Il caso di Elisa Lam: un altro triste soggiorno al Cecil Hotel

Il caso di Elisa Lam: un altro triste soggiorno al Cecil Hotel

Il Cecil Hotel di Los Angeles ha una reputazione a dir poco mortale. Omicidi, suicidi, dimora temporanea di spietati serial killer, un alto tasso di criminalità: tutte componenti che hanno influenzato in modo esponenziale la visione del pubblico nei confronti dell’hotel. Nel 2013, il famigerato Cecil Hotel di Los Angeles, diventa palcoscenico di un altro triste avvenimento: la morte della ventunenne canadese Elisa Lam. È noto al pubblico quanti casi di cronaca nera abbiano preso luogo in questo macabro hotel, ma la storia di Elisa è sicuramente uno dei casi più tristi e particolari che lo riguarda.

La triste storia di Elisa Lam

È la storia di una semplice studentessa di Vancouver, che da tempo stava pianificando un viaggio da sola per esplorare nuovi orizzonti. Nel suo tempo libero, Elisa amava mettere per iscritto i propri pensieri sulla sua pagina personale Tumblr, un luogo in cui aveva trovato conforto e supporto da parte di molte persone che, come lei, cercavano semplicemente un modo per sfogarsi e sfuggire dalla quotidianità opprimente. La giovane ragazza decide, dunque, di prenotare un viaggio in California e, per il suo soggiorno a Los Angeles, prenota una camera al nuovo ostello Stay On Main.

Un dettaglio particolare: non molto tempo addietro, il Cecil Hotel aveva deciso di trasformare metà dell’edificio in una struttura differente, separando gli alloggi dei residenti a lungo termine del Cecil dai clienti dello Stay On Main, un metodo per provare a recuperare un minimo di buona reputazione e incrementare gli affari. Il 26 gennaio 2013, Elisa Lam fa il suo ingresso nell’ostello. All’inizio del suo soggiorno fu trasferita di camera, da una condivisa ad una singola, a seguito di strani comportamenti riportati al personale dell’hotel da parte delle ragazze che soggiornavano con lei. In meno di una settimana, gli strani comportamenti di Elisa furono notati anche da altri residenti dell’albergo, nonché dalla stessa proprietaria. Il 30 gennaio 2013, Elisa Lam non si presenta alla reception per il suo check-out, destando preoccupazioni non solo nel personale dell’hotel, ma soprattutto nella sua famiglia. Elisa era ogni giorno in contatto con loro e quel silenzio fu per i familiari un vero e proprio campanello d’allarme. Il 1 febbraio viene dichiarata la sua scomparsa e iniziano le investigazioni per poterla ritrovare. Tutti i suoi oggetti personali, tra cui documenti, portafogli, il PC e i farmaci erano ancora nella sua stanza.

Le investigazioni proseguono per svariati giorni, fin quando la polizia trova un filmato che ritrae Elisa nell’ascensore dello Stay on Main, condiviso con il Cecil Hotel, nel giorno in cui è stata vista per l’ultima volta. Indossava una felpa rossa, premeva numerosi pulsanti, usciva e rientrava nell’ascensore, guardandosi attorno con fare spaventato e paranoico, dalle immagini sembrava si stesse nascondendo da qualcuno. Tale video viene rilasciato anche sul web, diventando virale in poco tempo e suscitando interesse e speculazioni sulle indagini. Allo stesso tempo, gli ospiti del Cecil iniziarono a lamentarsi della scarsa pressione dell’acqua, nonché del suo colore alterato e del suo strano sapore. A motivo di ciò, il 19 febbraio 2013, ben 20 giorni dalla scomparsa, un addetto alla manutenzione fu incaricato di controllare le cisterne dell’acqua, situate sul tetto dell’hotel, facendo una scoperta raccapricciante: in una delle quattro cisterne, giaceva senza vita il corpo nudo di Elisa Lam, con dei vestiti simili a quelli del filmato sul fondo della cisterna. A detta del manutentore, il portello del serbatoio era già aperto quando trovò la povera ragazza e ciò destò non pochi sospetti. Durante le prime investigazioni, il tetto fu perquisito dalla polizia, lasciando i serbatoi intoccati. Inoltre, l’accesso al tetto era riservato ai soli dipendenti e la porta era collegata ad un allarme, il quale poteva essere disattivato da una chiave in possesso del personale, un altro elemento che destò non pochi sospetti in coloro che seguivano il caso da dietro lo schermo. Vi era, tuttavia, un accesso secondario mediante le scale antincendio, ma come avrebbe fatto a passare inosservata? Da questo punto in poi le indagini rallentarono, la situazione si fece più fitta e complicata, portando a chiedersi se si trattasse di suicidio, omicidio o morte accidentale. A seguito dell’autopsia e dei test tossicologici, il medico legale ha confermato che la morte di Elisa Lam era riconducibile ad un annegamento accidentale. Non c’erano segni di traumi fisici, né sostanze sospette nel suo corpo. Dal rapporto dell’autopsia emerse che Elisa soffriva di disturbo bipolare, condizione che ebbe un ruolo importante nella sua morte. Dai valori emersi dagli esami tossicologici, Elisa non stava assumendo i farmaci necessari per il contenere il suo disturbo al momento della sua morte. A giugno del 2013, il caso viene ufficialmente chiuso, confermando la morte accidentale per annegamento, accanto al disturbo bipolare come fattore significativo.

Ad 8 anni di distanza, seppure il caso sia stato chiuso, molti si interrogano ancora su alcuni punti confusi riguardo la morte di Elisa Lam, che rimane uno dei casi più discussi di sempre.

Fonte immagine: Pixabay

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