Robin Williams, dieci anni dalla scomparsa di un mito

Robin Williams Omaggio

Robin Williams, l’iconico protagonista di indimenticabili pellicole come L’Attimo Fuggente, Mrs Doubtfire e Will Hunting (che gli valse l’Oscar) nonché grande comico che lanciò personaggi come l’alieno Mork, ha lasciato questo mondo esattamente dieci anni fa. Volendo usare un linguaggio moderno, si potrebbe dire che non c’è persona tra gli appartenenti alla Generazione  X, o Y o i Millennials (come me) che non ricordi la sua incredibile personalità, la sua verve e la capacità di passare da un personaggio divertente ad uno drammatico scivolando tra l’uno e l’altro con sorprendente abilità e bravura. Questo grazie agli studi approfonditi alla Juilliard School, meta ambita di chiunque voglia lavorare nel mondo dello spettacolo, ma anche grazie alla sua personalità piena di sfaccettature quanto un dado di Dungeon & Dragons

Non molti oggi sanno che dietro alle esilaranti battute di Robin Williams, al suo viso aperto e sorridente e alla sua verve, si nascondeva un animo delicato, un uomo forte e fragile insieme come un cristallo. Con una sensibilità che qualche lo portava ad isolarsi, a tornare quel bambino silenzioso che era stato nell’infanzia, quando a causa del lavoro di suo padre, cambiava spesso città, riuscendo difficilmente ad integrarsi con i compagni di scuola. Soltanto a sedici anni, Robin riuscì a sciogliersi, partecipando ad un contest per studenti nella scuola maschile che frequentava – molto simile al college di Attimo Fuggente – mettendo in scena un pezzo divertente che ebbe successo. La Juilliard gli diede gli strumenti per creare quelli che in futuro sarebbero diventati personaggi destinati a restare nella leggenda. In quegli anni, Robin conobbe Christopher Reeve, che sarebbe diventato il Superman per eccellenza negli anni 80 e a cui rimase vicino anche dopo il tragico incidente a cavallo che rese l’attore tetraplegico. I due rimasero legati fino alla morte di Reeve nel  2004. 

Quando arrivò la proposta per il ruolo di Mork in Happy Days, Robin Williams lavorava come attore mettendo in scena i suoi sketches in strada. Fu notato da uno degli autori dello show prodotto da Garry Marshall (Happy Days, per l’appunto, Pretty Woman e Ragazze Vincenti) che non era convinto all’inizio ma che dovette arrendersi nel vedere il successo che quel personaggio ottenne con un singolo episodio. Mork & Mindy fu l’inizio dell’ascesa, un successo inaspettato che tuttavia portò Williams a perdersi per un po’, a causa delle droghe, un vizio superato dopo che il suo amico, l’ attore John Belushi morì di overdose nel 1982. Negli anni successivi, dopo la fine dello show di Mork & Mindy che segnò una piccola battuta d’arresto, l’attore visse per un po’ una vita familiare e tranquilla in campagna, continuando però a fare Stand Up Comedy, la cosa che preferiva di più. Già da allora, Robin Williams alternava momenti di totale assenza, in cui si ricaricava e si concentrava prima di salire sul palco. Una volta fuori, ci metteva tanta di quell’energia da sembrare come sparato sul palco da un razzo. Era adrenalina pura. 

Nel frattempo, però, il suo primo matrimonio con Valerie Velardi finì. Qualcuno insinuò una relazione con l’allora baby sitter del loro figlio, Zachary. La verità è che Marsha Garces ebbe una relazione con William solo dopo la fine del matrimonio. Robin Williams amò profondamente i suoi figli e l’essere padre. Giocava con loro da pari a pari ed è tuttora ricordato con amore da Zak – dal primo matrimonio, appunto – Zelda e Cody, nati dal matrimonio con Marsha Garces. Robin Williams si sarebbe sposato poi una terza volta con Susan Schneider, una graphic designer conosciuta nel 2009, che gli rimase accanto fino alla fine. 

Robin Williams Omaggio - premiere di Happy Feet 2006  con Zelda
Robin Williams Omaggio – premiere di Happy Feet 2006 con sua figlia Zelda

Per Robin Williams la vera fama al cinema arrivò con Good Morning Vietnam, cui seguirono successi come L’ Attimo Fuggente, Risvegli, Hook Capitan Uncino e Mrs Doubtfire, per citarne alcuni. Fu probabilmente durante la lavorazione di Risvegli, che Robin Williams iniziò a riflettere sulla  mente umana, sulla sua complessità e il modo in cui influisce sulle emozoni, nelle decisioni, nel modo di vedere le cose e il mondo intorno a sé. Le sensazioni, riguardo al mondo circostante erano molto importanti per Williams, così come la consapevolezza che esistono al mondo persone meno fortunate. Fu la spinta per lui e per altri rappresentanti della comicità e dello showbusiness per creare degli spettacoli di beneficenza e l’attore, con il supporto degli amici Billy Crystal e Whoopi Goldberg  fondò anche un’organizzazione benefica. Il legame con la star di Harry ti presento Sally fu molto importante per Robin Williams, poiché era una delle poche persone che stavano con lui per sincero affetto e non perché volevano ottenere qualcosa, come spesso accadeva nell’ambiente, come lo stesso Williams disse alla stampa, parlando della loro amicizia. 

