Francesca D’Antonio è una graphic designer di un importante marchio della cosmesi internazionale – The Inkey List – che ha sede a Londra. Francesca risiede a Birmingham, nel suo lavoro dedica molto tempo e passione, come quella del disegno. Le sue idee e inventive hanno dato un grande contributo all’immagine del brand, sebbene lei cerchi di nasconderlo.
Aprendo una breve parentesi, vi ricordate quando si parlava spesso di “fuga di cervelli”? Per quanto il termine sia ormai in disuso, il fenomeno non è mai scomparso, e purtroppo, chissà per quanto tempo ancora esisterà. Il termine “fuga di cervelli” dall’inglese human capital flight o brain drain è – per l’appunto – un fenomeno sociale e sta ad indicare l’emigrazione di giovani ragazzi e ragazze, fra i 18 e i 35 anni di talento, dal Paese di origine verso mete più lontane alla ricerca di fortuna in ambito lavorativo.
Questo termine venne coniato per la prima volta nel 2001 e l’Italia non è scampata anche a questo, dall’inizio del 2010 fino ad oggi, secondo varie statistiche, si stima che sono circa 320 mila i giovani che hanno deciso di lasciare il Paese, e di anno in anno la cifra continua a crescere.
Francesca d’Antonio è una tra i tanti ragazzi e ragazze d’Italia che fanno parte di questo fenomeno, anche se – a detta sua – non riesce a identificarsi completamente in questa “fuga”, in quanto, la sua decisione di lasciare tutto e andare via è alquanto casuale, ma capiamo qualcosa in più parlandone con lei.
Francesca, raccontaci un po’ di te e della tua formazione scolastica.
Ciao a tutti. Innanzitutto, grazie per avermi dato l’opportunità di condividere la mia esperienza e di poter parlare di questo fenomeno di cui purtroppo mi ha visto farne parte e come me tanti altri ragazzi. Sono Francesca D’Antonio, ho 31 anni. Nata a Napoli il 16 dicembre 1991. Mi sono trasferita a Roma subito dopo il diploma scientifico, e qui ho studiato alla Sapienza per cinque anni conseguendo una triennale in Disegno Industriale e una magistrale bivalente in Design, Comunicazione Visiva e Multimediale e Sistemi Editoriali.
Da quanti anni vivi a Birmingham? Ti trovi bene?
Vivo a Birmingham da ormai quasi cinque anni. Mi trovo molto bene qui, c’è molto lavoro e quasi tutto funziona bene. Ovviamente come sempre non si può avere tutto: si sente la mancanza di famiglia, amici, cibo, e se mi permetti, del bidet *ride*.
La scelta di trasferirti all’estero è sempre stata nei piani di una ‘Francesca D’Antonio sedicenne’?
Non proprio. Sicuramente la voglia di scoprire come funzionano le cose fuori dall’Italia non si è mai fatta mancare. Il desiderio di fare esperienza lontana dalle mie radici c’è sempre stato, ma non ho mai voluto concedermi un Erasmus per non rallentare il percorso universitario. La scelta di trasferirsi all’estero è stata quasi casuale, l’inglese l’ho sempre parlato bene, e quando il mio partner ha trovato lavoro a Birmingham, ho colto l’occasione e sono partita anche io.
Pensi che il tuo percorso di studi ti avrebbe permesso di restare in Italia? Se sì, credi che avrebbe potuto darti quello che hai ora in Inghilterra?
Sono partita non appena finita la Magistrale, quindi rispondere con un secco “sì” sarebbe ingiusto. Ma da quello che vedo e sento, anche grazie ai miei ex colleghi di università, chi pratica la mia stessa professione non se la passa benissimo in Italia. Stage infiniti, paghe bassissime e davvero poche occasioni di contratti indeterminati. A meno che non si decide la strada del freelancing, in quel caso, sono le tasse e la partita IVA a rendere tutto davvero ingestibile.
Qui in Inghilterra sono riuscita a trovare lavoro dopo soli due mesi da quando mi sono trasferita, ed ho subito avuto un contratto a tempo indeterminato. La cosa che fa davvero la differenza è la possibilità di poter fare carriera e soprattutto la meritocrazia. Ho iniziato come junior e adesso ho una posizione senior e sono responsabile di un membro junior del team.
Francesca D’Antonio, un nome importante così come il tuo lavoro. Quale ruolo ricopri e di cosa ti occupi?
Ricopro la posizione di Senior Graphic Designer e lavoro per una azienda di skincare. Mi occupo di product packaging e sono lead del team di motion graphic. Lavoro a contatto con i maggiori retaliers come Boots. (in UK), Cult Beauty, Look Fantastic e Sephora (in tutto il mondo).
Nell’immaginario, ti ci vedresti a lavorare in Italia con lo stesso ruolo che ricopri ora? Secondo te, ci sarebbero delle differenze sostanziali, come salario o ambiente lavorativo?
Mi piacerebbe da morire! Sinceramente non saprei, ma ho seri dubbi che la mia professione possa essere retribuita allo stesso modo in Italia. Purtroppo, il graphic design non è ancora visto come una disciplina, e davvero poche realtà considerano essenziale avere un esperto che se ne occupi.
Per concludere l’intervista, abbiamo chiesto a Francesca D’Antonio una domanda forse scontata: se potessi scegliere, torneresti in Italia sapendo di poter svolgere il tuo lavoro attuale?
Assolutamente sì. Partirei domani (a parità di stipendio però).
Parlare con Francesca ci ha reso consapevoli che il fenomeno, nato ormai parecchi anni fa, continua ad esistere, e questo testimonia lo scarso interesse che il Paese ha nei giovani e che, nonostante la loro perdita sia un grosso problema per il futuro, si preferisce restare impassibili aspettando un cambiamento che non avverrà senza i dovuti interventi.
Ringraziamo ancora una volta Francesca D’Antonio per averci condiviso la sua esperienza e le auguriamo che un giorno il suo desiderio di tornare in Italia, con le dovute condizioni, si realizzi, così come a tanti altri ragazzi e ragazze d’Italia sparsi per il mondo.
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