L’8 dicembre 1980 è passato alla storia per essere il giorno in cui il mondo ha dovuto dire addio troppo presto a John Lennon, leader di uno dei gruppi più famosi al mondo, i Beatles, assassinato all’ingresso della sua abitazione da Mark David Chapman.
Alle 22.50 di quella sera John Lennon e la moglie Yoko Ono stavano rientrando al Dakota Building dopo una sessione di registrazione al Record Plant Studio, quando una voce maschile urlò “Hey, Mister Lennon!” prima di estrarre una pistola e sparare cinque colpi con un revolver Charter Arms 38. Quattro dei cinque proiettili raggiunsero il cantante alla schiena e alla spalla sinistra, ferendolo gravemente. Nonostante la corsa in ospedale e i diversi tentativi per salvarlo da parte dello staff medico dell’ospedale St. Luke’s – Roosevelt Hospital Center, Lennon aveva perso più dell’80% del sangue e il quadro medico era apparso fin da subito estremamente grave. John Lennon fu dichiarato morto alle 23.15, a soli 40 anni.
Le persone presenti sul posto e le forze dell’ordine arrivate successivamente non avevano potuto fare a meno di notare fin da subito come Mark David Chapman avesse adottato un comportamento totalmente diverso da ciò che ci si aspetta da chi ha appena sparato ad un uomo. Egli, infatti, non oppose resistenza quando il custode del palazzo lo disarmò e quando gli fu chiesto se si rendesse conto di cosa avesse fatto con una calma quasi inquietante rispose “Si, ho appena sparato a John Lennon”. Inoltre, non tentò di fuggire e fu trovato dalla polizia seduto mentre leggeva una copia de Il giovane Holden di J.D. Salinger.
Quello non fu il primo incontro tra John Lennon e Mark David Chapman. Il giovane aveva più di una volta effettuato dei sopralluoghi della zona e quello stesso giorno, poche ore prima dell’omicidio, aveva fatto parte di un gruppo di fan che aveva atteso il cantante fuori dalla struttura in cui viveva alla ricerca di un autografo. Un fotografo che era sul posto, Paul Goresh, aveva immortalato il momento esatto in cui il giovane era riuscito ad ottenere una firma sulla sua copia dell’album Double Fantasy, inconsapevole che sarebbe diventato uno scatto che avrebbe fatto la storia.
Ma chi era Mark David Chapman? E perché decise di sparare a John Lennon?
Mark David Chapman nasce a Forth Worth, nel Texas, il 10 maggio 1955. La sua è stata un’infanzia tutt’altro che semplice, a causa di un padre particolarmente violento nei confronti suoi e di sua madre e bullismo di cui era vittima a scuola. Per questi motivi, già all’età di 14 anni Chapman iniziò ad essere dipendente dalle droghe e inizia a soffrire di una grave depressione che contribuì in maniera determinante agli eventi dell’8 dicembre 1980. Oltre alle sostanze stupefacenti riesce a trovare conforto nella musica, diventando un accanito fan dei Beatles e di John Lennon in particolare.
Momento catartico della vita di Mark David Chapman è intorno ai 16 anni, quando si avvicina alla religione convertendosi al presbiterianesimo e per la prima volta legge il romanzo di Salinger. Egli si riconosce nel protagonista e sviluppa un vero e proprio delirio che gli fa credere di essere la personificazione di Holden Caulfield, tanto da farsi portavoce della missione di spazzare via l’ipocrisia del mondo. Emblema di questa ipocrisia, agli occhi di Chapman, è proprio John Lennon. Così, colui che era stato una fonte di ispirazione per il giovane diventa destinatario della sua vendetta a partire dal 1966, quando Lennon aveva affermato che i Beatles fossero più famosi di Gesù. Per Chapman Lennon rappresentava l’ipocrita per eccellenza, perché aveva creato una carriera professando valori di pace e uguaglianza, ma allo stesso tempo si era circondato però di lusso e denaro, tradendo in questo modo i suoi fan, i Beatles e Dio. In un’intervista nel 2000 affermò come non accettasse che un uomo del genere avesse avuto così tanto successo mentre lui non era mai riuscito ad ottenere nulla e quando gli venne chiesto perché avesse deciso di uccidere John Lennon l’uomo rispose “Ero un nulla totale e il mio unico modo per diventare qualcuno era uccidere l’uomo più famoso del mondo”.
Il processo contro Mark David Chapman si è concluso il 24 agosto 1981 con un’accusa per omicidio di secondo grado e una condanna da un minimo di vent’anni al massimo dell’ergastolo, con la possibilità di richiedere la libertà condizionata dopo vent’anni. Dal 2000, dopo aver scontato il minimo della pena richiesto, ogni due anni ha presentato richiesta per ottenere la libertà condizionata. Ad oggi Chapman ha presentato dodici richieste, le quali sono state respinte ogni volta da parte della commissione giudicante, anche a causa della forte pressione della vedova Yoko Ono che negli anni si è sempre opposta alla sua scarcerazione.
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