Dietro un velo di apparente e costruita perfezione, il Paese del Sol Levante deve fare i conti con circa 25.000 casi di sterilizzazione forzata, eseguita fino al 1996 col bypass del governo a discapito della sua anticostituzionalità. La ragione di questa gravissima violazione dei diritti umani, per cui le vittime tutt’oggi non hanno ricevuto un risarcimento adeguato (e forse mai lo riceveranno), affonda le proprie radici nel legame tra il particolarismo della cultura nipponica e l’eugenetica in Giappone.
Ma cos’è l’eugenetica?
Il termine eugenetica (dal greco eu, buono, e genos, stirpe) non fa riferimento a una disciplina in sé per sé, quanto a un insieme di teorie e pratiche atte al miglioramento delle qualità genetiche degli individui e, dunque, alla prevenzione di malattie ereditarie, il tutto attraverso politiche specifiche che prevedono, ad esempio, matrimoni combinati e controllo della vita sessuale. È impensabile che, con il sorgere dei primi nazionalismi, l’eugenetica in Giappone e nel resto del mondo non si scontrasse con le più recenti idee sulla supremazia razziale.
Eugenetica in Giappone
L’eugenetica in Giappone fu accolta verso la fine del XIX secolo attraverso testi scritti e senza specialisti che potessero impartire insegnamenti diretti e si unì con quella che era la visione particolarista dei giapponesi in quanto discendenti del clan Yamato: con la Restaurazione Meiji, il Sol Levante si apriva ufficialmente all’Occidente, e pertanto incombeva la minaccia di contaminare il sangue di cui i giapponesi erano tanto orgogliosi.
Il governo iniziò a ricorrere alla sterilizzazione delle persone con disabilità, dividendo la popolazione in due categorie: junketsu (purosangue) e konketsu (mezzosangue). Furono praticate tantissime isterectomie, con cui i medici rimuovevano tutto l’utero, fatta eccezione delle gonadi, considerate il fulcro della “femminilità”, chi si opponeva alle teorie dell’eugenetica in Giappone sosteneva che sterilizzare un qualsiasi giapponese equivalesse a infliggere del male a un figlio degli dèi, data l’origine divina degli Yamato.
È curioso notare come, in un arcipelago che vanta pochissimi contatti con l’estero in tutta la sua storia, la scienza si sia mescolata con l’insieme di credenze e rituali sciamanici dello shintoismo-buddhismo (poiché le due religioni convivevano in modo sincretico).
Cosa diceva la legge sull’eugenetica in Giappone?
Il governo introdusse l’eugenetica in Giappone e la sterilizzazione forzata dapprima con la kokumin yuuseihou (legge nazionale sull’eugenetica), al principio prevista solo per le malattie mentali ereditarie, per poi estendersi a quelle non ereditarie e alle disabilità motorie.
Con la yuusei hogohou (legge di protezione eugenetica) furono incluse patologie uditive, visive, neurologiche, psicosociali o addirittura fisiche, spesso anche non di natura genetica, oltre che disturbo da stress post-traumatico, epilessia e la comune depressione. La sterilizzazione avveniva naturalmente senza il consenso delle vittime e a loro insaputa, malgrado gli articoli dall’1 al 9 che non consentivano l’operazione previo consenso: i medici poterono sistematicamente oltrepassare i divieti grazie in primis a una Costituzione che si contraddiceva da sola, e in secundis tramite una guideline del 1953 del Ministero della Salute e del Welfare per cui era concesso eseguire l’eugenetica a tradimento.
Tra il 1948 e il 1996 circa 25.000 persone (compresi due bambini di soli 9 anni) sono state sterilizzate, di cui solo 8.500 consenzienti, e, di questi 8.500, la stragrande maggioranza è stata sostanzialmente costretta in quanto diversi istituti ospedalieri richiedevano obbligatoriamente la sterilizzazione.
Risoluzione e risarcimenti
Nel 1996, le sterilizzazioni cessarono definitivamente e la legge di protezione eugenetica fu revocata, a seguito di diverse donne, vittime di isterectomia forzata, che presero coraggio decidendo di testimoniare dapprima alla conferenza dell’ONU del ‘94 e poi a quella di Pechino del ‘95. Le testimoni esigevano scuse pubbliche e un risarcimento adeguato, oltre che l’istituzione della commissione speciale di indagine per rendere pubbliche le violazioni di diritti umani del governo giapponese.
Finora sono state intentate sei cause contro il governo e i due giudici hanno appoggiato quest’ultimo ricorrendo al fatto che i reati fossero ormai caduti in prescrizione, ovvero che fosse passato troppo tempo per poter eseguire una condanna; negli altri quattro, invece, considerando l’incostituzionalità dell’eugenetica in Giappone, che violava i principi di uguaglianza contenuti nel codice penale giapponese, e che a commettere i crimini fu il governo stesso, la Corte suprema non ha tenuto conto dell’invalidità dei reati. Così, nel 2022, l’Alta corte di Osaka ha obbligato il governo a risarcire le vittime con 49,9 milioni di yen.
Inutile dire, purtroppo, che lo Stato, la massima autorità, ha fatto ricorso alla sentenza vincendo la causa, in modo tale che, alla fine di tutto, alle vittime spettasse un misero risarcimento di 3,2 milioni di yen, equivalenti a circa 30.000 euro.
Eugenetica sulle persone trans in Giappone e situazione in Europa
Il 25 ottobre 2023 la Corte suprema giapponese ha dichiarato l’obbligo di sterilizzazione per le persone trans incostituzionale.
La legge del 2003 imponeva alle persone trans che volessero il riconoscimento legale del genere anagrafico (RLG) di sottoporsi a un intervento chirurgico per la rimozione degli organi sessuali, compresi testicoli e ovaie. Per di più, dovevano disporre di una previa diagnosi di “disturbo dell’identità di genere”.
Per quel che concerne il nostro caro vecchio continente, ancora oggi l’UE non si è dotata di una normativa omogenea in materia e la strada da percorrere è più lunga di quanto si possa pensare. Da quando però la Human Rights Watch ha dichiarato l’obbligo di sterilizzazione per il RLG una violazione dell’integrità fisica, le aree d’Europa in cui ciò è legale stanno diminuendo, pur persistendo ancora in Turchia, Kosovo, Serbia, Montenegro, Bosnia & Erzegovina, Romania, Repubblica Ceca, Lettonia, e fino all’anno scorso la “civilissima” Finlandia. Inoltre, sulla sterilizzazione forzata in generale, l’UE non si è ancora espressa malgrado l’appello dell’EDF (Forum europeo sulla disabilità), rimasto inascoltato in barba alla Convenzione di Istanbul.
Per fare un bilancio sommario, i casi di eugenetica in Giappone, ma anche in Europa, sono ancora oggi una realtà pressoché immutata: oggigiorno nell’Unione Europea solo 9 paesi, tra cui figura la nostra Italia (dove la sterilizzazione è illegale dal 2015), hanno deciso di compiere un passo in avanti sulla questione.
Quando si parla di sterilizzazione forzata, inoltre, voglio far notare quanto la questione tocchi ancor più i diritti sistematicamente calpestati delle persone trans, ancora oggi costrette a sottoporsi a interventi contro la propria volontà per aver finalmente riconosciuto il proprio genere, perfino in paesi per definizione “sviluppati”.
Fonte immagine dell’articolo “Eugenetica in Giappone”: Freepik