Cala il sipario su un’altra lucente stella del panorama artistico italiano e internazionale. Lascia definitivamente il palcoscenico l’immensa ballerina Carla Fracci, e lo fa ancora una volta in punta di piedi, elegantemente e con strettissimo riserbo sul male che ha spento la sua vita, ma non la sua essenza. Carla Fracci esala l’ultimo respiro nella sua casa di Milano la mattina del 27 maggio 2021 a 84 anni, dopo una coraggiosa e lunga battaglia contro un tumore che non ha lasciato scampo.
Danza e spettacolo in lutto, perché a lasciarci è la regina della danza, soave e leggera come una libellula, ma tenace e forte come una roccia.
Carla Fracci. Una vita per la danza
Cade il suo corpo in questa vita, ma la sua danza vivrà in eterno, insieme alla sua grazia e a tutto quanto ha coltivato con dedizione e insegnato con amore. «Eterna fanciulla danzante», così la definisce il poeta Eugenio Montale. E chiunque l’abbia incontrata e conosciuta, chiunque abbia lavorato e collaborato con il suo prestigio, riconosce in lei una meravigliosa creatura, destinata a sopravvivere alla stessa morte.
Una vita in volo quella di Carla Fracci, beniamina della danza classica e grazia fatta persona. Una vita in volo sì, eppure ribadendo lei stessa la concretezza di un’infanzia e crescita tra le necessità che il duro periodo della guerra imponeva, mai dimenticando la genuinità contadina delle campagne mantovane in cui è vissuta per un periodo, l’umiltà delle sue radici che mai sono state annebbiate dalla fama.
La tenacia, l’impegno, la professionalità hanno vinto sulle difficoltà. Ciò Carla Fracci ha saputo egregiamente dimostrarlo: la concretezza di una vita dedita al lavoro, la durezza del periodo bellico e di una società piegata dalle difficoltà evidenti, non hanno mai vinto la sua eleganza, la sua impeccabilità, pur nel rigore di una tecnica puntuale che lo studio della danza classica impone.
Un’artista davvero unica, la cui anima in principio doveva destreggiarsi tra poesia e talento da un lato, e dall’altro una sorta di insofferenza ai rigidi schemi del balletto e della disciplina. Col tempo, e grazie al provvidenziale incontro con la magnifica prima ballerina della Royal Ballet Margot Fonteyn, la Fracci comprende il senso del duro lavoro e del necessario spirito di sacrificio che un’arte come la danza richiede per raggiungere l’eccellenza, passando ovviamente per il cuore e il talento, al fine di produrre poesia.
La sua bellezza, la sua dolcezza, il rigore e l’unicità giungono anche all’estero, dopo essersi guadagnata il titolo di “Prima ballerina” a soli 22 anni presso il Teatro alla Scala di Milano, sua patria. Giunge infatti alla Royal Ballet di Londra e presso altri prestigiosi teatri, e dalla fine degli anni Sessanta ballerina ospite dell’American Ballet Theatre. Lavora al fianco dei migliori ballerini internazionali, tra cui l’immortale Rudolf Nureyev, creando un sodalizio artistico che incanta mezzo mondo per oltre un ventennio. Ha interpretato magistralmente diversi ruoli di repertorio, da La bella addormentata a Sylphide, da Cenerentola a Romeo e Giulietta, passando per i celebri Lago dei cigni e Lo Schiaccianoci. Ma il “suo personaggio”, quello tatuato sulla sua anima è sicuramente la struggente, toccante e delicatissima Giselle, la giovane contadinella innamorata, coi capelli sciolti per la disperazione di un amore rinnegato e un leggerissimo tutù degas, grazie al cui ruolo (e non solo) entrerà per sempre nella storia del balletto, conquistando i cuori, le menti e la stima del pubblico, dei colleghi, di insegnanti e allievi. Merito la sapienza tecnica, la leggerezza e una spiccata capacità interpretativa, che hanno fatto di lei un’incredibile e straordinaria étoile. E ciò che l’ha resa ancor più speciale agli occhi dei grandi e giovani ballerini è un importante monito in cui Carla Fracci ha sempre fermamente creduto: «La tecnica c’è ma non va esibita… La danza non è piedi e gambe. È testa!». Un monito che racchiude tutta la sua poetica, il suo modo di essere e di esprimere.
