6 giugno del 1944: lo sbarco in Normandia

6 giugno 1944

Il 6 giugno 1944 si commemora lo sbarco in Normandia, conosciuto anche come D-Day, con il quale le forze Alleate si proposero di liberare il Paese dalla Germania nazista. 

La Seconda Guerra Mondiale prima del 6 giugno 1944

La Seconda Guerra Mondiale si svolse dal 1939 al 1945, e vide le Forze dell’Asse, formate da Germania, Italia e Giappone, schierate contro le potenze Alleate, ovvero Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Unione Sovietica. L’evento scatenante di tale conflitto è ravvisabile sicuramente nell’invasione della Polonia da parte della Germania Nazista, a seguito della firma del patto di non aggressione con l’Unione Sovietica, conosciuto anche come Molotov-Ribbentrop: ciò permise alle truppe tedesche di entrare nel Paese senza temere ripercussioni russe, e contemporaneamente portò alla dichiarazione formale di guerra sia di Inghilterra che di Francia. 

Nei successivi sette mesi la guerra rimase in stallo, permettendo alla Germania di occupare sia Danimarca che Norvegia, e facendo sì che la maggioranza dell’Europa settentrionale fosse sotto il controllo di Hitler. L’obiettivo principale divenne quindi la Francia, che difatti venne occupata nel 1940; essa, nonostante fosse dotata di un esercito all’avanguardia molto numeroso, non riuscì a contrastare la cosiddetta “guerra lampo” condotta dalle truppe tedesche, che inaugurarono tale tattica militare basata sull’accerchiamento e la distruzione del nemico con manovre rapide e nei punti più deboli. 

Il 14 giugno, quindi, segna il giorno in cui i nazisti occuparono Parigi. Tale evento venne conclamato maggiormente con la firma dell’armistizio da parte del Presidente Philippe Pétain, il che portò la sovranità del governo di Vichy a essere limitata unicamente alla zona meridionale del Paese. La Francia, così, divenne uno stato satellite della Germania di Hitler, il quale avrebbe interrotto tutti i rapporti diplomatici con la Gran Bretagna. 

6 giugno 1944: l’Operazione Overlord

Con la Conferenza di Teheran si riunirono i tre leader principali delle forze Alleate: Roosevelt, Stalin e Churchill, i quali decisero di impegnare le proprie forze per la liberazione della Francia, dando vita all’operazione conosciuta con il nome in codice Operazione Overlord. I cosiddetti «Tre grandi» si sarebbero uniti unicamente in due occasioni nel corso di tale conflitto, ma ciò non ostacolò l’impatto diretto che ebbe tale rapporto. Difatti, nel dicembre 1943 il generale Dwight D. Eisenhower formò la commissione per pianificare le operazioni navali, aeree e terrestri in Normandia, e a ciò seguì l’organizzazione puntuale delle sommosse militari al fine di creare dei diversivi in seno alle forze tedesche. Si stima che le industrie britanniche aumentarono la propria produzione raggiungendo circa nove milioni di tonnellate di rifornimenti che attraversarono l’Oceano Atlantico, per passare dal Nord America alla Gran Bretagna. Allo stesso modo più di 1,4 milioni di soldati statunitensi giunsero in Europa per partecipare. 

L’Operazione Overlord, inaugurata il 6 giugno 1944, aveva lo scopo di garantire la sconfitta della Germania: divenne così necessario assicurare una presenza Alleata in Europa per la prima volta dal 1940. L’apertura di un secondo fronte non solo avrebbe indebolito la Germania a causa della perdita di numerose risorse naturali, così come di zone geograficamente strategiche, ma avrebbe alleggerito la pressione sull’URSS. Lo sbarco in Normandia del 6 giugno 1944 è definito il più grande piano strategico navale, aereo e terrestre della storia, che richiese una cooperazione senza precedenti tra armate provenienti da tutto il mondo. A quest’operazione parteciparono attivamente non solo truppe statunitensi e britanniche ma anche australiane, polacche, belghe, olandesi, norvegesi, olandesi, greche e provenienti dalla Repubblica Ceca, così come dalla Rhodesia. 

