Una della pratiche più diffuse e discusse degli ultimi tempi è il gender reveal: questo party arriva direttamente dagli Stati Uniti, inventato dalla blogger americana Jenna Karvunidis.
Si tratta di una festa in cui si scopre e si condivide il sesso del futuro nascituro con i familiari e amici.
Fin dai primi tempi il gender reveal non si è risparmiato critiche, poiché si tende in questa festa, seppur in maniera innocua, ad associare il rosa e le barbie alle femmine e l’azzurro e le macchinine ai maschietti.
Ci si domanda se siano delle convinzioni superate rispetto all’epoca in cui ci troviamo o se magari c’è ancora la tendenza delle persone a pensare che il proprio genere condizioni la propria vita.
Il gender reveal è stato molto criticato soprattutto dalle comunità transgender e InterSex ed in genereale dalla comunità queer, in quanto si nota che questo evento punti a rafforzare gli stereotipi di genere; ancora una volta ci si basa sulla dualità maschio e femmina come le uniche due entità esistenti, senza tener conto delle categorie non-binary.
Ad oggi la stessa influencer, che nel 2008 diede inizio a questo tipo di festa, si considera dispiaciuta per aver alimentato il sostegno a questo binarismo.
Addentrandoci nella questione del gender reveal, potremmo proporre come esempio numerose creators e/o tiktokers che hanno deciso di organizzare questo tipo di party. In particolar modo ricordiamo Sofia Crisafulli, la quale ricevette tante critiche per un suo video incentrato sul colore del vestito che avrebbe scelto per rivelare il sesso del suo bambino. Sofia dopo aver innalzato un polverone rispose dicendo: «Ho comprato un vestito azzurro e uno rosa ma era semplicemente per fare delle foto. Non mi sono mai permessa di dire che solo le femmine possono utilizzare il rosa o soltanto i maschi possono utilizzare l’azzurro. Mi sembrava una cosa carina come di tradizione ogni volta che nasce un bambino mettono il fiocco azzurro e quando nasce una bambina mettono quello rosa. Io ho messo il vestito rosa oggi perché mettere il vestito rosa o azzurro è indifferente».
La tiktoker diciottenne fu anche ospite a “Pomeriggio 5”, programma condotto da Barbara d’Urso, in cui si discusse delle critiche che aveva ricevuto in seguito al TikTok che aveva postato: il pubblico e lo studio si divisero tra coloro che la sostenevano dicendo che è normale che una mamma alla scoperta del sesso magari compri il primo vestitino azzurro se è maschietto o dei fiocchetti rosa se è una femminuccia, mentre altri invece si sono scagliati contro di lei dicendo che non si aspettavano che una ragazza di diciott’anni sostenesse questi stereotipi.
Tornando al discorso iniziale, il gender reveal non solo appoggia una tendenza al sostegno del binarismo ma è anche dannoso per l’ambiente: sono stati bruciati più di 2800 ettari di terreno e un aereo noleggiato per un festeggiamento è precipitato nella laguna di Nichupte in Messico.
Il genere del bebè è un costrutto sociale, non dipende dalla biologia. Infatti il gender reveal è un evento in cui si sostiene di rivelare il genere della persona che nasce quando in realtà ciò che si rivela è il suo sesso biologico, pertanto sarebbe meglio chiamarlo sex reveal party e non più gender reveal. Pur cambiando il nome, resta di fatto che l’errore di fondo sia la mancata contemplazione dell’esistenza dell’intersessualità, escludendo che il bambino possa essere una persona intersex, ovvero un termine che si riferisce a persone con caratteri sessuali che non rientrano nel binarismo maschio/femmina. Le persone intersex sono circa il 2% della società e continuamente durante l’arco della loro vita sono costretti a subire un processo di marginalizzazione dalla società.
Si sta affermando, invece, negli ultimi tempi, un’alternativa al comune svolgimento del gender reveal e cioè quella di non svelare più il sesso del bambino attraverso i colori rosa ed azzurro ma attraverso l’utilizzo delle immagini dei cromosomi (x e y) per rivelare il sesso. Si tratta di una pratica ancora poco comune che sta cercando di prendere vita molto lentamente ma che, data la volontà della nostra società di fare passi avanti su questi temi, potrebbe essere considerato come un piccolo ma allo stesso tempo grande passo verso un cambiamento, per lasciarci dietro il party del gender reveal ed aprirci a nuovi orizzonti.