Il delitto di Novi Ligure è uno dei casi che più ha sconvolto l’opinione pubblica per la sua crudeltà e la giovane età dei responsabili. Si tratta di un caso di duplice omicidio avvenuto il 21 febbraio 2001 a Novi Ligure, in provincia di Alessandria.
Una coppia di fidanzati, di 16 e 17 anni, decide di uccidere l’intera famiglia di lei, perché contraria alla loro relazione. Da quel momento in poi, tutti ricorderanno i nomi dei due assassini: Erika e Omar.
Erika e Omar: i protagonisti del delitto di Novi Ligure
Novi Ligure è il classico esempio di paese in cui si conoscono tutti e dove non succede mai niente. La famiglia De Nardo vive una vita semplice, una vita di provincia. Erika De Nardo è nata il 28 aprile 1984, è la figlia di Francesco De Nardo e di Susanna ed è la sorella maggiore di Gianluca, che all’epoca dei fatti aveva 11 anni. Erika è una ragazza normale, che frequenta il liceo scientifico, in cui però non eccelle. Sembra vivere una vita tranquilla, ma il 21 febbraio 2001 succede qualcosa che cambierà totalmente la sua vita.
Mauro Favaro, conosciuto come Omar, è un ragazzo che Erika ha conosciuto e con cui si è fidanzata. La madre Susanna non approva questa relazione, in quanto il ragazzo non sembra avere una bella reputazione. La madre vuole proteggerla da un ambiente che non le appartiene, da un gruppo che potrebbe portarla sulla cattiva strada. Inoltre, si parla di una relazione altamente tossica, in cui i due ragazzi sono totalmente co-dipendenti l’uno dall’altro.
Il rapporto complesso tra Erika e la madre Susanna
Il rapporto che legava Erika a sua madre era molto complicato. Le due non erano mai d’accordo su niente e litigavano spesso. Ma questa è una cosa che succede a tutti gli adolescenti che attraversano il periodo ribelle della loro vita.
Susy era una donna molto cattolica, che spingeva sua figlia ad andare a messa ogni domenica; Erika, al contrario, era non credente e non aveva nessun interesse nell’andare in chiesa. Sono due donne che non riescono a capirsi, che parlano un linguaggio diverso. Erika, inoltre, nel suo diario personale, parlava spesso di suo fratello Gianluca: provava una certa invidia nei suoi confronti, in quanto la madre sembrava proteggerlo costantemente, a differenza di ciò che faceva con lei.
Ciò che ha definitivamente rovinato il rapporto con la madre è la relazione con Omar: sono iniziati i divieti, le restrizioni e tutto ciò amplificava l’odio che la ragazza provava nei confronti di sua madre, che non le permetteva di uscire con il suo ragazzo o che cercava di farle cambiare idea.
Amore assassino: il contesto del delitto di Novi Ligure
Erano le nove di sera del 21 febbraio 2001, quando una ragazza di 16 anni esce di corsa, urlando, dalla propria abitazione, situata in un quartiere residenziale. La ragazza è Erika De Nardo. È completamente sporca di sangue, piange e non riesce a parlare. Inizia così il delitto di Novi Ligure.
La ragazza racconta che due uomini, probabilmente due albanesi, sono entrati in casa sua e hanno accoltellato sua madre e suo fratello. La popolazione di Novi Ligure si mostra da subito indignata contro il governo italiano, che non protegge il paese e che «lascia entrare gli stranieri a casa loro».
Erika continua a collaborare con le autorità e fa di tutto per trovare i colpevoli di questo crimine. Ma la sua convinzione e la sua fermezza crollano il 23 febbraio, quando gli inquirenti fanno un sopralluogo a casa dei De Nardo e con loro portano sia Erika che Omar. Nel raccontare la sua versione, la giovane si confonde ripetutamente; non sembra mostrare alcuna emozione, cosa che potrebbe insospettire e che le ha aggiudicato il soprannome di donna di ghiaccio.
Quello stesso giorno, la coppia di ragazzi viene portata in caserma: le intercettazioni ambientali hanno finalmente rivelato che i veri responsabili sono loro due. Non sapendo che nella stanza in cui erano stati lasciati vi erano telecamere e microfoni nascosti, i due si lasciano andare a delle confessioni inaspettate, con descrizioni precise del fatto accaduto (min 23:55 del video di Elisa True Crime).
Da quel momento, i due ragazzi verranno separati e non potranno più vedersi. Da complici inseparabili, i due iniziano ad addossare le colpe all’altro, senza assumersi le proprie responsabilità.
La sentenza finale
Il processo si svolse il 28 novembre 2001 e il 14 dicembre 2001 la Corte del Tribunale dei Minori di Torino emette la sentenza: Erika De Nardo viene condannata a 16 anni di reclusione e Mauro Favaro, Omar, viene condannato a 14 anni di reclusione, due anni in meno, perché durante le indagini aveva cooperato maggiormente. Nonostante ciò, il giudice specifica che la colpa dei delitti ricade su entrambi allo stesso modo.
Fonti Immagini: Wikipedia (Di greenland – http://rete.comuni-italiani.it/foto/2012/144052, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=38573050), Youtube