Nella notte del 15 aprile 2014, il traghetto Sewol parte dal porto di Incheon (Corea del Sud). A bordo, sono presenti 476 passeggeri, inclusi 325 studenti della scuola superiore Danwon (Ansan), intenti ad approdare sull’Isola di Jeju per una gita d’istruzione. La destinazione, disgraziatamente, non sarà mai raggiunta, poiché il destino di ognuno giocherà una carta inaspettata e dolente. Il naufragio del Sewol diventerà cronaca virale, soprattutto grazie ai video angoscianti , trovati all’interno dei cellulari delle vittime, portate a vivere un incubo senza fine.
Cosa è andato storto nel naufragio del Sewol?
Alle ore 08:52 del 16 aprile, la chiamata di un giovane studente a bordo arriva al numero di emergenza, al quale è comunicata una situazione di “pericolo naufragio“. Da questo momento in poi, una rete di comunicazioni tra la Guardia Costiera e il Sewol sarà attivata al fine di notificare lo status del traghetto e le procedure per il salvataggio dei passeggeri. Sottovalutando il naufragio del Sewol, la Guardia Costiera temporeggia nell’invio dei soccorsi e la situazione incomincia a degenerare sempre più.
Alle ore 09:25, la Guardia Costiera esorta il comandante del traghetto, Lee Jun-Seok, a decidere sul da farsi e capire quali misure adottare per i passeggeri a bordo. Purtroppo, l’ordine di evacuazione non avverrà quella mattinata, piuttosto il capitano continuerà a premere sulla possibilità di restare nelle cabine e aspettare aggiornamenti. Errori umani hanno causato il naufragio del Sewol? Ebbene sì, poiché dopo aver atteso 40 minuti, Lee Jun-seok pecca d’egoismo e scappa dalla nave mediante una motovedetta della Guardia Costiera. Così facendo, il suo dovere da comandante affonderà insieme alle innocenti vittime.
I soccorsi, difatti, furono attivati dopo più di un’ora dalla prima segnalazione. Alle ore 11:18, il naufragio del Sewol si è oramai verificato, e sono pochi i passeggeri portati in salvo mediante piccole imbarcazioni. Perderanno la vita ben 304 persone, i cui corpi saranno recuperati da sommozzatori volontari, ma ancora 9 dispersi aleggiano negli abissi dell’oceano.
Il naufragio del Sewol, quindi, avrebbe potuto risparmiare tutte queste vittime? Sicuramente alcuni fattori hanno provocato la tragedia: il peso, tra passeggeri e autovetture, è stato superiore al carico che il Sewol era in grado di reggere. Per di più, un equipaggio inesperto ha peggiorato la situazione, insieme ai ritardi delle operazioni di salvataggio, i quali rientrano in una delle cause maggiori della sciagura. Alcune responsabilità, però, vanno assunte anche dalla Guardia Costiera, impreparata nel donare informazioni importanti ai vascelli inviati nei pressi del relitto.
Insieme a molti membri dell’equipaggio, il comandante Lee Jun-Seok si presenta dinanzi alla corte di Gwanhju e viene condannato a 36 anni di carcere per il reato di “colpevole negligenza” (abbandono della nave con passeggeri a bordo). Il naufragio del Sewol resta un caso singolare nella storia della cronaca nera coreana, trovatasi impreparata dinanzi ad una tragedia che sembrava essere rimediabile.
Il potere del Fiocco Giallo
Da sempre significato di speranza, il colore giallo ha ornato le strade, i muri e le abitazioni dei sudcoreani. Per incoraggiare il ritrovamento delle vittime, i cittadini si sono cimentati nel diffondere messaggi di solidarietà su migliaia di fiocchi bianchi: «Piccolo movimento, grandi miracoli», è questo lo slogan che ricorda il naufragio del Sewol.
Fonte immagine: Screenshot dal video del canale ufficiale “AFP News Agency”
Fonte immagine in evidenza: Screenshot dal reportage del canale Youtube “The New Yorker”