Obiettivi e ostacoli dell’Operazione Overlord 

L’Operazione Overlord scattò il 6 giugno 1944 dopo ben due anni di preparazione al fine di presentarla il più organizzata possibile. È noto, infatti, che la Normandia fosse il frutto di una scelta prettamente strategica: il fine divenne ingannare l’esercito tedesco, che credeva in un possibile sbarco nella zona del Pas-de-Calais, dove, infatti, vennero stanziate numerose truppe. Il 6 giugno 1944, invece, vennero occupate tutte le spiagge della Normandia, da Utah Beach, Omaha Beach, Gold Beach, Juno Beach e Sword Beach, il che, come preannunciato, è ravvisabile come la più grande operazione militare anfibia e aerotrasportata nella storia della Seconda Guerra Mondiale.  

Il suo intento fu sconvolgere i piani del nemico paralizzandone le scelte. Essa, sfruttando al meglio la mobilità determinata dalla dispersione delle forze, permise di trarre profitto dalla sorpresa tattica, aumentando, quindi, le chance di un eventuale successo. Fu così che uomini provenienti da tutto il mondo decisero di unirsi a tale causa: 156.000 soldati e 20.000 veicoli sbarcarono sul territorio, grazie al trasporto di 1213 navi da guerra, 736 navi appoggio, 864 navi da carico e 4126 mezzi da sbarco.  

Lo sbarco in Normandia diede inizio ad una lunga campagna per liberare l’Europa nord-orientale dall’esercito nazista. Nelle prime ore del 6 giugno 1944 le forze alleate utilizzarono i paracadute per dare inizio all’assalto via mare, conquistare i porti e accedere ai villaggi, e difatti esse riuscirono a istituire un punto di appoggio al largo della costa, il che permise l’avanzamento verso l’interno del Paese. 

Riuscire a creare un corridoio verso il Nord Europa certo non incontrò pochi ostacoli: la zona del bocage, caratterizzata da fitte siepi, risultò difficilmente penetrabile, il che creò sicuramente un vantaggio in capo all’esercito tedesco, ma questo non scoraggiò le truppe alleate, anzi, si decise di apprendere dagli errori del passato. È così che molteplici fattori risultarono fondamentali per sancire la vittoria: prima di tutto il dominio aereo, che permise di svolgere le ricognizioni dall’alto al fine di apprendere il maggior numero di informazioni sulle difese costiere del Reich; in secondo luogo il controllo dell’Atlantico e successivamente l’allontanamento delle truppe tedesche prima in Italia e poi in Bielorussia. 

Le fasi finali dell’operazione e la memoria

Dieci settimane dopo il 6 giugno 1944, così, gli Alleati riuscirono ad invadere la costa sud della Francia, il che permise loro di farsi strada anche in Germania. Le principali zone di interesse, inoltre, furono Bayeux, Cherbourg, Saint-lo, Caen e la sacca di Falaise, con cui si intende un’area compresa tra quattro città, e in cui si svolse la fase finale della battaglia di Normandia, che sancì il ritiro delle truppe tedesche verso la Senna, a seguito della perdita della maggioranza degli equipaggiamenti. 

Il 6 giugno 1944 ha sicuramente rappresentato un punto di svolta nella Seconda Guerra Mondiale. Per rievocare la data, oggi è possibile visitare i cimiteri militari, tra cui il Cimitero americano di Normandia a Colleville-sur-Mer, in cui si ergono le croci bianche in nome dei soldati caduti, e contemporaneamente numerosi musei dedicati a tale giorno, ad esempio il Museo dello Sbarco ad Arromanches o il Centro Juno Beach a Courseulles-sur-Mer, in cui è possibile consultare l’archivio storico di quegli anni. Inoltre, in Normandia, ogni giorno alle 16.30 si svolge la «cerimonia della bandiera», con il quale essa viene dispiegata al suono dell’inno nazionale. 

 Fonte immagine articolo “6 giugno 1944: lo Sbarco in Normandia”: Wikipedia

A proposito di Marianna Piroddi

Classe 1998, nata e cresciuta a Napoli. Da sempre amante della scrittura, sento di aver vissuto in più mondi: dalla musica, all’arte, fino ad arrivare al cinema, alle serie tv e ai libri. Tutti estremamente importanti per la realizzazione della mia persona, senza la quale non avrei potuto viaggiare e vivere più vite simultaneamente. Da poco laureata magistrale in Relazioni Internazionali presso l’Università la Sapienza di Roma.

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