Cento anni fa, il 15 ottobre 1923, nasceva Italo Calvino. Intellettuale e scrittore da tutti conosciuto sicuramente per il sul romanzo d’esordio, Il sentiero dei nidi di ragno, probabilmente ispirato dall’esperienza di resistenza in Liguria.
Il protagonista del romanzo è Pin, un “piccolo uomo” che inizia a capire le cose dei grandi. Si tratta del tentativo dello scrittore di omologarsi al neorealismo, movimento avviato da Cesare Pavese ed Elio Vittorini, con i quali lavorava per Einaudi. Il neorealismo si proponeva di restituire un’immagine realistica dell’Italia della guerra e del dopoguerra, di un popolo non più oppresso, ma capace di ricostruirsi su nuove basi, dopo il fascismo. Italo Calvino non riuscirà mai ad aderire del tutto a questi criteri estetici, a uniformare la sua scrittura a questo stile. C’è un concetto ben chiaro che si intende esprimere in questo romanzo e che Calvino, nato il 15 ottobre 1923, avrà modo di ripresentare in altri racconti: gli uomini non sono tagliati per fare gli eroi, possono comportarsi come tali, ma essi possono essere anche protagonisti di scene non edificanti, possono avere mancanze e quindi una dimensione umana. Rappresentare questi lati bui della resistenza non voleva in alcun modo sminuire la portata epica dei fatti, quindi Calvino scelse un bambino come suo portavoce. Il suo sguardo genuino e libero da preconcetti è perfetto per un romanzo di formazione, né celebrativo né denigratorio. Quando le vicende della lotta partigiana vengono spostate su una dimensione fiabesca, lo scrittore lascia spazio alle sue intuizioni narrative di stampo sia fiabesco che realistico, due filoni che caratterizzeranno per sempre la letteratura di Calvino
Scopriamo in che modo questi movimenti e temi siano rappresentativi per la letteratura di Calvino, nato proprio cento anni fa, il 15 ottobre 1923.
Dal 1952, Italo Calvino scrive una serie di racconti. Anche in Marcovaldo ci si approfitta di uno sguardo esterno e umile per rappresentare un fatto, in questo caso la questione dell’impatto dell’industrializzazione sull’ambiente. Marcovaldo è un contadino inserito in una metropoli industriale moderna, e, come si deduce dal nome, non manca mai il richiamo alla fiaba. Calvino mette in luce tutte le contraddizioni del boom economico e lo sguardo privilegiato di Marcovaldo riesce a cogliere gli aspetti più dannosi del progresso prima che si presentino. Non è la prima né l’ultima volta che Calvino, nato il 15 ottobre 1923, si occupa di questi temi, pur non condannandoli ma delineandone le criticità e le contraddizioni. Dopo la fase neorealista, Italo Calvino si occupa del genere fiabesco con la trilogia de I nostri antenati. Ne Il barone rampante ritornano a galla i temi del progresso e dell’emarginazione. Il barone è un giovane che decide di abitare sugli alberi per sfuggire all’oppressione del padre e dedicarsi alla sperimentazione e all’esplorazione, come un illuminista. Egli si costruisce una vita faticosa ma libera e attiva, che incarni i valori della rivoluzione francese durante la quale è ambientato il racconto. Infine con Le città invisibili, Il castello dei destini incrociati e Se una notte d’inverno un viaggiatore, Italo Calvino, dopo un soggiorno in Francia, fa uso delle novità apprese con lo strutturalismo: tecnica secondo la quale è possibile scrivere racconti secondo metodi e concetti, installando un procedimento di montaggio e combinando le sequenze.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a un autore che ha saputo predire i dilemmi del nostro tempo ed è attuale più che mai nonostante sia nato un secolo fa, il 15 ottobre 1923.
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