Il 16 marzo 1941 a Parma nasce Bernardo Bertolucci, ad oggi considerato uno dei registi più importanti del cinema italiano ed internazionale. Si tratta, infatti, dell’unico italiano ad aver vinto un Oscar come miglior regista nel 1988 per il film “L’ultimo imperatore”.
La carriera: tra le controversie e la consacrazione
Bernardo Bertolucci, fin dalla sua nascita il 16 marzo 1941, cresce immerso in un ambiente artistico che inevitabilmente influenza la sua crescita e il suo futuro: suo padre Attilio era un poeta, suo fratello Giuseppe era anch’egli un regista, mentre suo cugino Giovanni è stato un produttore cinematografico. Da qui la scelta di abbandonare gli studi di lettere per dedicarsi unicamente al cinema, iniziando a lavorare come assistente per nientepopodimeno che Pier Paolo Pasolini, una delle personalità artistiche più influenti dell’interno Novecento, nel film Accattone del 1961. Il suo esordio come regista cinematografico avviene nel 1962 con il lungometraggio La commare secca, quando Bertolucci ha solo 21 anni. Da questo momento in poi, Bertolucci inizierà gradualmente a distaccarsi dal lavoro con Pasolini, iniziando a sviluppare la sua immagine di cinema che lo renderà apprezzato e famoso a livello internazionale negli anni successivi.
La nascita di Bernardo Bertolucci il 16 marzo 1941 ha indubbiamente segnato una svolta nel mondo del cinema, grazie al suo modo di mettere in scena personaggi fragili e inadeguati, spesso emarginati e con un’ambiguità esistenziale e politica. Non ha paura di sperimentare e di rompere con gli schemi tradizionali del cinema, spesso toccando anche temi controversi e discussi. Emblematico in questo senso è Ultimo tango a Parigi del 1972, che racconta l’intreccio passionale tra due amanti, interpretati da Marlon Brando e Maria Schneider. A causa dell’estremo contenuto erotico, il film venne denunciato e definito “osceno e privo di contenuto artistico”, tanto che il 29 gennaio del 1976, la Corte di Cassazione ordinò la distruzione del film e il produttore Alberto Grimaldi, lo sceneggiatore Franco Arcalli, e lo stesso Bertolucci furono condannati a due mesi di prigione con sospensione condizionale della pena. La pellicola fu riabilitata solo il 9 febbraio 1987. Si tratta di un film che ha segnato la storia del cinema tanto da diventare un vero e proprio cult, e che è riuscito nonostante le controversie ad ottenere due nomination agli Oscar, e la vittoria del Nastro d’Argento e di un David di Donatello.
Nel 1987 arriva il film che segnò la consacrazione di Bernardo Bertolucci come regista di fama internazionale. Si tratta de L’ultimo imperatore, che ottiene importanti riconoscimenti a livello internazionale, tra i quali ben nove premi Oscar, nove David di Donatello, tre Golden Globe e tre premi BAFTA. Si tratta di un successo forse impensabile per un uomo nato il 16 marzo 1941 in una piccola città italiana. La pellicola racconta la vita tormentata di Pu Yi, da imperatore cinese a prigioniero in Manciuria con l’accusa di tradimento, fino a ritrovarsi ad essere un uomo qualunque. Fanno da sfondo alla vicenda i profondi sconvolgimenti della politica cinese, che porteranno al logoramento dell’impero e all’affermazione della Repubblica. Si tratta di un film che esprime al meglio il cinema di Bertolucci, attraverso la rappresentazione di un uomo incoronato a soli tre anni e tremendamente solo, costantemente imprigionato – prima nel suo palazzo nella Città Proibita, successivamente in una prigione – emotivamente tormentato, mai padrone della sua vita e non in grado di trovare il proprio posto in una realtà continuamente in evoluzione.
Con una filmografia praticamente impeccabile, tra i tanti successi di Bertolucci possiamo menzionare anche Prima della rivoluzione, il Conformista, Novecento e The Dreamers.
Dalla sua nascita, il 16 marzo 1941, alla sua morte avvenuta il 26 novembre 2018, Bernardo Bertolucci ha lasciato un segno indelebile nel cinema italiano e internazionale, divenendo un elemento di vanto del nostro paese e un riferimento per i tanti registi venuti dopo di lui. Il suo coraggio nell’osare, nel tentare di sdoganare tematiche controverse come la politica o il sesso, e la sua capacità di rappresentare il tormento interiore dei suoi personaggi sono considerati da molti ancora oggi ineguagliabili e un tratto distintivo del suo cinema che lui definiva “semplicemente vita”.
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