Il 28 luglio 1914 viene ricordato come l’inizio ufficiale della Prima Guerra Mondiale, il conflitto che per quattro anni causerà oltre 17 milioni di vittime in tutto il mondo: una triste dimostrazione di cosa può provocare l’accecante lotta al potere.
28 luglio 1914: un fragile equilibrio
Nell’estate del 1914 l’Europa era diventata una polveriera pronta a esplodere. Le due guerre balcaniche, verificatesi tra il 1912 e il 1913, avevano dato ampia dimostrazione dell’ormai fragile equilibrio europeo. La presa di coscienza delle province balcaniche (Bulgaria, Serbia, Montenegro e Grecia) nei confronti dell’Impero Ottomano, bollato dal XIX Secolo come il “malato d’Europa”, era culminata nella loro indipendenza. Una situazione che preoccupava non poco l’altro grande impero multiculturale, quello austro-ungarico, che temeva una simile escalation all’interno dei propri confini.
A destare particolare attenzione era la questione bosniaca: nel 1909, l’impero asburgico aveva annesso Sarajevo, suscitando il malcontento della Serbia, che puntava a liberare i Balcani dagli austro-ungarici per unificare sotto un’unica guida autoctona la popolazione slava. La tensione tra Belgrado e Vienna raggiunse il suo apice il 28 giugno 1914, quando il giovane nazionalista serbo Gavrilo Princip realizzò l’attentato di Sarajevo. Un mese dopo la situazione precipitò e, dopo un improbabile ultimatum, il 28 luglio 1914 l’Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia. Per non procedere con il conflitto, Vienna aveva chiesto l’attuazione di una serie di misure drastiche per reprimere il crescente nazionalismo serbo: un’istanza che Belgrado interpretò come una lesione della propria sovranità territoriale. Alle ore 15 del 25 luglio l’ultimatum venne respinto e la Serbia mobilitò l’esercito in attesa di una risposta da Vienna, che in effetti arrivò tre giorni dopo.
Così, tra vecchie questioni irrisolte e nuovi interessi nel ribaltamento dello status quo, iniziava il 28 luglio 1914 la Prima Guerra Mondiale. La vecchia diplomazia ottocentesca mostrò tutti i suoi limiti e contraddizioni: i patti segreti stipulati tra le potenze fecero presto divampare il conflitto e così, attraverso una sorta di effetto domino, i Paesi europei iniziarono a dichiararsi guerra a vicenda. Bastarono pochi giorni per rendere chiari gli schieramenti: da un lato gli imperi centrali (Ottomano, Austro-ungarico e tedesco), dall’altro gli alleati, rappresentati principalmente da Francia, Regno Unito e Impero Russo che stipularono una serie di accordi definiti “Triplice Intesa”. Anche l’Impero Giapponese si unì alle forze alleate ma il suo impegno si esaurì con l’occupazione di alcuni possedimenti tedeschi nell’Oceano Pacifico. Il Regno d’Italia, invece, temporeggiò per diversi mesi, fino a quando non diede seguito alle intese con la Triplice Alleanza (accordi tra Roma, Vienna e Berlino) e si schierò nel 1915 al fianco delle forze alleate. Visti i possedimenti extra-europei delle potenze, la guerra si allargò presto negli altri continenti, causando in quattro anni 17 milioni di morti e oltre 30 milioni tra feriti e dispersi.
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