Contro lo sfruttamento delle piattafome streaming, il grido di denuncia della Cooperativa Artisti 7607
«Gli stati membri provvedono a che gli autori e gli artisti (interpreti ed esecutori), se concedono in licenza o trasferiscono i loro diritti esclusivi per lo sfruttamento delle loro opere o altri materiali, abbiano il diritto di ricevere una remunerazione adeguata e proporzionata.
Gli stati membri provvedano a che gli autori e gli artisti (interpreti o esecutori) ricevano, almeno una volta all’anno e tenendo conto delle specificità di ciascun settore, informazioni aggiornate, pertinenti e complete sullo sfruttamento delle loro opere ed esecuzioni da parte di coloro ai quali hanno concesso in licenza o trasferito i diritti oppure da parte degli aventi causa, in particolare per quanto riguarda le modalità di sfruttamento, tutti i proventi generati e la remunerazione dovuta.»
Questo è quanto si legge negli articoli 18 e 19 della Direttiva UE 2019/790 sui diritti d’autore e sui diritti connessi nel mercato unico digitale. Parole che dovrebbero garantire remunerazione adeguata, proporzionata e obbligo di trasparenza. Dovrebbero.
A tutela delle infrazioni perpetrate ai danni di interpreti ed esecutori, la Cooperativa italiana degli Artisti, ARTISTI 7607, che dal 2013 svolge attività di amministrazione e intermediazione dei diritti connessi ai diritti d’autore spettanti agli artisti interpreti ed esecutori, fa sentire la propria voce, denunciando lo sfruttamento delle piattaforme streaming che, nonostante la loro crescita esponenziale, omettendo i dati completi degli utilizzi, concedono compensi irrisori, non corrispondendo i diritti connessi degli artisti.
Per diritti connessi al diritto d’autore si intende il compenso di artisti interpreti ed esecutori per l’utilizzazione del proprio lavoro, per mezzo di società di collecting societies, intermediarie tra gli utilizzatori e gli artisti. Un compenso importante, spesso fonte primaria di reddito per gli artisti emergenti.
Tanti gli artisti uniti in questa battaglia. Elio Germano, Valerio Mastandrea, Neri Marcorè, Paolo Sassanelli, Ambra Angiolini, Corrado Guzzanti, Vinicio Marchioni, e tanti altri, stretti in una lotta per rivendicare i diritti di quei lavoratori, troppo spesso non riconosciuti come tali, senza i quali i televisori sarebbero delle scatole vuote. Per sostenere i diritti di quei lavoratori che hanno colmato, con la loro arte, il vuoto di giornate costrette nei perimetri delle nostre abitazioni. E, paradossalmente, quelli più colpiti dalla crisi pandemica che stiamo vivendo, che ha evidenziato, accentuato, la fragilità del settore.
Non è equo questo compenso: questo il grido di denuncia della Conferenza Stampa, tenutasi il 15 aprile, per accendere un faro sulla sproporzione tra gli introiti delle piattaforme e il compenso economico degli artisti. Per far luce sulla verità e denunciare i giganti dell’intrattenimento online che subordinano ai loro guadagni i diritti dei lavoratori e le leggi che regolamentano tali questioni.
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