3 novembre 1890, apriva il Gambrinus

3 novembre 1890

Il 3 novembre 1890 apriva il Gambrinus, il più rinomato caffè letterario di Napoli, ritrovo di intellettuali, politici e artisti.

Dal 3 novembre 1890, il Gambrinus è il più rinomato caffè letterario di Napoli: cuore della vita mondana, culturale e letteraria della città. È situato nel palazzo della Foresteria, elegante edificio del 1816 che affaccia su Piazza Plebiscito e Palazzo Reale. È il ritrovo di intellettuali, politici e artisti internazionali per incontrarsi, scrivere e discutere come nella migliore tradizione del caffè letterario, infatti si tratta di uno dei più riusciti locali di ispirazione europea: sintesi di caratteristiche neoclassiche e liberty. Esso ospita anche numerose opere d’arte il cui mantenimento e conservazione è protetto dal Vincolo Storico rilasciato dalla Sovrintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici ed artistici di Napoli. 

La storia del Gambrinus è tortuosa: sbocciò nel periodo della Belle Epoque il 16 maggio 1860  grazie ai fratelli Sergio, tra il 1885 e il 1890 fu ristrutturato, di nuovo chiuso nel 1938 perché considerato luogo di ritrovo antifascista ed infine, agli inizi degli anni 70 riprese vita con qualche complessità da attribuire all’epidemia di colera ed il terremoto. La nascita del Gambrinus è da datare il 3 novembre 1890 in quanto si tratti del giorno in cui venne ribattezzato col nome che porta oggi in onore del re delle Fiandre, inventore della birra. L’idea era quella di fondere, nell’immaginario, le più famose bevande d’Europa: la birra, chiara e fredda, ed il caffè, scuro e bollente. Inoltre la riapertura venne valorizzata dall’ultima conquista della modernità: l’illuminazione elettrica

Tra le numerose figure di spicco eccone elencate alcune assieme alle origini del legame con il Gambrinus, anche prima del 3 novembre 1890.

Impossibile non citare, tra gli intellettuali internazionali, il poeta irlandese Oscar Wilde. Dopo un periodo di prigionia si nascose a Napoli nel 1897 sotto falso nome, con l’intenzione di trovare un po’ di pace fino al marzo 1898. Immancabile la presenza al Gambrinus di Gabriele D’Annunzio, esponente del decadentismo italiano, ai tavolini del quale scrisse la poesia “A’ vucchella“. Benedetto Croce, grande filosofo italiano nel ‘900, sfuggiva ai controlli del regime fascista proprio nelle sale del Gambrinus. Matilde Serao ed Edoardo Scarfoglio fondarono, seduti al Gambrinus, il quotidiano Il Mattino. Ai tempi del Futurismo, movimento d’avanguardia del ‘900, esponenti come Filippo Tommaso Marinetti erano soliti frequentare il Gambrinus in occasione delle “serate futuriste”.

Concludiamo con Jean-Paul Sartre, filosofo francese dell’esistenzialismo che si recò più volte in Italia, a Napoli ed al il Gambrinus, dove scrisse queste riflessioni: “A Napoli ho scoperto l’immonda parentela tra l’amore e il cibo. Non è avvenuto all’improvviso, Napoli non si rivela immediatamente: è una città che si vergogna di se stessa; tenta di far credere agli stranieri che è popolata di casinò, ville e palazzi. Sono arrivato via mare, un mattino di settembre, ed essa mi ha accolto da lontano con dei bagliori scialbi; ho passeggiato tutto il giorno lungo le sue strade diritte e larghe, la Via Umberto, la Via Garibaldi e non ho saputo scorgere, dietro i belletti, le piaghe sospette che esse si portano ai fianchi. Verso sera ero capitato alla terrazza del caffè Gambrinus, davanti a una granita che guardavo malinconicamente mentre si scioglieva nella sua coppa di smalto. Ero piuttosto scoraggiato, non avevo afferrato a volo che piccoli fatti multicolori, dei coriandoli. Mi domandavo: «Ma sono a Napoli? Napoli esiste?»”

Fonte immagine: Wikipedia

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