I tatuaggi ormai fanno parte di noi, chi non ne ha uno? Nonostante ciò aumentano le rimozioni.
L’origine dei tatuaggi
Nell’antichità la maggior parte dei tatuaggi identificava designazioni tribali, metteva in relazione i risultati sociali degli individui che li indossavano o fungeva da terapia medicinale o da simboli apotropaici. Non erano qualcosa di cui pentirsi ma una sorta di “linguaggio biografico”, come dice l’antropologo Lars Krutak.
Sono 7 milioni gli italiani con un tatuaggio, con punte del 30 per cento tra i più giovani come conferma l’Iss. Sempre più persone se ne pentono e vorrebbero rimuoverlo. In Italia il 17,2% dei tatuati ha pensato di rimuoverli e il 4,3% li ha effettivamente rimossi per vari motivi.
Rimuovere i tatuaggi con il laser è un metodo comune
Il raggio laser dei tatuaggi colpisce con un’elevata quantità di energia il pigmento, frantumandolo e rendendone cosi possibile l’eliminazione da parte dell’organismo.
Il tipo di laser usato dipende dai colori del tatuaggio
Laser Ruby: efficace contro il nero, blu e verde dei tatuaggi
Laser ND:YAG: efficace contro il nero e il blu o rosso arancione e alcuni gialli
Laser Alessandrite: efficace contro il nero, il blu e il verde dei tatuaggi
Per un tatuaggio multicolore può occorrere più di un sistema.
La rimozione richiede più sessioni distanziate nel tempo, e la durata dipende dalla dimensione e dai colori del tatuaggio. In alcuni casi, potrebbe non essere completamente rimosso, come per i pigmenti bianchi e gialli che non sono facilmente raggiungibili dai laser.
In Europa circa il 5-20% delle persone si pente dei propri tatuaggi.
Negli Stati Uniti questa percentuale è intorno ai 14-17% e sempre più persone stanno scegliendo di rimuoverli con il laser.
Negli ultimi 10 anni circa, la rimozione dei tatuaggi è diventata più facile e accessibile e si sono affinate le tecniche laser. Tuttavia, non può essere effettuata dal tatuatore ma presso strutture sanitarie da personale medico.
Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay