Divagazioni Superflue: racconti sparsi di Frank Iodice

Divagazioni superflue

Divagazioni superflue è l’ultima, nuova opera letteraria partorita dallo scrittore Frank Iodice e pubblicata per Eretica Edizioni.

Nasce, Divagazioni superflue, dopo una gestazione dai limiti temporali effimeri e sfumati, poiché è una raccolta di racconti sparsi, nel mondo e nel tempo. Sono infatti, quelli in Divagazioni superflue, racconti già pubblicati su riviste oppure inediti; scritti in Francia o anche dall’altra parte del mondo, a Buenos Aires (La Catedral del tango, pag.99)

Come dichiarato da lui stesso, l’elemento autobiografico (La figlia di Rapaccini, pag. 9, è dichiaratamente autobiografico) dirige l’ispirazione di Frank Iodice, guardiano notturno nella città di Nizza, in Francia. La notte è la compagna della sua penna.

Prendono così le forme dell’oscurità i suoi personaggi e l’atmosfera che esala ognuno di questi racconti, che non emanano luce se non quella del mistero di volti incontrati nella hall di un albergo o per le strade contraddittorie di città sudamericane, è quella macabra dei sottopassaggi ferroviari.

L’impuro di questa raccolta, per non dire la sua sozzura o ancora semplicemente l'”umano”, è visivo: la copertina ce ne dà solo un’anticipazione, esattissima. Si intitola Cacacuo – Sapore di casa, il suo autore è Alessandro Bellucco e a sceglierla è stato lo stesso Frank Iodice: ha visto in essa tutta la bestialità racchiusa in Divagazioni Superflue.

Cacacuo – Sapore di casa è facile da associare a un preciso racconto: si intitola Il mignolo rotto, a romperselo è Sabina mentre va in bici. Qui l’autore è interpellato chiaramente, in un racconto che diventa un interloquire con un altro sé immaginario che prende tante forme quante il lettore può intuirne. Un interlocutore che sbotta come esausto: «Frank, tu racconti soltanto storie, non credo a nulla di quello che dici».

Divagazioni Superflue: come un veilleur de nuit è poeta

Fermenta di vita Divagazioni superflue di Frank Iodice, vita autobiografica o vita che gli scorre davanti, da una hall di un albergo all’altra. Ma in questa raccolta la realtà non è distinguibile dalla fantasia, poiché hanno qualcosa di magico o di fantastico i suoi personaggi, come ricoperti da un velo di mistero che rimane il segreto inconfessabile che passa tra loro e lo scrittore, cavie di cui indebitamente si serve per arricchire il suo scrigno di visioni.

Ma labile è anche il confine tra l’autobiografico e la vita di cui Iodice si fa testimone non richiesto: la prima persona che si intromette tra il lettore e i personaggi si confonde con esso o prende forme vive e palpabili, ma soprattutto uditive, si fa voce e il lettore non più legge, ascolta. È una voce netta e distinguibile, ha toni propri e il suo timbro è unico. Eppure nel suo confondersi, la voce di Frank Iodice non poteva essere più chiara di così.

Ma la notte o la prima persona, sono solo due dei tanti leitmotiv in Divagazioni superflue: ci troviamo quasi sempre a Nizza- tranne che per alcuni racconti come Divagazioni superflue, pag. 54, qui siamo a Montevideo- è quasi sempre notte, gli occhi sono quasi sempre quelli di un artista scrittore che sta (quasi sempre) scrivendo la sua storia e che ha (quasi sempre) con sé carta e penna e, inoltre, ha fame.
È così che anche il processo poetico di scrittura di Frank Iodice si fa vita che si muove. Più che le persone, a travolgerlo sono le loro forme, i loro odori: la nausea lo avvolge, quella del brontolio di uno stomaco affamato, quella sartriana di un poeta-osservatore condannato alla più affollata forma di solitudine (come accade in Eugène che parlava con i tetti).

«Non si contagiava e non si curava, era la malattia dei veilleur de nuit, la nostra sofferenza si scioglieva nei piedi addormentati e, senza i denti, sorridevamo a un povero cristo finito in una hall come quella».
Con la singolarità di una penna che delinea vividamente – eppure senza nominarli – i sentimenti, le smanie e le affezioni tipicamente umane, Divagazioni superflue si fa ricerca antropologica riuscita in un mondo che gira al contrario, quello di Frank Iodice, quello dei veilleur de nuit, poeti mancati, ognuno con migliaia di racconti non scritti.

Fonte immagine di copertina: Eretica Edizioni

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