13 agosto 1899, nasceva Hitchcock

13 agosto 1899

In questo giorno, il 13 agosto del lontano 1899 nasceva Alfred Hitchcock: pluripremiato regista britannico di pellicole thriller. Fa strano pensare quanto tempo sia trascorso quando le sue storie ed i suoi film sono così inspiegabilmente moderni e soprattutto continuano a sorprenderci dopo averli rivisti all’infinito. Scopriamo quali sono le costanti che hanno reso i suoi capolavori cinematografici tali.

Senza dubbio è giusto dare importanza all’influenza di registi come Murnau e Lang che hanno plasmato la sua capacità di rappresentazione: pare essere quasi di uno sguardo che spia. Difatti nelle sue opere non mancano riferimenti al vedere e ai dispositivi che ne intensificano il potere, come la macchina fotografica ne La finestra sul cortile. Anche il teatro, luogo molto amato dal regista in quanto facente parte della sua infanzia (vi si recava spesso con la famiglia) non appare di rado tra una scena e l’altra: è utilizzato come luogo di massima tensione per la soluzione del fatto in L’uomo che sapeva troppo o Sipario strappato. Ciò che ha reso Hitchcock un grande regista è stato anche la sapiente mescolanza della suspense con l’umorismo, più in particolare con la classica tecnica britannica dell’understatement. 

Ma andiamo al nocciolo: come gestisce l’individuo le sue peripezie, come dimostra l’uomo la usa innocenza, come nasconde la sua colpevolezza? Cosa caratterizza l’esistenza di un personaggio di Alfred Hitchcock?

Di certo la fragilità di un’armonico equilibrio che viene subito messa alla prova dal caso implacabile. Oltre che l’eterno conflitto tra bene e male: è possibile distinguere vero e falso, apparenza e realtà?  C’è qualcosa nel mistero, nel sospetto, nel dubbio che può essere estrapolato e reso valutabile? A quanto pare no, o almeno è difficile trovarlo in quanto molti personaggi siano intrappolati in una dualità che pure li rende autentici: Psyco, La donna che visse due volte o Intrigo internazionale. 

Anche i luoghi e gli oggetti comunicano, attraverso una precisa espressività, un senso di angoscia ed ansia che vuole rispecchiare quello dell’uomo. Treno e binari che si intrecciano: campo di lotta e fuga (Intrigo Internazionale); il mare, luogo di perdizione (in Marnie); le scale: itinerario inconscio ricolmo di pericoli e mutamenti (in La donna che visse due volte, L’uomo che sapeva troppo, Psyco); il deserto, una trappola (in Intrigo internazionale). 

È ora di trattare ciò che ha reso famoso il regista Hitchcock, nato proprio il 13 agosto del 1899, senza ombra di dubbio lo strumento più potente da lui utilizzato nel cinema.

La suspense è ben diversa dalla sorpresa, che caratterizza invece il genere horror. Si ottiene tramite uno scollamento tra ciò di cui è a conoscenza lo spettatore e cosa invece sa il personaggio sulla scena. Questa tecnica sta tutta in un gioco di attesa, musiche ed ombre. Mentre nell’horror di punta su un effetto inaspettato ed improvviso, qui è la consapevolezza del pericolo a procurare ansia.

Forse però ciò che fa la differenza nei suoi film rispetto ad altri registi è l’utilizzo particolare che fa del tempo: la rapidità e la dilatazione.

Se si parla di suspense, impossibile non parlare di amore. Se c’è infatti una costante nei thriller di Hitchcock, questa è la presenza di coppie protagoniste. Il regista indaga spesso ogni aspetto del rapporto amoroso: seduzione, fedeltà, gelosia, tradimento o solitudine. La donna inoltre incarna più specificatamente quella dualità di cui si è parlato sopra pur sempre caratterizzando un certo tipo di personalità: bionde sofisticate, madri autoritarie, donne insicure, anticonformiste o dal fascino ambiguo.

La psicoanalisi è un tema centrale. Hitchcock è considerato interprete e divulgatore della stessa nonostante egli si percepisca distaccato e sia talvolta ironico a riguardo. Si può godere di sequenze oniriche: allucinazioni e sogni (La donna che visse due volte) alcune delle quali create con la collaborazione di S. Dalì.

Hitchcock fa uso anche di numerose invenzioni visive: l’effetto Vertigo: carrellata in avanti e zoom all’indietro, oggetti particolarmente significativi di dimensioni maggiori del normale come il telefono in Il delitto perfetto o lo specchiarsi del delitto sulle lenti degli occhiali della vittima in L’altro uomo.

La tecnica cinematografica muta radicalmente dopo il trasferimento con la famiglia da Londra a Los Angeles del 1940 tanto da essere definito uno spartiacque per la sua carriera. Anche se ciò che la rese unica permase: l’esigenza del regista di preparare dettagliati storyboard prima delle riprese (a detta sua, il 99% del lavoro era stato fatto), la rinuncia quasi totale del montaggio e una combinazione speciale dei movimenti di macchina. 

Nessun film di Hitchcock può iniziare senza che ci sia il MacGuaffin: si tratta di un elemento che serve a inizializzare e giustificare la trama ma che di fatto non ha grande importanza. Alcuni esempi sono: la gamba rotta del protagonista ne La finestra sul cortile oppure il denaro sottratto dalla protagonista al suo datore di lavoro in Psyco.

Caratteristica immancabile nei film di A. Hitchcock è un suo cameo: dapprima nato come esigenza di comparse e poi mantenuto come consuetudine per scaramanzia. Tra gli spettatori è nato anche una sorta di gioco che consiste nello scovare la figura del regista nella scena all’uscita di un suo nuovo film.

Per concludere, sono questi tutti i fattori che hanno caratterizzato i film di Hitchcock tanto da renderli dei portenti. Non è un caso infatti che egli sia stato fonte di ispirazione per innumerevoli artisti: dagli esponenti della Nouvelle Vague a Disney.

Fonte immagine: Wikipedia Commons

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