Le inondazioni degli ultimi due mesi scorsi, causate dalla tempesta Daniel, hanno travolto la Cirenaica, una delle regioni libiche la cui storia più si intreccia con quella italiana. Soprattutto a Derna (Libia), la tempesta ha spazzato via non solo il centro urbano, ma anche la memoria storica.
Qui si contano infatti migliaia di morti, mentre interi quartieri sono stati inghiottiti dall’acqua. Oltre al cordoglio per le vite spezzate e per le grosse difficoltà che incontreranno i sopravvissuti, è inevitabile provare dispiacere anche per la sorte subita dalle testimonianze storiche della città. A Derna, infatti, nel corso dei millenni, si sono avvicendati greci, romani, bizantini, arabi e, in era contemporanea, italiani.
Derna (Libia): storia di un paradiso che non esiste più
Derna (Libia) si estende lungo la costa libica del Mar Mediterraneo e dista meno di mille chilometri da Capo Passero in Sicilia.
Di medie dimensioni (la città contava fino all’inondazione circa 50.000 abitanti), Derna era famosa per il suo clima mite, i quartieri ariosi, la commistione fra architettura araba ed europea.
Furono gli italiani a darle la fisionomia che l’ha caratterizzata fino a pochi giorni fa: al centro delle mire espansionistiche italiche sin dalla fine dell’800, nei primi decenni del XX secolo il centro abitato fu oggetto di grosse trasformazioni che lo resero molto simile a quello di una tipica città moderna europea.
All’antico nucleo urbano, che si trovava a mezzo chilometro dalla costa, gli italiani aggiunsero infatti un nuovo quartiere europeo degradante verso il mare, con un impianto stradale regolare e diversi edifici, sia pubblici che privati. Nel nucleo antico, invece, gli italiani costruirono nel 1916 un ponte sul fiume che lo divideva in due parti.
Durante tutto il periodo coloniale, Derna (Libia) acquistò importanza, fino a diventare la seconda città della Cirenaica, dopo Bengasi, e nel 1939 divenne una Provincia italiana, ufficialmente unita, come le altre tre province libiche, al Regno d’Italia.
Dopo la sconfitta nella Seconda guerra mondiale, i 3.000 italiani residenti in città la lasciarono e Derna, recuperando la propria indipendenza, acquistò una fisionomia propria, fatta di Oriente e Occidente, di atmosfere europee e di forte identità libica.
Il crollo delle dighe alla base della tragedia di Derna (Libia)
La tempesta Daniel ha avuto esiti tragici per Derna (Libia) anche a causa del crollo di due dighe, che hanno riversato più di 33 milioni di metri cubi di acqua sulla città, portando devastazione e morte. Una di queste era stata costruita intorno alla metà degli anni ’70, sotto il governo di Muhammar Gheddafi, con una commessa affidata all’ex Jugoslavia. L’opera fu al centro di diverse polemiche fin dall’inizio: l’area in cui fu realizzata, a detta di alcuni, non era idonea.
Attualmente, moltissimi cittadini di Derna (Libia) sono stati sfollati e al dramma della distruzione, del lutto, della perdita dei beni materiali si unisce quello del trauma psicologico, che colpisce tutti ma in particolar modo i più giovani, strappati alle loro abitudini, impossibilitati a frequentare le scuole, incapaci di capire.
Il governo libico ha annunciato che provvederà a fornire supporto psicologico ai ragazzi in età scolare e luoghi alternativi per assicurare la continuità didattica, visto che il 95% delle scuole di Derna è andato distrutto.
Non possiamo non guardare con intensa partecipazione alla tragedia di una città, che pur da tempo e giustamente indipendente, continuava a portare un po’ della cultura italiana.
Fonte immagine: Wikipedia
Un articolo scritto con mente “fredda” e cuore “caldo”; un racconto autentico e preciso di un disastro. L’ autrice ha rappresentato, con grande sensibilità ed equilibrio, il duplice dramma del lutto di un popolo e quello della perdita di testimonianze storiche della città.