Abbiamo esplorato spesso nei nostri articoli le bellezze delle arti e della cultura giapponese, ma purtroppo il Giappone non è tutto rose e fiori e nasconde dei lati molto più oscuri: come per esempio il fenomeno Karoshi, nato nel Sol Levante ma lentamente diffusosi in varie parti del mondo.
Il fenomeno Karoshi (過労死 in kanji), tradotto come «morte per superlavoro o eccesso di lavoro», è un termine giapponese relativo alla morte improvvisa per via del proprio lavoro. Questo fenomeno si riferisce a casi in cui gli individui perdono la vita a causa di infarti, ictus, malnutrizione o altri disturbi correlati allo stress lavorativo che possono spesso, purtroppo, culminare in dei veri e propri suicidi. Tristemente, molte vittime sono giovanissime.
Diffusione del fenomeno Karoshi: le motivazioni
Il concetto di Karoshi ha iniziato a diventare una problematica seria più o meno dagli anni ottanta, quando questi misteriosi casi di morte correlati allo stress sul lavoro hanno cominciato ad attirare l’attenzione pubblica e dei vari media. Questi eventi erano spesso associati a lunghi orari lavorativi, diversi casi di mobbing, adescamento sessuale (per quanto riguarda le lavoratrici donne) e ad un ambiente di lavoro che metteva in secondo piano il benessere dei dipendenti, come nelle Black Companies che vedremo successivamente.
Per i giapponesi la cultura del lavoro è fondamentale e ciò comprende lunghe ore di lavoro, che non verranno quasi mai retribuite; infatti per un lavoratore giapponese è praticamente la norma lavorare dalle dieci fino ad arrivare alle dodici ore al giorno senza nemmeno essere pagato. In più, spesso il lavoratore nipponico non ha nemmeno diritto a delle ferie, o se le ha preferisce non usufruirne piuttosto che farsi una vacanza. Infatti, sono molti a credere che rimanere a lavorare fino a tardi, evitando le ferie, dimostri una grande dedizione al lavoro (concetto radicato fin dall’antichità in Giappone); e molti di loro si sentirebbero in colpa a lasciare il duro lavoro ai colleghi durante la loro assenza prendendo le ferie, lasciandoli ingiustamente soli a subire le angherie dei capi. Coloro che decideranno coraggiosamente di licenziarsi verranno presi come cattivo esempio ed indicati dai superiori come persone non serie; addirittura se qualcuno decide di dimettersi difficilmente troverà lavoro altrove proprio per l’etichetta di mancata di serietà, quindi i lavoratori spesso sono scoraggiati a farlo. Persino il dormire in pubblico per la troppa stanchezza è una cosa normale, anzi viene visto come dimostrazione tangibile di aver lavorato sodo, ma questo in realtà è solo un campanello d’allarme che potrebbe essere prodomo funesto del fenomeno Karoshi.
La problematica delle Black company nel fenomeno Karoshi: realtà e percezione
Un altro punto saliente per il fenomeno Karoshi in Giappone, come già anticipato, è la presenza delle Black Companies (ブラック企業/ブラック会社, burakku kigyō/burakku gaisha in giapponese), un termine che indica le aziende note per le pessime condizioni dei lavoratori. Queste aziende tendono ad assumere un gran numero di giovani dipendenti (di norma appena usciti dalle università) e prima li riempiono di buoni propositi tramite love bombing per poi sottoporli a lunghi orari di lavoro senza paga extra. In queste aziende le condizioni lavorative sono spesso disumane e i dipendenti sono spesso costretti a subire abusi verbali da parte di capi e colleghi, mentre le donne subiscono delle vere e proprie molestie da parte dei loro superiori. Inoltre, per trattenere i dipendenti, i capi delle Black Companies spesso ricorrono a minacce che li invoglino a riconsiderare l’idea di volersi dimettere. Il governo, per far fronte a questa problematica, ha anche iniziato a pubblicare un elenco delle cosiddette Black Companies che violano le leggi sul lavoro, questo provvedimento ha contribuito ad arginare il fenomeno (che è diminuito rispetto a qualche anno fa), tuttavia non si può dire per nulla estinto.
Per comprendere almeno parzialmente l’impatto del fenomeno si consiglia la visione dell’anime di 12 episodi Zombie 100 – Cento cose da fare prima di non-morire edito da Crunchyroll anche con doppiaggio italiano. Inversamente dalle insinuazioni del titolo, quest’opera si presenta come una dirompente denuncia sociale contro il fenomeno Karoshi e le pessime condizioni lavorative delle Black Companies. La storia ha come protagonista Akira Tendo, un giovane ragazzo che, appena uscito dall’università, riesce a farsi assumere da una rinomata azienda pubblicitaria… però, fin dal primo giorno si accorgerà di lavorare per una Black Company. Tre anni dopo, in un giorno qualunque, in cui il protagonista, stanco degli abusi a lavoro, stava quasi per farla finita – quando all’improvviso il Giappone viene invaso dagli zombie. In questa situazione drammatica, Akira è l’unico che accoglie la notizia come una liberazione dalla propria vita fatta di disperazione e sfruttamento. Non dovendo più andare a lavorare, Akira decide di vivere come meglio crede: a tale scopo compila una lista di 100 da fare prima di lasciarsi trasformare in zombie.
Karoshi: il male mondiale che uccide in sordina
Come abbiamo già detto questo fenomeno, purtroppo, non è più un problema che riguarda solo il Giappone, ma è riscontrabile in molti altri paesi industrializzati come la Cina, l’India, la Corea del Sud e la Svezia. Si spera che nel prossimo futuro questo possa estinguersi mettendo al centro benessere dei lavoratori rispetto alla quantità del lavoro. Per questo negli ultimi anni hanno iniziato ad essere introdotte delle nuove leggi per migliorare la vita lavorativa, iniziando dalla riduzione delle ore lavorative; ma nonostante ciò, ad oggi il fenomeno Karoshi continua ad essere una grande piaga per il Giappone ed altri paesi ed ha bisogno di maggiori attenzioni per essere risolto completamente.
Per approfondire ulteriormente questo complesso e drammatico concetto, sia sul Karoshi e sia sul funzionamento dettagliato delle Black Companies, si consiglia la visione del video “In Giappone Si Lavora Davvero Fino a Morire?” di Beyond Ordinary Borders, in cui verrà spiegata nel dettaglio questa tragica situazione.
Fonte immagine: Wikipedia (protesta No more Karoshi By Nesnad )