20 giugno 1890: Il Ritratto di Dorian Gray

20 giugno 1890: Il Ritratto di Dorian Gray.

Il 20 giugno 1890 viene pubblicato ufficialmente Il Ritratto di Dorian Gray, firmato Oscar Wilde. Ad oggi, esso è ricordato come uno dei racconti più conosciuti e menzionati mai scritti nella storia della letteratura. 

Conosciamo l’autore: Oscar Wilde, dagli studi al 20 giugno 1890 

Oscar Wilde nacque a Dublino nel 1854. Egli, fin da giovane, mostrò interesse per gli studi letterari, che lo portarono ad iscriversi al Trinity College di Dublino, periodo nel quale mostrò una personalità piuttosto anticonformista. Il suo successo come scrittore non si riflette alla mancata popolarità durante la sua vita; è risaputo, infatti, come egli tendesse a rimanere solo per leggere i classici.
Lo spiccato interesse per la scrittura, comunque, lo portò a vincere una borsa di studio per frequentare il Magdalen College di Oxford; qui entrò in contatto per la prima volta con la corrente dell’estetismo, che sarà centrale nella sua carriera. Così, al contrario del passato, Wilde cominciò a farsi conoscere grazie all’eccentricità e l’arguzia che lo contraddistinguevano, soprattutto a seguito dell’incontro con Walter Pater, considerato padre dell’estetismo inglese dell’Ottocento, secondo il quale l’unico scopo dell’arte è il perseguimento della bellezza, al di là di ogni morale. È proprio da qui che nasce la teoria «arte per amore dell’arte» che influenzerà definitivamente tutte le opere di Wilde, compreso il Ritratto di Dorian Gray del 20 giugno 1890. 

Non è un caso, infatti, che egli vinse diversi premi, e fin da subito si distinse per essere un brillante esteta e soprattutto dandy, termine coniato nella Londra del XIX secolo per indicare chi, prendendo come ispirazione G.B. Brummell, volesse seguire un tipico modello di eleganza inglese, caratterizzata dalla sobrietà del vestiario, che rappresenta il proprio biglietto da visita.
Wilde, così, cominciò a vestirsi in modo stravagante, ad esempio indossando calze di seta, giacche di velluto, o cravatte raffiguranti fiori di vario tipo, così come pantaloni lunghi solo fino al ginocchio, che provocarono dissenso agli occhi della società vittoriana, dalla cui parte, in ogni caso, gli inviti divennero sempre più numerosi.  La figura del dandy, che verrà ripresa proprio nel racconto pubblicato il 20 giugno 1890, indica quindi chi si presenta come un intellettuale che riveste grande importanza nel gusto e nelle buone maniere. 

Fu così che Wilde si trasferì a Londra a seguito del conseguimento della laurea, e nel 1881 pubblicò la sua prima raccolta di poesie, il cui successo lo porterà ad essere invitato a tenere una serie di conferenze negli Stati Uniti. Ciò lo porterà spesso a viaggiare, anche in Italia e in Grecia, almeno fin quando il suo matrimonio non lo renderà padre di due figli. Iconica la sua frase alla dogana americana: «I have nothing to declare but my genius».  

20 giugno 1890: la trama del Ritratto di Dorian Gray

Il Ritratto di Dorian Gray viene pubblicato a puntate il 20 giugno 1890 sul mensile di letteratura Lippincot’s Monthly Magazine. Esso racconta la storia di un ricco giovane di nome Dorian, di cui il pittore Basil Hallward ne dipinge il ritratto, in quanto completamente ammaliato dalla sua bellezza. È in questo contesto che il protagonista farà l’incontro con Lord Henry Wotton, il quale, da perfetto esteta, alimenterà i pensieri del giovane sull’importanza della bellezza, considerata fugace e mai eterna. Tali considerazioni non rimarranno indifferenti al ragazzo, il quale verrà convinto ad esprimere il desiderio per il quale i tratti della sua vecchiaia sarebbero stati visibili al sé stesso del dipinto, in modo che lo scorrere del tempo non avrebbe mai intaccato il suo volto. C’è da chiedersi, quindi, cosa accade nel momento in cui si tenta di ingannare il corso naturale della vita?
La risposta si ritrova nel ritratto: il giovane, a seguito dell’amicizia sempre più forte e stretta con il Lord sopraccitato, comincia a condurre una vita privata da qualsiasi regola e filtro, che diventa sempre più cinica e sregolata al punto da non curarsi più nemmeno delle persone attorno a lui, tra cui la sua fidanzata, che ripetutamente rifiutata si toglie la vita. È così che il protagonista si rende conto che il ritratto sta cambiando aspetto, non tanto a causa dell’avanzare degli anni ma piuttosto a causa delle sue decisioni: il suo volto diventa freddo e meschino, raffigurandosi così come lo specchio delle sue scelte.  

A tal punto, Dorian nasconde il dipinto in soffitta, e non solo: uccide Basil al fine di non permettergli mai di rivelare il suo segreto. La disperazione, tuttavia, subentrerà immediatamente nella sua vita, guidata ormai dai sensi di colpa, che lo porteranno a trafiggere il quadro con un coltello, provocando automaticamente, senza saperlo, la sua morte. Il ciclo della vita, con questo gesto, tornerà a scorrere naturalmente, in quanto il ritratto avrà la sua forma originaria, e il protagonista, invece, quella determinata dal flusso delle azioni compiute prima di morire.
Il romanzo termina con il sopraggiungere della servitù all’interno della stanza, in cui rimarrà provata e stranita da un uomo ormai irriconoscibile. 

Il Ritratto di Dorian Gray: la critica 

Il Ritratto di Dorian Gray del 20 giugno 1890 rappresenta il Manifesto dell’Estetismo Inglese, riassunto in una delle citazioni presenti all’interno del libro: «Tutta l’arte è completamente inutile». Le reazioni a seguito di tale lettura furono variegate, ma principalmente è possibile constatare come esso venne definito «immorale» perché privo di qualsiasi forma di insegnamento, e da qui la risposta dell’autore: «Non esistono libri morali o immorali. O sono scritti bene o scritti male. Questo è tutto». Tuttavia, è da sottolineare come un messaggio venga mandato al termine del racconto: il perseguimento eccessivo e non curante del piacere può procurare danni a sé stessi e a chi ci circonda.
Nel romanzo del 20 giugno 1890, inoltre, è possibile rivedere una critica contro l’alta borghesia vittoriana, prettamente legata alla forma e all’apparenza. La realtà è che per capire appieno tale scritto bisogna inevitabilmente conciliarlo con il concetto di estetismo misto a quello di edonismo, con il quale si identifica un modo di pensare secondo il quale la ricerca del bene è direttamente proporzionale a quella del piacere. La ricerca dell’equilibrio deriva dalla presenza dell’eleganza, dell’armonia e della bellezza a tutti i livelli: pittorici, scultorei, o letterari. Sono gli anni in cui nasce lo slogan «the art for art’s sake», che indica come la propria vita debba essere intesa in modo da crearne un’opera d’arte. Questo movimento conoscerà il suo exploit in Italia con Gabriele D’Annunzio. 

Wilde dimostra come tutto ciò abbia un prezzo da pagare, e da qui il ritratto: esso rappresenta la parte oscura del protagonista, che in tutti i modi tende a nasconderla al fine di mostrare, all’esterno, soltanto il bello di sé. Tale scopo è certamente raggiungibile, ma alla fine ha delle ripercussioni ben precise che dimostrano ciò che Wilde una volta citò: «l‘arte rende tutto eterno». Il Ritratto di Dorian Gray, comunque, avviò Oscar Wilde alla sua carriera da scrittore, ma contemporaneamente segnò la sua rovina: egli venne arrestato con l’accusa di omosessualità, considerata «criminale» a causa della frequentazione con il giovane Lord Alfred Douglas, a cui lo scrittore irlandese dedicherà una lunga lettera autobiografica pubblicata nel 1905. Fu così che il suo stesso libro, in vista dei contenuti peccaminosi descritti all’interno, fu utilizzato contro l’autore stesso come prova processuale, il che lo porterà ad essere condannato a due anni di lavori forzati nel carcere di Reading. Questi anni segneranno indelebilmente la sua vita, che si spense in solitudine all’età di quarantasei anni.
134 anni dopo, Il Ritratto di Dorian Gray, pubblicato il 20 giugno 1890, è ancora uno dei capolavori della letteratura più controversi e discussi del mondo. 

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons

A proposito di Marianna Piroddi

Classe 1998, nata e cresciuta a Napoli. Da sempre amante della scrittura, sento di aver vissuto in più mondi: dalla musica, all’arte, fino ad arrivare al cinema, alle serie tv e ai libri. Tutti estremamente importanti per la realizzazione della mia persona, senza la quale non avrei potuto viaggiare e vivere più vite simultaneamente. Da poco laureata magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università la Sapienza di Roma.

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