Daphne Caruana Galizia è morta il 16 ottobre del 2017, a 53 anni, e a pochi metri dalla sua casa di Bidnija, a nord dell’isola di Malta. Una bomba radiocomandata a distanza ha fatto esplodere la sua auto, una Peugeot 108, mentre era diretta in banca. Qualche settimana prima, infatti, il Ministro dell’Economia Maltese aveva fatto congelare i suoi conti correnti, come misura cautelare per un articolo in cui la giornalista lo accusava di essersi recato in un bordello durante una visita di Stato in Germania. Tre sono gli uomini accusati di essere gli esecutori materiali dell’uccisione: si tratta di Vincent Muscat e dei fratelli George e Alfred Degiorgio, dichiaratisi non colpevoli davanti al giudice. Ma dei mandanti, a cinque anni dalla sua morte, ancora nessuna traccia.
Solo 23 minuti più tardi dell’esplosione, sul blog “Running Cummentary” della giornalista maltese, che aveva scosso gli alti vertici del Governo e della politica, è comparso il suo ultimo articolo. «Ci sono ladri ovunque uno guardi. La situazione è disperata» aveva scritto. Uno dei suoi tre figli, Matthew, è stato il primo ad arrivare. «Ho visto parti del corpo di mia madre intorno alla sua automobile bruciata. Ho capito che non c’era speranza».
Di seguito, un estratto della prefazione al testo di Roberto Saviano: «Il libro che hai tra le mani, cara lettrice, caro lettore, è sacro. Sacro diventa ciò che paghi con la vita. Sacro come le scelte che hanno la forza dell’irrevocabilità, l’intensità dell’ossessione, la cura dell’amore, la febbre dell’inquietudine, la speranza della poesia. Daphne Caruana Galizia aveva iniziato a costruire questo libro per dare una fisionomia organica e coesa al suo lavoro, ma l’hanno uccisa prima che potesse completarlo. È bastato che un sms fosse inviato da una barca vicina alla costa a una scheda collegata all’ordigno piazzato nell’auto di Daphne per innescarlo e farlo esplodere. Un sms con questo testo: #Rel1=On. In inglese to rely on significa “fare affidamento su”. Un codice che forse racchiudeva in una sigla una sinistra certezza: fare affidamento sul tritolo. E il tritolo è stato puntuale nella sua affidabilità. Ha fermato Daphne. L’ha dilaniata. Vorrei che questo libro finisse tra le mani di tutte le donne. Perché? Perché Daphne è stata pienamente donna, o così mi appare ogni qual volta mi occupo della sua vita. Ha vissuto la difficile conciliazione tra la protezione dei propri figli e il coraggio di osare senza sosta. Ha visto sgretolarsi il proprio equilibrio familiare, in molti momenti recuperandolo nella dimensione irrazionale che è il mastice delle relazioni: il bene che continuava a legarla ai figli Matthew, Andrew, Paul, e a suo marito Peter. Ha dovuto fronteggiare i pregiudizi che la volevano innocua redattrice di articoli di costume, ha persino difeso la sua passione per i giardini, per fiori e bulbi, per concimi e siepi, di cui scriveva e da cui traeva risorse economiche e spirituali per proseguire il lavoro d’inchiesta. Forse solo una donna può comprendere quello spazio che la rende se stessa, cosciente di poter agire rischiando ma senza sentirsi in colpa per esporre i propri figli e la propria vita. Perché dico questo? Perché molte donne sono capaci di tradurre l’abitudine a subire pregiudizio e diffidenza non in senso di sconfitta o rancore ma in ispirazione al cambiamento. Qui una donna sola con la sua penna osa parlare del sangue marcio dell’economia, e da sola si affaccia sulla voragine profonda più dell’oceano in cui entra danaro sporco, sporco e ancora sporco da tutto il mondo. Con la potenza degli aggettivi, il tiro dei sostantivi, l’armonia delle locuzioni, usa tutte le munizioni dell’alfabeto. Se hai tra le mani questo libro, significa che l’affidabilità del tritolo è stata un equivoco. L’sms #Rel1=On si è appena mutato in #Rel1=Off: il tritolo non è stato affidabile come i killer si aspettavano, perché dilaniando il corpo di Daphne ha liberato il suo spirito. Nel respiro che stai compiendo mentre leggi queste pagine, un respiro che puoi percepire nitidamente, c’è la vittoria di Daphne: le sue parole ricevono il tuo ossigeno, escono dalle fiamme e tornano a camminare libere.»
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