I contraccettivi gratuiti nel nostro Paese sono ancora in fase di “lancio” e infatti solo in alcune regioni si possono ottenere, secondo modalità e regole specifiche.
La contraccezione in Italia, soprattutto quella gratuita, si può considerare ancora un lusso, ma esistono alcuni casi che permettono di accedervi in modo semplice e poco dispendioso.
La prima regione ad avviare la diffusione dei contraccettivi gratuiti è stata la Puglia, nel 2008, e ora ci provano anche Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia e da novembre scorso anche la Toscana, mentre altre aree del paese ancora arrancano.
Le ultime posizioni per la contraccezione gratuita sono occupate dall’Abruzzo, dal Molise e dalla Sicilia con indicatori che non superano il 31/33%. Un servizio pressoché inesistente, così come al Meridione, dove si concentrano la maggior parte delle nascite.
Contraccettivi gratuiti: dove ottenerli e a chi spettano
La distribuzione di contraccettivi gratuiti avviene nei consultori, ed è rivolta alle donne sotto i ventiquattro anni, alle donne che hanno già abortito, a quelle che si trovano nel periodo post parto, alle immigrate senza permesso di soggiorno, a tutte le donne che hanno diritto all’esenzione del ticket.
Le regole però cambiano di regione in regione: ad esempio, in Emilia Romagna ne possono usufruire uomini e donne di età inferiore ai ventisei anni, e per determinate categorie è previsto anche l’inserimento o la rimozione di impianti extrauterini (solo in specifici casi).
I metodi contraccettivi gratuiti sono: spermicidi, contraccezione sottocute, spirale, metodi di barriera, pillola estroprogestinica, cerotto transdermico, anello contraccettivo, pillola del giorno dopo e sono distribuiti nei consultori, negli ambulatori ginecologici pubblici, e in alcune farmacie che aderiscono all’iniziativa detta “di continuità”. In questo caso però è prevista la prescrizione medica.
Ricordiamo che oltre al tradizionale preservativo è offerta gratuitamente anche quella che viene definita contraccezione di emergenza (pillola del giorno dopo), utilizzata per ridurre il rischio di gravidanza dopo un rapporto non protetto o a rischio.
Comunque sia, per poter ottenere contraccettivi gratuitamente è necessario far fede ad alcuni parametri regolati da delibere regionali. Innanzitutto è necessario essere iscritti al Servizio sanitario nazionale ed essere residenti e assistiti. Possono accedere al servizio anche i richiedenti asilo o i beneficiari di protezione, i titolari di tessera STP (Stranieri temporaneamente presenti) o PSU(Permesso di soggiorno per motivi umanitari).
Ma come è stato chiarito, il servizio non è attivo in tutte le regioni, dunque non è accessibile a tutti.
L’Italia da questo punto di vista registra delle arretratezze rispetto ad altre realtà dove il tema contraccezione è molto sentito e discusso e si concretizza in numerose misure per quanti ne hanno bisogno. A livello nazionale la spinosa quanto importantissima questione è stata delegata alle Regioni e in alcuni casi alle singole Asl, ma anche direttamente all’iniziativa dei consultori e degli ospedali.
Nelle regioni italiane interessate, i metodi contraccettivi gratuiti sono rivolti:
- A tutte le donne e gli uomini di età inferiore a 26 anni;
- A tutte le donne di età compresa tra 26 e 45 anni entro 24 mesi dall’interruzione di gravidanza se in possesso di una esenzione per disoccupazione (E02) o per lavoratrici colpite dalla crisi (E99);
- A tutte le donne di età compresa tra 26 e 45 anni entro 12 mesi dal parto se in possesso di una esenzione E02 o E99.
Per riceverli gratuitamente è opportuno recarsi presso un consultorio o un ambulatorio per effettuare un colloquio informativo e sottoporsi a visita specialistica.
Ricordiamo che in Italia la contraccezione gratuita è regolamentata dalla legge numero 405 del 1975, che istituisce i consultori, all’articolo 1, indicando tra gli obiettivi di tali strutture anche quello di fornire i mezzi necessari ad una procreazione responsabile.
Nel caso delle realtà in cui la contraccezione è gratuita ed è rivolta a determinate fasce d’età, sono le regioni stesse ad acquistare il contraccettivo che poi viene distribuito nelle strutture presenti sul territorio.
Ultimo aspetto che contribuisce non poco alla lentezza burocratica che caratterizza l’iter di molte regioni che ancora non offrono la possibilità di ricevere contraccettivi gratuiti, è la scarsa presenza di consultori: se ne conta uno ogni 35mila abitanti.
Immagine in evidenza: Pixabay
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