“, il viaggio di formazione che i giovani aristocratici europei compivano in Italia nel Settecento e nell’Ottocento.
La Solfatara do Pozzuoli nel cinema e nella musica: Totò e i Pink Floyd
Oggi, la Solfatara è un’oasi naturalistica che si estende per circa 33 ettari, con zone boschive, macchia mediterranea e aree caratterizzate da fenomeni vulcanici. È possibile visitarla, percorrendo un sentiero che si snoda tra fumarole, mofete e vulcanetti di fango.
La Solfatara, con il suo paesaggio lunare e suggestivo, è stata utilizzata come set per film e video musicali, tra cui “47 morto che parla” con Totò e alcune scene di “Live at Pompeii” dei Pink Floyd.
Nei dintorni della Solfatara si trovano importanti siti archeologici, come la colonia greca di Cuma, il parco archeologico di Baia e l’anfiteatro Neroniano-Flavio di Pozzuoli.
Visitare la Solfatara di Pozzuoli è un’esperienza unica, un viaggio alla scoperta di un luogo dove la natura, la storia e il mito si fondono in un paesaggio straordinario.
Fonte immagine: archivio personale