12 dicembre 1863, nasceva Edvard Munch

12 dicembre 1863

L’ emblematico stile dell’artista norvegese Edvard Munch, nato il 12 dicembre 1863, è uno dei più rappresentativi dell’espressionismo.  Il suo idioma pittorico è emerso progressivamente nel corso della sua attività ed è stato tuttavia oggetto di efferate critiche fin dagli esordi della carriera. «È incredibile quanto una cosa innocente come un dipinto possa creare un simile trambusto», scrisse Munch in seguito alla chiusura di una mostra a causa dello scandalo che avevano provocato le sue opere (“L’affare Munch”).

Con un inconsapevole atteggiamento da impressionista nel dipingere più versioni di uno stesso soggetto, alla ricerca della propria identità artistica, egli fece anche riferimento a Monet (come si più notare in “The Seine at Saint-Cloud”) ed al naturalismo, per poi distaccarsene radicalmente in seguito.  Una tecnica che gli permise di trovare le proprie caratteristiche stilistiche fu la “pittura dell’anima” che segnò tuttalpiù un punto di rottura con l’impressionismo. Questa tecnica aveva per Munch, nato il 12 dicembre 1863, uno scopo terapeutico e prevedeva che l’artista permettesse alle proprie emozioni di scaturire dalla propria arte. Per questo motivo diranno di lui che “riesce a mostrare i suoi sentimenti, le sue ossessioni e a questo subordina tutto il resto”.

Van Gogh Gauguin, Lautrec: questi i sapienti maestri del colore che hanno ispirato Munch nell’utilizzo di questo strumento per l’espressione delle più recondite emozioni. Il suo impeto visionario, che lo porta a dipingere soggetti tanto comuni quanto personali, esplora i temi di vita, amore, paura, morte, malinconia e ansia in un modo che pare appartenere non solo a lui come artista o individuo, ma all’umanità, rendendo ogni rappresentazione uno specchio per chiunque voglia riflettersi in quel dolore. È possibile notare tutto questo in Malinconia del 1891, considerata la prima tela del sintetismo norvegese. “La lunga spiaggia si incurva nella pittura per concludersi in una linea armoniosa. È musica. C’è qualcuno che ha mai sentito un simile suono nel colore come in questa pittura?”, questa la considerazione del giornalista Krohg, che dimostra come l’opinione sui quadri di Munch, nato il 12 dicembre 1863, stesse cambiando.

È ora arrivato il momento di indagare come questa modalità è applicata a uno dei quadri simbolo dell’arte in generale: “L’urlo” del pittore norvegese Edvard Munch, nato il 12 dicembre 1863. 

Egli, quindi, preferiva l’immaginazione piuttosto che la raffigurazione, assecondando un’ideologia simbolista nella ricerca di analogia tra suono e colore come per il celeberrimo “L’urlo“. In questo quadro, un grido squarcia la natura, la rende sanguigna e la fluidità delle linee ondulate stringe in una morsa il volto primitivo al centro, giungendo a trasmettere un senso di terrore attraverso un colore o una combinazione di segni. Anche in “Sera sul viale Karl Johan” troviamo i volti dalla carnagione pallida e gli occhi sbarrati. In questo caso essi rappresentano l’alienazione dell’uomo moderno, ripudiata da Munch e teorizzata da drammaturghi come Ibsen e Strindberg.  

È così che Munch, nato il 12 dicembre 1863, stravolse un’idea di pittura con il disprezzo spietato per la forma, per la chiarezza e soprattutto per il realismo come a sostenere le parole di Gauguin: “l’arte è frutto dell’uomo e non un’imitazione della natura”. Il suo intuitivo talento nel dipingere le più sottili visioni dell’anima aveva avviato un’era di rivoluzione per l’arte del 1900.

Fonte immagine (Sera sul viale Karl Johan): it.wikipedia.org

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