In effetti, quando ballerine del calibro di Carla Fracci calcavano e calcano il palcoscenico, risulta impossibile staccare loro gli occhi di dosso. Quelle linee, l’armonia, la grazia. E il cuore, il talento, la bellezza rendono la danza un’arte unica e straordinaria, passando per il dolore, il sacrificio e la ligia tecnica che, come la Fracci afferma, non vanno esibiti in pubblico, ma stazionano dietro le quinte, pronti a trasformarsi in energia, aria, fuoco, forza, delicatezza e bellezza una volta che i piedi calcano il palcoscenico. L’emozione e il cuore veicolano il messaggio che l’anima intende trasmettere attraverso il corpo, le mirabili coreografie, la schiena dritta e i piedi in punta.
Una carriera longeva e rosea quella di Carla Fracci. Dopo aver lasciato la Scala (in seguito a una polemica) diviene l’étoile italiana più famosa al mondo. Giunge a Napoli alla fine degli anni Ottanta, divenendo direttrice del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo, e poi dell’Arena di Verona negli anni Novanta. Dagli anni Duemila svolge il medesimo ruolo presso il Teatro dell’Opera di Roma.
«Prima ballerina assoluta», così scriverà di lei il New York Times. Dedita al valore del suo lavoro, impregnata dell’insegnamento familiare che il successo va guadagnato. Ed è ciò che Carla Fracci porta avanti con dedizione, anche dopo il matrimonio con Beppe Menegatti, che supporterà sempre il suo lavoro, e dopo la maternità.
Carla Fracci. Non solo Teatro
Ma la danza di Carla Fracci non si esprime solo in repertori di balletto in Teatro. Ben prima di Roberto Bolle offre un fondamentale contributo alla danza, portandola in contesti pop e cinematografici: nel ’67 con Scarpette rosa di Vito Molinari, in molti show, nel famoso sceneggiato tv su Giuseppe Verdi, interpretando da attrice Giuseppina Strepponi, fino alla sua recente partecipazione alla docufiction su RaiPlay Corpo di ballo.
Il suo impegno per la diffusione e la difesa del balletto è evidente anche nella sua lotta contro lo smantellamento dei Corpi di Ballo dalle fondazioni liriche.
La sua storia, densa di passione e dedizione, è raccolta nell’autobiografia Passo dopo passo (2013), da cui verrà fuori una fiction Carla con Alessandra Mastronardi. Insomma quel candore, espresso nei bianchi vestiti con cui spesso è apparsa in scena ospite di programmi televisivi; quel sorriso dolce, il rigore della forma, la grazia, la bellezza e l’amore per la sua arte, rendono Carla Fracci una ballerina mirabile, eccelsa, inimitabile, e un’anima immortale, rapendo cuori e occhi di quanti hanno avuto la fortuna e il desiderio di ammirare le sue pregevoli esibizioni coreografiche.
Sicuramente starà eseguendo il suo passo d’addio con il suo grande partner artistico Nureyev. Carla Fracci continuerà a danzare per sempre, lì tra le stelle, lasciando qui in questo mondo una traccia importante nel cuore di tutti. E ogni ballerino e ballerina porterà senza dubbio dentro sé il suo charme e il suo insegnamento. Ogni danzatore e danzatrice non potrà evitare di avvertire in sé quella grazia, facendola propria, e riuscendo così ad esprimere il miracolo delle emozioni, della passione, della rabbia, del dolore e dell’amore a passi di danza, ciò in cui è riuscita la mitica Carla Fracci.
«La danza è poesia perché il suo fine ultimo è esprimere sentimenti, anche se attraverso una rigida tecnica. Il nostro compito è quello di far passare la parola attraverso il gesto»
(Carla Fracci)