Negli anni, Robin Williams ha guadagnato un numero incredibile di candidature ai premi più importanti, vincendone tuttavia pochi, forse per il suo controverso modo di recitare o per il suo modo di stare sul set. Sono innumerevoli i video presenti sul web, in cui fa ridere cast e crew con improvvisazioni che ritardano di qualche minuto il ciak si gira. Era talmente esilarante che ai suoi colleghi ci voleva un bel po’ per riprendersi. Come accennato, Robin Williams sapeva interpretare ruoli comici e drammatici con la stessa scioltezza ma il suo sguardo, una volta spente le telecamere o anche le luci della ribalta, nei suoi esilaranti One man show, diventava serio, pensieroso, a volte anche un po’ triste, come se gli mancasse qualcosa.  Era sempre irrequieto e faceva sport per non pensare troppo – ciclismo, possedeva una collezione di biciclette – e per combattere la sua inquietudine e il senso di inadeguatezza che lo accompagnò fino alla fine. 

I veri problemi di salute di Robin Williams iniziarono nel 2009, quando a causa di un malore gli fu sostituita la  valvola aortica e riparata la valvola mitrale con una di tessuto animale. Quest’altra battuta d’arresto molto probabilmente lo rese ancora più sensibile, rispetto alle sue emozioni, che nascondeva dietro le sue esilaranti improvvisazioni e per un periodo fece uso di alcool. Anni dopo, quella profonda malinconia, diagnosticata erroneamente come depressione, si rivelò l’avvisaglia di qualcosa di più serio: una grave malattia degenerativa, simile al Parkinson che presenta tra i sintomi anche allucinazioni e perdita della memoria, oltre ad una serie di disturbi fisici di cui l’attore soffrì molto nell’ultimo anno di vita. Fu trovato privo di sensi la mattina dell’11 agosto 2014 nella sua casa in California. L’autopsia confermò che l’attore si era tolto la vita e la Demenza dei Corpi di Lewy. 

Robin Williams aveva la capacità di trasformare i suoi problemi in monologhi esilaranti. Era il suo modo di reagire, di combattere quell’ansia che lo attanagliava da sempre. Nella sua vita superò ogni cosa, dalla droga, l’alcool, la sua operazione al cuore, la depressione specialmente dopo che l’industria cinematografica e il pubblico lo avevano dimenticato ma poi li raccontava in modo scoppiettante e sì, anche sincero, edulcorando la realtà con battute irresistibili. Ma tutto ad un tratto, la sua salute lo costrinse a collocarsi su una dimensione umana, fin troppo terrena, fatta di tremori, di disturbi e di allucinazioni durante le quali solo il cielo sa cosa lui vedeva. Era diventato  serio, pensieroso in ogni istante, sciupato e stanco.  Avrebbe potuto vivere ancora per qualche anno e certo non sarebbe stato affatto semplice ma non sarebbe certo rimasto solo. Tuttavia, forse per non essere di peso alla famiglia o forse perché per lui era decisamente troppo, Robin Williams ha scelto di chiudere il sipario in anticipo. 

Robin Williams Omaggio - Stella sulla Walk of Fame
Robin Williams Omaggio – Stella sulla Walk of Fame

Per molte generazioni, attuali e future, a meno che non siano appassionate o studiose di cinema, resta solo un attore ma la verità è che Robin Williams era un grande artista, con una passione immensa per il suo lavoro e per le persone che lo circondavano, a cui regalava sempre un sorriso, magari sacrificandone uno per sé. Per me e per la mia generazione, Robin Williams ha rappresentato la gioia, il divertimento e l’amore per il prossimo – valore che di questi tempi è in calo peggio che in borsa – e quanto possano essere un piccolo passo per cambiare il mondo, come ha dimostrato interpretando il meraviglioso Patch Adams. Robin Williams ha dato moltissimo all’industria cinematografica,  alla sua famiglia e al mondo, sempre con un pizzico di follia perché, come lui stesso diceva: Vi è concessa solamente una piccola scintilla di pazzia. Se la perdete, non siete nulla. Non fatelo, ve lo dico col cuore. Non perdetela mai, perché custodisce la vostra vita! Perciò ai lettori dico Carpe Diem! E a lui dico: Nano Nano, Robin.

Immagine in evidenza: elaborazione grafica con immagine da Deposit Photo. Immagini articolo: Deposit Photo. 

 

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