Vulcani in Campania, alla scoperta di queste strutture geologiche complesse e del rapporto morte-nascita tra le comunità situate nella provincia di Napoli
In Campania gli studiosi dell’IGNV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) hanno individuato tre complessi vulcanici attivi: si tratta dei Campi Flegrei, del complesso Somma-Vesuvio e dell’isola di Ischia. A questi si aggiungono l’Isola di Procida, che eruttò ben 22.000 anni fa e il vulcano a Roccamonfina, nel nord del casertano, oggi estinto.
I complessi vulcanici della Campania: Vesuvio, Campi Flegrei, Ischia, Procida e Roccamonfina
Il Vesuvio e il Monte Somma: storia di un vulcano tra distruzione e rinascita
Il complesso vulcanico Vesuvio-Monte Somma è tra i più noti nel nostro Paese e nel mondo, grazie al fatto che offre al Golfo di Napoli il suo celebre paesaggio rappresentato sulle cartoline. Il Vesuvio, con la sua caratteristica forma a cono, è un vulcano attivo di tipo esplosivo, la cui ultima eruzione risale al 1944. In realtà, un rapporto di morte e di vita lo lega alle comunità alle sue pendici.
L’eruzione del 79 d.C.: Pompei, Ercolano e la testimonianza di Plinio
Si ricordi che prima dell’eruzione del 79 d.C., nella quale Plinio il Vecchio perse la vita (e Plinio il Giovane raccontò tale vicenda in una lettera rivolta all’amico Tacito), il vulcano non aveva la sua forma attuale: era coperto di vegetazione e aveva un picco come una semplice montagna, il che lo rendeva innocuo agli occhi dei Romani dell’epoca. L’eruzione del 79 d.C. distrusse le città di Pompei, Ercolano, Stabia e Oplontis, seppellendole sotto una coltre di ceneri e lapilli. Questa eruzione, di tipo pliniano, è stata fondamentale per la comprensione dei fenomeni vulcanici e ha fornito una straordinaria testimonianza archeologica della vita quotidiana in epoca romana.
Eruzioni storiche: dal Medioevo al 1944
Ma già in passato tale luogo incantevole era diventato sinonimo di morte: è il caso dell’Eruzione del Monte Somma, avvenuta nel II millennio a.C. che distrusse un piccolo villaggio dell’età del bronzo a Nola (chiamata “la Pompei preistorica”). Dal 2001, gli studiosi ricostruirono la triste vicenda di una delle primissime eruzione di questo complesso vulcanico. Seguirono altre eruzioni molto più conosciute come quella del 1631 (con l’intervento di San Gennaro tramite una processione promossa dal vescovo, il quale acquietò il vulcano) e quella del 1944 (con foto scattate dall’esercito americano; era ancora in corso la Seconda Guerra Mondiale).
I Campi Flegrei: la “terra ardente” tra geologia, mito e storia
Altro luogo suggestivo ma sempre di origine vulcanica è il complesso dei Campi Flegrei (flegreo deriva da flègo che in greco vuol dire “brucio”), una vasta area situata nel Golfo di Pozzuoli, a ovest della città di Napoli e del suo golfo. Si tratta di una caldera in stato di quiescenza, con un diametro di circa 15 km, i cui limiti sono dati dalla collina di Posillipo, dalla collina dei Camaldoli, dai rilievi settentrionali del cratere di Quarto, la collina di Sanseverino, l’acropoli di Cuma e Monte di Procida. Comprende i quartieri napoletani di Pianura e Fuorigrotta fino ai comuni di Pozzuoli, Bacoli, Quarto e Monte di Procida.
Il Lago d’Averno: la porta degli Inferi nella letteratura classica
Proprio in questa zona è situato il Lago d’Averno (Avernus in latino è l’adattamento dell’originario greco άορνος cioè “senza uccelli” a causa della mancanza di volatili nelle zone per via delle esalazioni di gas), che secondo la mitologia era l’accesso al regno di Ade per i Greci (Plutone per i Romani), immagine canonizzatasi col sesto libro dell‘Eneide di Virgilio, nella descrizione dell’ascesa dell’eroe troiano Enea nel Regno dei Morti. Anche questa località continua ad attrarre turisti come il complesso Vesuvio-Somma; tra i punti di interesse la Casina Vanvitelliana, il Parco Archeologico di Cuma (con il leggendario antro della Sibilla cumana) e il Parco Archeologico di Baia sommersa.
Storia eruttiva: l’Ignimbrite Campana e la nascita di Monte Nuovo
Per quanto riguarda le eruzioni di questa area, la più antica risale a 39000 anni fa (si tratta del fenomeno dell’Ignimbrite Campana, cioè 150 km^3 di magma, un’enorme quantità di roccia fusa incandescente, sommersero 30.000 km^2 di superficie) fino alla nascita di Monte Nuovo avvenuta nel 1538 e testimoniato da diverse fonti dell’epoca. La nascita di Monte Nuovo fu l’ultima eruzione dei Campi Flegrei e fu preceduta da un sollevamento del suolo e da terremoti.
