Il monologo di Roberto Benigni a Sanremo, una riflessione a freddo.
“Multum viva vox facit”, scrive Seneca nelle sue Epistolae: “grande è l’efficacia della viva voce”; la viva vox della settantatreesima edizione del Festival di Sanremo è, senza ombra di dubbio, il premio Oscar che il mondo intero ci invidia: Roberto Benigni. In lui ritroviamo tutte le caratteristiche che dovrebbe avere un artista degno di essere definito tale: ironia, intelligenza, cultura, apertura, saggezza, rispetto, entusiasmo. Amore. Sì, l’amore per ciò che fa, per il suo pubblico e, più di ogni cosa, l’amore per la nostra cara Italia. Il Festival di Sanremo non poteva aprirsi meglio di così, con un monologo talmente intenso e potente da tenere incollati allo schermo, per circa venti minuti, milioni di italiani; con l’ironia e l’entusiasmo che lo caratterizzano da sempre, Benigni tiene la scena in maniera assolutamente impeccabile, omaggiando il nostro presidente Sergio Mattarella, e prendendo affettuosamente in giro Amadeus. Il suo monologo entra nel vivo quando l’artista inizia a parlare della nostra Costituzione, “un sogno”, come l’ha definita lui stesso, che quest’anno compie i suoi 75 anni; desiderata, pensata, scritta, ed infine, amata. Amata, prima di tutto, dai suoi padri fondatori, tra i quali Bernardo Mattarella, padre del nostro Presidente, al quale, a questo punto, Benigni si rivolge, dicendo: “Lei e la Costituzione avete avuto lo stesso padre, Presidente: possiamo dire che la Costituzione è sua sorella” (E qui, caro Presidente, l’Italia intera ha pianto con Lei). Con il cuore colmo d’orgoglio e la fierezza negli occhi, l’artista cita gli articoli della Costituzione che più gli stanno a cuore: l’undicesimo, che recita “L’Italia ripudia la guerra”, e il ventunesimo, quello su cui si focalizza con maggior intensità e potenza: “Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero”. Il suo monologo si conclude con frasi di amore, di speranza, e con un invito: “[…] Dobbiamo scriverla noi, attraverso la nostra vita, attuando la Costituzione, facendola vivere e amandola. Per amarla bisogna leggerla, sentirla propria, farla entrare in vigore ogni giorno. Tutto ciò potrà anche sembrare un’illusione, una chimera […] Ma noi abbiamo una sola cosa da fare: far diventare questo sogno una realtà”.
Il monologo di Roberto Benigni a Sanremo, commozione e orgoglio nazionale
Benigni ha avuto la straordinaria capacità, come solo lui sa fare, di farci passare dalle risate alle lacrime, senza neanche che ce ne accorgessimo: ha omaggiato la cosa più bella e preziosa che l’Italia, e che tutti noi, possediamo, portandoci a riflettere sull’inestimabile valore e sulla grande bellezza della nostra meravigliosa Costituzione. Può sorgere spontanea una domanda, a questo punto: era necessario che qualcuno ci ricordasse dell’immensa fortuna che abbiamo nell’essere regolati da un sistema di leggi come quello italiano? Ovviamente sì, e basta guardarci intorno per rendercene conto: essere italiani, essere governati da una Costituzione come la nostra, è una fortuna così grande che non può essere sprecata. In tantissimi Paesi, le persone lottano e muoiono per ciò che a noi, invece, spetta di diritto; i cittadini di altre Nazioni subiscono sulla loro pelle gli effetti di guerre di cui non hanno colpe, mentre noi cittadini italiani siamo tutelati dall’articolo 11 della nostra Costituzione, e tanti di noi la guerra non l’hanno neanche mai vissuta. Viviamo in un Paese che ci consente di esprimerci liberamente e di affermare il nostro essere in totale sovranità: sì, è la nostra Italia, la nostra Costituzione, a consentirci tanta autonomia e tanto potere decisionale; in un altro momento storico, o anche in un altro Paese, una cosa del genere sarebbe assolutamente inconcepibile. Che ognuno di noi, allora, faccia la propria parte per preservare un bene di inestimabile valore, e che lotti per tenerselo stretto, più che per riconquistarlo una volta perduto.
A Roberto Benigni vanno i ringraziamenti dell’Italia intera, quell’Italia che lui ama e che lo ama; grazie per essere entrato nell’animo di ognuno di noi, e grazie per averci, ancora una volta, prestato i tuoi occhi.