Donald Trump ha vinto le elezioni USA del 5 novembre 2024, diventando il prossimo 47esimo presidente degli Stati Uniti d’America (già 45esimo) il 25 gennaio 2025, data ufficiale dell’insediamento alla Casa Bianca. La vittoria del magnate newyorkese trascina anche il partito repubblicano alla conquista di Capitol Hill.
Una vittoria ampia e senza possibilità di contraddittorio per Kamala Harris e per il Partito Democratico, che vede svanire le proprie speranze in ognuno dei 7 Swing States, gli Stati “altalena” che nel sistema elettorale statunitense, caratterizzato dall’elezione dei Grandi Elettori, determinano la vittoria o la sconfitta di un candidato nella tornata elettorale. Il tycoon se li è aggiudicati tutti, in un modo storicamente poco atteso, vincendo e facendo registrare una vittoria totale anche nel voto popolare, evento poco avvezzo al Partito Repubblicano che, nel corso della storia statunitense, si è regolarmente alternata alla controparte democratica, ma mai con un voto popolare così deciso. Basti pensare che l’ultima volta in cui anche il voto popolare ha premiato il Grand Old Party, alla Casa Bianca il nuovo inquilino era George W. Bush nel lontano 2004.
L’ascesa dei repubblicani
I Repubblicani fanno incetta di voti in quasi tutti e 50 gli Stati mostrando un trend esplicativo della condizione dei 2 partiti in corsa; il GOP ha ridotto la forbice nella maggioranza degli Stati e in altri l’ha spezzata, registrando una controtendenza difficile da digerire per i Democratici che ne escono sconfitti e con molte incertezze. Nel Quartier Generale di Mar-a-Lago, presso Palm Beach in Florida, Donald Trump festeggia, invece, un roboante secondo mandato non consecutivo (l’unico a riuscirci è stato il democratico Grover Cleveland nel 1893), mentre il suo fedelissimo J.D. Vance ottiene la sua prima vicepresidenza e il “partito di Lincoln” consolida la propria maggioranza al Senato e alla Camera del Congresso.
Ma da dove provengono i voti che hanno permesso ai repubblicani di vincere le elezioni USA 2024? L’identikit dell’elettore repubblicano è tutt’altro che semplice da definire, esso non è più riconducibile a una certa categoria o classe sociale come invece era possibile dedurre prima del trumpismo. Rispetto alla tornata elettorale del 2020, la crescita del GOP è avvenuta secondo gli exit poll CNN: nei giovani tra i 18-29 anni (+6%), nelle minoranze etniche come i Latinos (+13%), e anche tra coloro che guadagnano meno di 50.000 $ sfatando il tabù dell’elettorato mediamente ricco dei repubblicani. L’ascesa repubblicana è determinata quindi da un progressivo impegno dei “rossi” per gli interessi e i temi caldi agli statunitensi (su tutti l’economia) e dall’altra parte dallo scollamento dei Democratici dalla realtà americana, risultando poco incisivi e attraenti per l’elettore.
Primi effetti del risultato delle elezioni USA 2024
In attesa dell’insediamento di Trump il prossimo gennaio, Wall Street risponde positivamente con un rialzo su Dow Jones e Nasdaq (+3%), mentre il valore dei titoli del promoter di Trump, Elon Musk (Tesla), salgono del +14,75%. Ma non è tutto oro quel che luccica, soprattutto all’orizzonte per le Borse estere, per le aziende importatrici e per i consumatori tenendo bene a mente le politiche protezionistiche attuate da Trump nel suo primo mandato con i famigerati dazi doganali. Solo il tempo potrà dipanare queste incertezze che ruotano intorno al Trump-bis, per adesso le uniche certezze sono la bocciatura dell’amministrazione di Joe Biden da parte dei cittadini e la fiducia di quest’ultimi nel tycoon, speranzosi nel motto «Make America Great Again».
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