La Solfatara e il bradisismo: fenomeni vulcanici attuali
All’interno dei Campi Flegrei si trova anche il vulcano Solfatara, noto per le sue fumarole e per il fenomeno del bradisismo, ovvero un lento sollevamento e abbassamento del suolo, che testimonia l’attività vulcanica ancora in corso nella zona. Il bradisismo è particolarmente evidente a Pozzuoli, dove il livello del suolo si è sollevato di diversi metri negli ultimi decenni.
Vulcani in Campania: un insolito sospettato, l’Isola di Ischia
Chiude l’elenco dei vulcani campani la famosa isola di Ischia che, come il caso dell’Islanda, ha saputo trarre vantaggio dalle sue origini vulcaniche per dedicarsi al turismo termale. L’ultima eruzione nota, secondo gli studi dell’IGNV, risale al 1302 con la colata lavica dell’Arso.
Infatti l’isola è parte integrante di un complesso vulcanico maggiore, che si eleva per 900 metri dal fondo del Mar Tirreno. Inoltre, il monte Epomeo (alto 787 metri sul livello del mare) non è un vulcano, piuttosto “si è formato a causa del sollevamento di rocce depositate sul fondo di una caldera situata nella parte centrale dell’isola, grazie alla spinta esercitata da una intrusione magmatica.” Ischia è caratterizzata da un’intensa attività idrotermale, con numerose sorgenti di acqua calda e fumarole, sfruttate fin dall’antichità per scopi terapeutici.
Procida e Roccamonfina: vulcani quiescenti e estinti della Campania
Oltre ai tre complessi vulcanici attivi, in Campania sono presenti anche altri vulcani considerati quiescenti o estinti. L’Isola di Procida, situata nel Golfo di Napoli, è di origine vulcanica e la sua ultima eruzione risale a circa 22.000 anni fa. A nord di Caserta, invece, si trova il vulcano di Roccamonfina, oggi completamente estinto e ricoperto da una fitta vegetazione. La sua ultima eruzione risale a diverse centinaia di migliaia di anni fa.
Il fascino dei vulcani della Campania: l’ispirazione per letterati e artisti
Questi vulcani hanno suscitato un fascino in molti visitatori che, trovandosi in Campania, non hanno saputo resistere ad una riflessione sull’importanza che questi vulcani hanno nei confronti della popolazione nonostante siano simbolo di morte.
È il caso di Giacomo Leopardi che prese spunto dalle colate del Vesuvio per la sua riflessione sul titanismo umano contro la forza della Natura, nella poesia “La Ginestra”, oppure quello del marchese De Sade, che reputava i dintorni di Napoli “come i luoghi più belli al mondo dove la “distruzione e il caos dei vulcani inclinano l’anima a imitare la mano criminale della natura”. Anche il poeta Virgilio rimase affascinato dalla terra vulcanica nei pressi di Napoli e l’epitaffio sulla tomba nel Parco Virgiliano a Napoli racconta queso aspetto con le seguenti parole: “Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope […]” cioè “Mantova mi generò, la Calabria (inteso il Salento) mi rapì, ora Napoli mi tiene”.
Vulcani in Campania oggi: monitoraggio, prevenzione e turismo
Insomma, nonostante la preoccupazione di un possibile risveglio del Vesuvio o dei Campi Flegrei, tali luoghi continuano a sprigionare la propria magia nell’immaginario collettivo sia dei locali che dei visitatori. Oggi, i vulcani in Campania sono costantemente monitorati dall’Osservatorio Vesuviano dell’INGV, che ne controlla l’attività sismica, le deformazioni del suolo e le emissioni di gas. La conoscenza scientifica dei fenomeni vulcanici e la predisposizione di adeguati piani di protezione civile sono fondamentali per mitigare il rischio vulcanico e garantire la sicurezza delle popolazioni che vivono in queste aree. Allo stesso tempo, i vulcani campani rappresentano un’importante risorsa per il turismo, grazie al loro straordinario valore paesaggistico, naturalistico e culturale.
Fonte immagine di copertina per l’articolo Vulcani in Campania: Pixabay
e il vulcano a Roccamonfina, nel nord del casertano, oggi estinto.?IL VULCANO non e` estinto ma dormiente per via del fatto che ai sui piedi ci sono attivita vulcaniche ancora vive “la localita` che ha piu attivita vulcanica e` Suio Terme nel comune di castelforte lazio e nei pressi del comune di sessa in provincia di caserta diga garigliano ci sono fumarole dello stesso vulcano fanchi acque solfuriche minerali come quelle di Caiazzo e la Leta Ferrarelle?che sono per causa naturali prodotte dallo stesso vulcano…non estinto..la parte superiore detta bocca e` tappata chiusa ma questo non significa che e` morto “i vulcani sono tutti collegati tra di essi?”non si puo` sapere quale di questi potrebbe risvegliare il dormiente vulcano di roccamonfina.